venerdì 9 gennaio 2015

Nel duello


Ho seguito il confronto Cofferati - Paita su Primocanale e sono riuscito a chiarirmi con me stesso sul da farsi domenica prossima, quando si voterà per le primarie del PD. La prima sensazione è stata il disagio di comprendere che le basi, gli ideali costituenti quello che una volta era il partito di sinistra, sono miserevolmente divenute bagaglio della cosiddetta opposizione interna, a sua volta in parte recitante un ruolo soft per la fobia di perdere scranni parlamentari e conseguentemente agi e leccornie. 
Cofferati ha estratto la carta d'identità, il DNA di un serio partito di sinistra: l'antifascismo. 
Chi pensa che sia un termine obsoleto è un babbano della peggior specie, da ospitare in programmi alla Mario De Filippi o del Vespa-siano. 
Il fascismo è vivo e vegeto, si è nascosto nei meandri istituzionali; era nella Capitale ai tempi di Alèdanno e vi è rimasto con le gesta dell'Orbo Carminati. È nel partito dell'ex cameriere del Pervertito, Angelino, prossimo alleato della (vegliarda) novità Paita. 
Lo si trova negli articoli di stampa degli organi ufficiali la manigolderia associata chiamata anche Forza Italia, retta da ometti tipo i vari Ferrara, Feltri, Bazza e il Vampiro compagno della Santadechè. 
Subdolo e pericoloso si potrebbe essere anche annidato nel nuovo corso renziano, nella straffotenza, nel "pallismo", nel bullismo e sopratutto nel patto scellerato con il Malfattore. 

Questo è il punto focale per cui scelgo Cofferati, che non sarà di primo pelo come d'altronde la sua avversaria, ma che perlomeno non racconta "fregnacce" alla Luna farcite di termini assurdi e fuori luogo quali novità, cura del territorio e leggi per il rispetto dell'ambiente, simili in comicità al divieto di fumo ed uso dell'impermeabile con cappello detto per assurdo, da uno come Humphrey Bogart.

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