L’overtourism, o della morte dell’icona di Lisbona
DI GIOVANNI VALENTINI
E la “strage dell’overtourism” quella che ha colpito al cuore Lisbona, con il descarrilamento dell’Elevador da Glória, icona mondiale della Capitale portoghese. I giornali e le televisioni locali parlano della rottura del cavo di sicurezza che ha proiettato il vagone della funicolare fuori dai binari e registrano dubbi inquietanti sulla regolarità della manutenzione. Ma l’origine più remota di questa tragedia, con i 17 morti accertati finora e una ventina di feriti, sta nello sfruttamento intensivo di un turismo che invade ormai il Paese andaluso con 8 milioni di visitatori all’anno. E di conseguenza, nell’uso e abuso del suo patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale.
Per una città come Lisbona, abbarbicata su sette colli, questo disastro è uno sfregio e una ferita. Uno sfregio alla sua immagine di Capitale moderna ed efficiente. Una ferita alla sua storia e alla sua tradizione. Ed è anche un’offesa a una popolazione che sale ogni giorno su tram ed elevadores non per ammirare il paesaggio urbano e scattare foto ricordo, bensì per recarsi al lavoro, a scuola o al mercato.
In bilico tra passato e futuro, tradizione e modernità, ora Lisbona è sotto choc. Da un giorno all’altro, la città è uscita di colpo dall’euforia della stagione turistica, rumorosa e indiscreta, come per ritrovare la sua anima malinconica nelle melodie del fado. Quei passeggeri di dieci nazionalità diverse, imprigionati nelle lamiere della funicolare, sono i testimoni e le vittime di un’esaltazione collettiva che ha portato a trascurare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Toccherà agli investigatori accertare le cause e le responsabilità di questa tragedia annunciata. Ma il deragliamento di Lisbona, occultato dalla “grande bellezza” di questa ex Capitale imperiale, era già cominciato da prima.
Nessun commento:
Posta un commento