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Tra l'altro mi preme segnalare un aspetto legato ad una tematica liturgica, che tra l'altro mi sta molto a cuore: nell'articolo di Repubblica, che potete leggere qui sopra cliccando sul link, don Giulio Mignani porta in evidenza un aspetto da non sottovalutare: nella domenica delle Palme infatti, siamo abituati a portarci a casa un talismano, un portafortuna, ossia la palma con i ramoscelli di olivo che, vuoi vedere mai, potrebbero allontanare malocchio, farci vincere al Superenalotto, e arricchirci smoderatamente. Questo a causa di una stortura mai chiarita siamo portati a pensare. Ma non è così. Come don Giulio spiega, l'olivo e la palma vengono benedetti durante la processione che ricorda l'entrata di Gesù a Gerusalemme. Il significato liturgico dell'olivo benedetto è quindi un ricordo della nostra partecipazione a quell'evento. Nulla a che fare quindi con talismani e portafortuna.
Don Giulio dichiara quindi che, venendo meno la processione per ovvii motivi pandemici, non avrebbe più senso benedire le palme. Giustissimo. Per di più ciò l'ha rallegrato, in quanto ha potuto evidenziare la stortura legata al diniego della Chiesa a benedire le coppie di fatto. Diciamo che ha colto la palla al balzo: non ha benedetto le palme perché liturgicamente non aveva senso, ed ha utilizzato tale mancanza al fine di evidenziare l'oramai arcinoto diniego a benedire le coppie gay.
D'accordissimo quindi con don Giulio!
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