lunedì 7 gennaio 2019

Differentemente


Hai voglia di girarci intorno! Siamo diversi, ognuno si raffronta con le sue spine nel fianco in modo differente. C'è chi è freddo, quasi glaciale, accetta la sorte, il giro attorno della vita, i suoi svarioni, l'ineluttabilità. Già, l'ineluttabilità: tutto finisce, forse con un nuovo inizio, ma finisce. Gli anziani avvertono questo gorgoglio tipico del lavandino che si sta per svuotare, l'epilogo di ogni vita animale su questo pianeta. Gli umani come noi se ne rendono conto, a differenza delle altre specie. Facciamo finta di nulla, quasi ci scordiamo di avere un appuntamento, finale, con la cessazione di ogni pensiero, di ogni attività corporale. Ci abbelliamo in continuazione, sforzandoci di dimostrare sempre meno anni. E questo bluff a volte riesce a saziare, a colmare il vuoto scaturente dal pensiero della fine, certa, ineludibile. 
Scartando l'imponderabile, vedi meteorite che ti colpisce sul marciapiede, mettendo da parte l'immane dolore per repentine dipartite, affrontare il capolinea di un proprio caro, porta il cuore e la mente a voli pindarici difficilmente descrivibili. 
Aborro l'idea, invalidante e tristissima, dello slalom di molti, che non critico ma rispetto, i quali, arroccandosi sulle frasi fatte "però insomma la sua vita l'ha vissuta" tendono a lenire un distacco sempre più vicino, avvertibile da persone molto sensibili e a cui credo d'appartenere. Non conta, e questo ripeto è un mio parere, che un tuo caro viva settanta, ottanta, novanta anni: l'unicità dell'affetto, l'essenzialità di uno sguardo, la tipologia stordente dell'amore che si nutre per un padre, una madre, un figlio, un nonno sono esenti dal passare del tempo. Ciò che è, non sarà più. Nulla e nessuno potrà colmare un distacco, un saluto finale. La mancanza si farà sentire sempre e a nulla servirà rinvangare ricordi, sorrisi, felicità offuscate dall'addio. Sono fondamentalmente fiero, anche se la fierezza non porta da nessuna parte, di pensarla così e, ri-ripeto: senza giudicare nessuno in merito, non ho mai, ne avrò in futuro, voglie e rimpianti per essere stato formato in quella glaciale fattura che non riesce a passar sopra a catastrofi di tal portata, a sconquassi oltremodo devastanti, privazioni uniche, a cui penso mi esporrò con tutto me stesso, senza ripari in porticcioli effimeri, sollazzi di pensiero che non si confanno all'idea che ho del legame generazionale. Non perché sia migliore di altri. 
Perché son fatto così.

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