martedì 7 agosto 2018

Un'abissale vergogna




Una delle più grandi vergogne nazionali, a conoscenza di tutti, ma proprio tutti, ha provocato la morte di dodici persone, tramutatesi in schiavi grazie all'incuria, alla trasandatezza di chi invece di controllare, si continua a girare dall'altra parte, per negligenza o per lucro. Dodici esseri umani, che si aggiungono ai quattro di sabato scorso, schiavizzati con una paga oraria di due, tre euro all'ora, obbligati a riposare in dormitori di cocente lamiera, sono stati assassinati su un furgone, al termine della solita giornata massacrante in cui avevano raccolto pomodori, per riempiere fauci e pance delle grandi catene di distribuzione alimentari. Subito dopo il massacro sono spuntati come funghi, velenosi, le prese di posizione di tutti coloro che da sempre sono a conoscenza di questa immane vergogna: i sindacati, che hanno proclamato uno sciopero generale, la solita post-smargiassata; le istituzioni che hanno sceneggiato la canonica farsa (a questo giro erano di turno Di Maio con "aumenteremo i controlli" e Salvini con "elimineremo il capolarato"), la curia locale che oltre a pregare per le vittime ha surrealmente evidenziato la gravità della situazione in cui sono costretti a vivere centinaia di esseri umani destinati a questo inferno terreno, gestito da orchi senza scrupoli che appunto chiamiamo caporali. 
Oltre ad ogni logica, ad ogni pudore, ad ogni dignità, questi belati di pecore intimorite rende la tragedia ancor più grottesca, sprofondando la nazione in una vergogna senza fine. 
E, come al solito, pulite le strade, rinfrescati gli asfalti, tutto ritornerà come prima, con i carnefici pronti a riguadagnar soldoni, i poveracci a ripiombar nella fatica sottopagata come nelle miniere dell'ottocento, i controllori a riguardar soffitti e noi a godere del prezzaccio con cui acquisteremo passate di pomodoro, dal colore rimembrante il quotidiano massacro permesso da tutti, ma proprio tutti, in questa nazione che si definisce, oramai comicamente, grande ed industrializzata.

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