Dopo la leva, gli ospedali: l’Ue ci prepara alla guerra
DI SALVATORE CANNAVÒ
Quando preparava il suo Preparedness Union Strategy, la Commissione europea faceva sul serio. A parte le scene esilaranti della commissaria Hadja Lahbib che mostrava un infantile kit di sopravvivenza in un video approssimativo, l’idea che l’Europa debba prepararsi a uno stato di guerra sta radicandosi nelle scelte degli stati membri. È di pochi giorni fa la circolare francese inviata agli ospedali per chiedere di prepararsi a un possibile “impegno importante” entro marzo 2026. Il ministero ha affermato che gli ospedali francesi devono essere consapevoli delle “limitazioni del tempo di guerra” ed essere pronti a curare soldati francesi e stranieri in caso di un conflitto importante.
Secondo il quotidiano satirico Le Canard enchaîné, che ha reso pubblica la misura, gli ospedali dovrebbero essere pronti a curare dai 10 mila ai 15 mila soldati entro 10-180 giorni. La Francia prenderebbe in considerazione anche la creazione di centri medici nei pressi delle stazioni degli autobus e dei treni, degli aeroporti e dei porti per “consentire il reinserimento dei soldati stranieri nei loro Paesi di origine”.
Qualcosa di analogo avviene anche in Germania. Il Bund tedesco, infatti, ha presentato un “Piano quadro per la difesa civile degli ospedali” che definisce nel dettaglio le misure da adottare nel caso di un conflitto sul suolo europeo. Non si tratta soltanto di organizzare l’accoglienza di soldati feriti, ma di prevedere situazioni estreme come la distruzione di edifici, combattimenti nelle strade della capitale o persino l’evacuazione dell’intera città. Gli ospedali civili sarebbero chiamati a garantire non solo posti letto, ma percorsi di emergenza rapidi, con personale formato a gestire ferite di guerra, amputazioni, traumi da esplosione. In un simile quadro, la capitale tedesca diventerebbe una sorta di piattaforma militare e sanitaria al servizio della Nato.
Come se non bastasse, il governo di Berlino ha approvato un disegno di legge per promuovere una nuova leva obbligatoria. A partire dal 2026, tutti i giovani uomini e donne riceveranno dalla Bundeswehr un questionario che chiede informazioni sul loro stato di salute, sul loro titolo di studio e sul loro interesse a prestare servizio. La compilazione del questionario sarà obbligatoria per gli uomini e facoltativa per le donne. Il nuovo modello sarebbe inizialmente facoltativo, con l’obiettivo della Bundeswehr di attirare circa 100 mila reclute entro il 2030.
Le iniziative francese e tedesca impattano sulla società civile dentro un quadro di aumento significativo delle spese militari, che secondo i dati del Sipri di Stoccolma vede Berlino, nel 2024, al primo posto in Europa con 88,5 miliardi di dollari, superando il Regno Unito, fermo a 81,8 miliardi di dollari. Ma non si tratta solo di spese quanto di strategie e di organizzazioni militari. È della primavera scorsa, infatti, l’esercitazione Griffin Lightning, che ha schierato 26 mila truppe di diverse nazioni appartenenti alla Nato, tra cui la Polonia e i Paesi Baltici, per testare la prontezza dell’Alleanza atlantica in vista di una potenziale invasione da parte della Russia. Solo in Estonia quasi 18 mila truppe nazionali guidano l’operazione Hedgehog insieme ad altre dodici nazioni e come parte della struttura complessiva Griffin Lightning.
Tutto questo trova la cornice strutturale nella Preparedness Union Strategy, la strategia dell’Ue di preparazione per prevenire e reagire alle minacce e alle crisi emergenti. Si tratta di “30 azioni fondamentali” per portare avanti gli obiettivi dell’Unione fino a esercitazioni periodiche di preparazione “che uniscano le forze armate, la protezione civile, la polizia, gli addetti alla sicurezza, gli operatori sanitari e i vigili del fuoco” agevolando gli investimenti dual use, a uso cioè civile e militare. Ci sono tutti gli estremi di una società in stato di guerra, che sembra essere ormai la strategia compiuta di Ursula von der Leyen e di altre leader come Kaja Kallas, creando un clima emergenziale che costituirà il lascito avvelenato della peggior classe dirigente europea nella storia di questa Unione.
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