domenica 14 novembre 2021

Considerazioni di Peter Gomez


Una notizia: l’antipolitica è ancora forte e abita in Parlamento. No, non dovete pensare al Movimento 5 Stelle o ai sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia. O almeno non dovete pensare solo a loro. Pensate invece a tutto il Parlamento. Pensate alla Camera, dove non si discute della legge sull’eutanasia sebbene la Corte Costituzionale abbia chiesto di farlo (la solita supplenza dei giudici) e oltre un milione di elettori abbiano firmato un referendum (la nuova supplenza dei cittadini). Pensate al Senato dove, grazie al complice assenso della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, si è fatto ricorso al voto segreto non per bocciare le norme contro l’omotransfobia, ma sem- plicemente per impedire che venissero discusse. Cosa c’è di più antipolitico della scelta di non decidere quando invece si è pagati per farlo?
Niente. Nemmeno l’astensione di massa di tutti quei cittadini, in genere poveri e dimenticati, che alle ultime elezioni amministrative hanno disertato le urne. Loro almeno un giustificazione ce l’hanno. Chiara, semplice, provocatoria. Esattamente come Mark Twain, si sono convinti che “se votare contasse qualcosa, non ce lo farebbero fare”. Per anni e anni sono andati con disciplina al seggio sicuri che la loro scelta avrebbe cambiato qualcosa. Poi, di fronte all’evidente fal- limento, hanno detto basta. Hanno detto: fate voi, tanto è uguale.
Hanno torto? Sì, hanno torto, ma è davvero difficile poterglielo spiegare. Cosa si può del resto dire a chi vive con mille e a volte meno euro al mese e vede che nella Roma un tempo ladrona, chi li dovrebbe rappresentare ammaina una dopo l’altra tutte le bandiere in virtù delle quali aveva chiesto il voto? Non è facile in queste condizioni ricordare che in fondo in democrazia ci si tura sempre il naso e si sceglie il meno peggio. O che un partito o un movimento riuscirà a fare quel che vuole solo se prende il 50 per cento più uno dei consensi.
Certo, lo sappiamo, ci saranno altre campagne elettorali. I partiti, adesso per necessità ammucchiati nel governo del tutti dentro, torneranno a dividersi. Quando arriveranno le elezioni politiche riprenderanno a cannoneggiarsi gli uni con gli altri. Il clima diventerà incandescente e buona parte dei nuovi astensionisti finiranno per ritornare alle urne. Chi oggi appare vincitore, il Partito democratico, se non si deciderà a occuparsi ventre a terra di diritti sociali è possibile che venga sconfitto. I poveri infatti sono tanti e i ricchi molti di meno. Per arrivare primi, non basterà il voto delle zone a traffico limitato. Chi prevarrà lo farà perché avrà recuperato i consensi ora congelati delle periferie e quelli ancor più numerosi di province e campagne.
Ci riuscirà Giuseppe Conte che da quelle parti è ancora amato? Saranno invece Giorgia Meloni e Matteo Salvini, oggi alla ricerca di qualcosa di nuovo da dire a un’Italia che, causa pandemia, è cam- biata più in fretta del previsto? Ciascuno di voi può rispondere come vuole. Noi, che non abbiamo la sfera di cristallo, ci asteniamo. Ma un consiglio ci sentiamo di darlo. Come leggerete nelle prossime pagine, in assenza della politica, sempre più cittadini fanno politica da soli: coi referendum, con le associazioni di quartiere e di volontariato, con le manifestazioni di piazza. Gratis, senza onori e prebende, si occupano della polis. Per partiti e movimenti ignorarli non è solo sba- gliato. È molto di più: è suicida.

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