Le bombe su Gaza e il “sottosopra” di giornali e talk tv
GLI INGANNI DELLA PROPAGANDA - Maurizio Crippa, vicedirettore del Foglio. Posta una foto di Greta Thunberg con un peluche a forma di polpo sullo sfondo e un cartello in mano con scritto sopra “Sto con Gaza” e su twitter la chiama “Piccola stupida nazistella”
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Paolo Mieli, ospite ieri mattina di David Parenzo, aveva dichiarato più o meno la stessa cosa: “Una cosa è certa, Hamas ha vinto la guerra della comunicazione”.
In pratica, le migliaia di bombe che cadono su Gaza, secondo i due giornalisti non sono una strage di civili come deciso da Netanyahu, ma sono “propaganda di Hamas”. La famosa propaganda portata avanti da uno sparuto numero di reporter a Gaza (alcuni pure morti) e da qualche account Instagram, mentre il governo israeliano, tramite proiezione privata riservata ai giornalisti di tutto il mondo, invitava la stampa a visionare 44 minuti di atrocità al rave e nei kibbutz. Dunque ora sappiamo che le vittime civili sono propaganda, i filmati organizzati per i cronisti (che non potevano riprendere le immagini con i cellulari) sono pura cronaca. E non è neppure l’argomento più distopico di questi strani giorni in cui la verità è continuamente stravolta, plasmata, ribaltata. In cui il gioco costante consiste nel rovesciare i fatti. Jonathan Pacifici, investitore e venture capitalist israeliano autore dell’umile libro La super potenza Israele, sempre a L’aria che tira ieri affermava: “Chissà come andrebbe se ci fosse qualcun altro al governo e non ci fosse Giorgia Meloni a Palazzo Chigi con la sua vicinanza e la sua posizione molto netta…”. In effetti se ci fosse ancora, che so, Giuseppe Conte, ci sarebbe un nuovo rastrellamento al Ghetto, mentre Meloni in tema di antifascismo in Italia è una garanzia. Chissà se Pacifici sa che anni dopo il suo ferimento da bambino nell’attentato alla Sinagoga, Giorgia Meloni diceva “Mussolini era un buon politico, tutto quello che ha fatto l’ha fatto per l’Italia” o se sa dei busti di Mussolini in casa di La Russa, chissà se si chiede quale sia il partito preferito dall’estrema destra in Italia, chissà se riflette su questo inquietante corto circuito per cui gli israeliani si sentono protetti da chi ha il tricolore fiammeggiante nel simbolo del partito. In compenso, di questi tempi, il male da annientare è rappresentato da Amnesty International.
In particolare dal suo presidente, Riccardo Noury, che da settimane è aggredito come se anziché essere a capo di un’organizzazione che difende i diritti umani, fosse il capo di Hamas. Salvini (lui, sì) ha accusato Amnesty di essere razzista. A L’aria che tira, mentre Noury denunciava crimini guerra da ambo le parti, Andrea Ruggeri gli urlava: “Voi andate a rompere i coglioni all’ambasciata israeliana, sappiate che se non vi vergognate, in una persona normale come me generate un senso di repulsione!”. E anche Pierluigi Battista su Huffinghton Post ha parlato della “fine ingloriosa di Amnesty che va ai cortei con chi inneggia ai tagliagole” e che “dice scempiaggini su una presunta apartheid nello Stato di Israele”. Inutile dire che Noury ha replicato spiegandogli che “di apartheid israeliana parlano da anni le Ong di quel Paese. Hanno usato quell’espressione persino due ex primi ministri (Olmert e Barak) e Ami Ayalon, ex direttore dello Shin Bet: Israele ha le caratteristiche dell’apartheid”. Insomma, si scopre che Battista ce l’ha con gli israeliani e non lo sa.
Ma c’è uno perfino più sveglio di Battista: Maurizio Crippa, vicedirettore del Foglio. Posta una foto di Greta Thunberg con un peluche a forma di polpo sullo sfondo e un cartello in mano con scritto sopra “Sto con Gaza” e su twitter la chiama “Piccola stupida nazistella” perché convinto che il polpo sia un simbolo nazista. Peccato che fosse il polpo simbolo di chi soffre della sindrome di Asperger, come Greta Thunberg. Il quotidiano Repubblica invece compie il suo consueto capolavoro: nel dare con fatica la notizia del bombardamento del campo profughi di Jabalia da parte di Israele, sul sito riesce a pubblicare la bellezza di almeno 100 righe sulla questione senza mai utilizzare il soggetto “Israele”: “Sei bombe hanno distrutto”, “Sei bombe sganciate” “Un raid serrato per cui le bombe sono state sganciate”.
Insomma, Israele dispone di bombe animate e forse antropomorfe che agiscono a titolo personale. Luca e Paolo, nel consueto spazio a diMartedì invece, per una volta hanno abbandonato il registro “comico”. Pensavo fosse perché poche ore prima Israele aveva sganciato sei bombe sul campo profughi di Jabalia, no. Scomodavano la povera Armita Geravand uccisa in Iran perché non portava il velo per sostenere che per carità, i morti sono tutti uguali, ma lei ci ricorda che bisogna decidere le priorità, che mondo vogliamo lasciare alle persone che amiamo. Insomma, siamo alla battaglia di civiltà, bombardiamoli tutti questi arabi che non rispettano i diritti delle donne. A Bizzarri devono stare un po’ meno a cuore i diritti delle persone transessuali, visto che poco dopo condivideva un articolo in cui si parlava della disegnatrice trans Fumettibrutti come di una che “si è fatta tagliare da un medico gli organi sessuali perché ha deciso di non essere del sesso di cui l’aveva fatta la natura”. Ma c’è anche la direttrice di Grazia, Silvia Grilli (e non solo lei) a ricordarci che i gay e i trans che manifestano per Gaza in Palestina verrebbero uccisi, come se le stragi di civili ci riguardassero solo se quei civili vivono in Paesi in cui i sindaci portano i calzini arcobaleno come Beppe Sala.
Nel frattempo, in questo continuo capovolgimento della realtà, in pochi sottolineano l’unico vero “sottosopra”: chi sta ora facendo davvero male a Israele sono il suo presidente e questa stucchevole, rovinosa comunicazione di chi cerca di giustificare una realtà (gli spietati bombardamenti di Israele) che è sotto gli occhi del mondo e sopra le teste dei civili di Gaza.
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