Rivoluzionari a costo zero
di Michele Serra
Il personale sanitario che non intende vaccinarsi ne ha tutto il diritto. A una condizione: si leva il camice, esce dall’ospedale, rinuncia allo stipendio e si rifà una vita altrove. Il ruolo non consente alternative. Il medico o l’infermiere che non si vaccina, a parte l’ovvio rischio al quale espone gli ignari pazienti, è una persona che non crede nel sistema sanitario nazionale.
È libero di disertare. Non di indossare, a tradimento, una uniforme che non è la sua.
Escano dalla sanità pubblica e se ne facciano una propria. Fondino cliniche, propongano cure alternative, pubblichino studi scientifici non ortodossi, ne hanno facoltà. La storia dell’umanità è piena di eterodossie, eresie, opinioni di minoranza che si sono poi rivelate utili. Ma gli eretici veri sono persone che rischiano, gli eretici costruiscono altri luoghi, gli eretici si contrappongono al potere pagandone il prezzo. Non se ne stanno, culo al caldo, a spillare lo stipendio a un padrone, lo Stato, che dimostrano di disprezzare, considerando insulsi i suoi sforzi e nulle le sue direttive — vaccinatevi! — ma riscuotendo, a fine mese, regolare stipendio.
A parte i casi liguri (vedi le cronache) si sa anche di medici di base no-vax. È veramente difficile non disprezzarli. Non perché siano no-vax, ma perché lo sono a spese dello Stato, che si è invece abbondantemente e ufficialmente espresso a favore delle vaccinazioni anti-Covid. Il medico o l’infermiere no-vax è come l’impiegato delle Poste che, per ragioni sue, si rifiuta di fare le raccomandate. Se ne vadano altrove. Fare il rivoluzionario a costo zero è molto comodo, ma molto poco etico.
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