Porca miseria, sto per infilarmi in un dedalo di aspre difficoltà! Sto per parlare di differenze tra razzismo e stare sulle palle!
E' un percorso minato, difficile, dove la possibilità di cadere in un ginepraio di commenti inverecondi è immensa.
Eppure ci provo!
Se dico che Luxuria che si accosta al Sacramento dell'Eucarestia mi sta palesemente sulle scatole, passo per omofobo?
Spero di no! Perché non discuto, non mi interessa discutere, non commento, non emetto verdetto sulla sua persona, sui suoi sentimenti, su come si colloca in questo mondo.
E' la teatralità del momento colto per dire che c'è anche lei dal Gallo che mi fa arrabbiare. E' questo sfruttare il momento, l'evento per accostarsi platealmente ad un Sacramento, sfidando il Cardinale che mi fa incazzare, che mi induce a pensare che tutto deve essere spettacolo per chi si accorge di essere piombato in un anonimato che inorridisce questi personaggi che sanno respirare solo notorietà.
Se dico che Balottelli è un idiota, passo per razzista? Spero di no! Per fortuna quando incontro una persona, non mi "accorgo" se uno è nero o è bianco. Non è un fattore che mi determina una classificazione delle persone con cui parlare o no.
Ma uno che spara petardi in casa, che passa da una starletta ad un'altra, che potrebbe essere già padre, e che cerca di passare per vittima di una congiura razzista ai suoi danni e di imbonire l'opinione pubblica nei suoi confronti presentandosi come perseguitato, sperando di farsi perdonare cazzate invereconde, che cosa è se non un imbelle?
Se dico che gli israeliani sono guerrafondai e cercano soltanto la sparizione violenta del popolo palestinese, passo per antisemita? Spero di no! Ma come commentare le scelte politiche di uno stato che pretende di insediare in terra palestinese, coloni protetti militarmente, come se un vostro vicino di casa piantasse una tenda nella vostra sala, e sperare nella pace?
Alla fine occorrerebbe quindi discernere i sentimenti malefici che tendono a ghettizzare popoli, persone, colori, religioni, dall'altrettanto uso distorto del senso di inferiorità derivante dal tentativo discriminante, molte volte usato per benefici appagamenti personali.
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