mercoledì 7 dicembre 2016

Scoramento


E' bastata una frase, letta su un giornale, per farmi ricadere nella depressione letteraria, frutto della mia abissale ignoranza.

"Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio"

Ecco la miccia del percuotermi petto e animo per gli anni giovanili passati ad infiascare, a lanciare tappi in aria, a deliziarmi di nullità!

Una frase già letta, di un'altisonante bellezza. Basandomi sulla memoria, offuscata da fumo e lipidi e non da una struttura portante eretta attraverso l'apprendimento, sono riuscito a focalizzare la fonte: Manzoni - "Cinque Maggio".

Il dolore però non si è affievolito, tutt'altro! Sono entrato nell'età del fagocitar pensieri, letture, prose, meravigliandomi della bellezza, intrinseca di scritti alla portata di tutti ma, per doli personali, trasformati in enclave di sapere per pochi, eletti e fortunati.

Il sapere è il nettare della vita ma come tutte le belle cose, va iniziato a coltivare nell'età della crescita. Il ritardo causato da scuole sbagliate, da negligenze strutturali, dall'esterno pulsante e voglioso di realizzazioni nell'immediatezza, provoca coll'andar del tempo reazioni dolorose dovute all'incapacità di afferrare bellezze oramai sbiadite.

Mi dolgo profondamente di non essere riuscito a spasimare per questa nobile causa, a non abbeverarmi alle fonti umane dello scibile, della poesia, del racconto!

Esorto i giovani a non scialacquare dissennatamente questa opportunità che non torna, purtroppo, più!
Potessi tornare indietro mi lascerei avvolgere da epica e poeti greci, mi trastullerei il core accanto al Leopardi, al Manzoni, ai poeti stranieri, leggerei d'un fiato nei pomeriggi estivi tomi immensi scoccanti dardi infuocati generanti acciaio nell'intimo, granito per il divenire, incrollabilità nelle certezze, fuoco animante il relazionarsi con gli altri, gioia per il substrato desideroso da sempre di scrollarsi d'intorno le inezie profuse a grandi mani da chi vorrebbe vederci inerti ed inermi!

Tardi sono diventato divoratore di letture, generando una dissolutezza senza pari tanto è l'impellenza di riportarmi a galla, formante un inizio simultaneo di letture credo unico al mondo, senza riuscire a completarne alcuna, saltando di palo in frasca abbacinato dal nuovo che oscura l'appena iniziato, in un turbinio confuso e borioso, lontano anni luce dalla cultura vera, quella non ostentata ma appagante in solitario.

"Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio"


Rileggendo il "Cinque Maggio" sono planato nel lago delle emozioni, nel circolo delle bocche spalancate dal meraviglioso. Leggere ci porta fuori dall'impasse, certifica il primato umano, consolida sentimenti, corrobora sinapsi, differenzia gli animi, permette di godere di noi stessi, consentendoci di convivere con l'Io, esulando bruttezze e bassezze, rendendoci teatranti zingari, affabulatori in cammino sul crine, a volte pericoloso, delle vette di quella catena montuosa che chiamiamo, in modalità bignami, Vita. 

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