I poveri e gli imbroglioni
di Michele Serra
Il reddito di cittadinanza è una misura di Welfare contro la povertà. Che qualcuno, e forse parecchi, se ne approfittino per frodare lo Stato, dunque noi tutti, non muta di una virgola intenzione e natura del provvedimento: a meno che si pensi, per esempio, che la piaga dei falsi invalidi si risolve abolendo le pensioni di invalidità. Ovvero che per punire chi non ha bisogno né diritto, si deve penalizzare chi ha bisogno e ha diritto.
«Strumento utile con alcune criticità»: così il reddito di cittadinanza è stato definito da un Comitato scientifico presieduto dalla professoressa Chiara Saraceno. Persone che hanno studiato i numeri, le carte, le ricadute economiche, gli effetti sociali, gli abusi. E hanno detto: strumento imperfetto, da correggere, e però utile, da preservare. Va bene che dire Comitato scientifico, in questo Paese, serve a pochissimo, vedi la pazzesca vicenda dei No Vax che passerà alla storia come fenomeno recessivo nel cammino della civilizzazione.
Ma almeno evitare certe fandonie o certe porcherie, a proposito di un provvedimento di lotta alla povertà, non sarebbe male.
Lasciare intendere, come fa il Salvini nel suo perenne comiziare, che si tratta di «furbetti con la Porsche», è perlomeno fazioso.
La destra sedicente sociale simula di essere “popolare” ma, al dunque, non vuole tassare i ricchi e non vuole che i poveri ricevano sostegno pubblico. Il sovranismo è una polpa mendace il cui vero nocciolo rimane la selezione naturale. Una destra degna di questo nome dovrebbe dirlo con schiettezza: siamo contro il reddito di cittadinanza perché siamo per la selezione naturale. Lo dicessero, molti equivoci dell’attuale scena politica finalmente svanirebbero.
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