sabato 28 gennaio 2017

Gerani razzisti


Già è dura sopportarli ogni qualvolta gli rivolgi la parola, con quello snobismo tipicamente violento, per cui tendono a volerti dire che loro sono tedeschi, e questo non sarebbe un male, anzi una liberazione, se non fosse che continuano a rimanere italiani, pagando meno tasse e fingendosi costretti a farlo, tra un geranio e l'altro. Se a questo sommiamo un rigurgito di antisemitismo la voglia di mandarli "a cagher" sale esponenzialmente. Perché, come oggi ricorda Ferruccio Sansa sul Fatto, a Sarentino, che gli "holalaiù" locali, tra uno schiaffo alle ginocchia e l'altro, chiamano Sarntal, in provincia di Bolzano, c'è una statua che nessuno rimuove, dedicata ai Kaiserjager, coloro che combatterono l'Italia. Ma questo non è il problema. 
La targa sul monumento, raffigurante un soldato, tradotta recita:

  “In memoria dei Kaiserjager caduti nella Prima Guerra per Dio, il Kaiser e il Tirolo. Morirono vittime del più grande tradimento della storia perpetrato dal re italiano Vittorio Emanuele III e dal suo compare e ministro degli Esteri, l’ebreo barone Luigi (in realtà si chiamava Costantino, ndr) Sidney Sonnino”.

Il problema anzi, il loro pericoloso razzismo è sulla traduzione della parola ebreo. Un termine raggelante, mefitico, annichilente. Quasi da non pronunciare e che non pronuncerò. Un termine che non fa presagire nulla di buono. Anche se a Sarentino le camere delle pensioni sono linde, il cibo prelibato ed i gerani sulle finestre spandono nell'aria un dolce profumo.

 

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