L'ho ritrovata in un bosco.
Non si conosce l'autore... vi era solo una foto...
A Silvio
Silvio, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita immorale,
Quando gnocca splendea
Tra i tuoi spudorati intenti ,
E tu, ricco e generoso, il mistificar
Di realtà agognavi?
Sonavan le dorate
Stanze del Nazareno,
Al tuo proverbiale incanto,
Allor che di caccia femminea
Sedevi, assai intento
Di quel certo divenir che in mente bramavi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menarlo tutto il giorno.
Io gli studi in balle e artifici
Talor lasciando e la sudata arte,
Ove il tempo mio con Verdini
E di me si ergeva la miglior parte,
D'in su i coglioni del fratel partitello
Porgea gli orecchi al suon del tuo borsello,
Ed all’impostura veloce
Che percorrea l’arcoriana magione.
Miravo il forziere strapieno,
Le mummie dorate e i corti,
E quinci il sbaggianar a destra, e quindi a manca.
Lingua servil non dice
Quel ch'io sentiva appieno.
Che pensieri soavi,
Che speranze negli ori, o Silvio mio!
Quale allor ci scorreva via
La borsa e il tuo delinquenziale stato!
Quando soverchiammi di cotanta tua arsura ,
Un rimbotto mi geme
Acerbo e motivato,
E tornami a doler di mia penuria.
O impostura, o impostura,
Perchè non doni poi
Quel che preagisci allor? Perchè di tanto
non copri i figli tuoi?
Tu pria che Mubarak inaridisse il vero,
Da fetuso e torvo ingannavi la nazione a spinta,
Godendo del mistificar che spargevi
Con tutti i compari tuoi;
Non ti scaldava il core
La pietà di chi con te non gode,
ma la gioia mia, dell’Etruriana e dello Spettinato;
Che dall’accordo uscimmo festanti e giulivi
Scaldando persino a Brunetta il core.
Adesso che t’affranti il dolore non è poco
La grillina mannaia non tace: forse è finita
lo prediggono i fati
E il tremolar della ricchezza. Ahi come passato sei,
Caro compagno dell'età mia froda,
Mio indimenticato faro!
Questo è quel mondo? Questi
I precetti, l’onore, il finto rottamar dei vetusti
Onde cotanto perdemmo assieme?
Questa la vittoria di coloro che credemmo dementi?
All'apparir del vero
Tu, misero, sfracellasti: tu sommo nano
La politica morte ed una cella ignuda
Mostravi di lontano.
Quel tempo della tua vita immorale,
Quando gnocca splendea
Tra i tuoi spudorati intenti ,
E tu, ricco e generoso, il mistificar
Di realtà agognavi?
Sonavan le dorate
Stanze del Nazareno,
Al tuo proverbiale incanto,
Allor che di caccia femminea
Sedevi, assai intento
Di quel certo divenir che in mente bramavi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menarlo tutto il giorno.
Io gli studi in balle e artifici
Talor lasciando e la sudata arte,
Ove il tempo mio con Verdini
E di me si ergeva la miglior parte,
D'in su i coglioni del fratel partitello
Porgea gli orecchi al suon del tuo borsello,
Ed all’impostura veloce
Che percorrea l’arcoriana magione.
Miravo il forziere strapieno,
Le mummie dorate e i corti,
E quinci il sbaggianar a destra, e quindi a manca.
Lingua servil non dice
Quel ch'io sentiva appieno.
Che pensieri soavi,
Che speranze negli ori, o Silvio mio!
Quale allor ci scorreva via
La borsa e il tuo delinquenziale stato!
Quando soverchiammi di cotanta tua arsura ,
Un rimbotto mi geme
Acerbo e motivato,
E tornami a doler di mia penuria.
O impostura, o impostura,
Perchè non doni poi
Quel che preagisci allor? Perchè di tanto
non copri i figli tuoi?
Tu pria che Mubarak inaridisse il vero,
Da fetuso e torvo ingannavi la nazione a spinta,
Godendo del mistificar che spargevi
Con tutti i compari tuoi;
Non ti scaldava il core
La pietà di chi con te non gode,
ma la gioia mia, dell’Etruriana e dello Spettinato;
Che dall’accordo uscimmo festanti e giulivi
Scaldando persino a Brunetta il core.
Adesso che t’affranti il dolore non è poco
La grillina mannaia non tace: forse è finita
lo prediggono i fati
E il tremolar della ricchezza. Ahi come passato sei,
Caro compagno dell'età mia froda,
Mio indimenticato faro!
Questo è quel mondo? Questi
I precetti, l’onore, il finto rottamar dei vetusti
Onde cotanto perdemmo assieme?
Questa la vittoria di coloro che credemmo dementi?
All'apparir del vero
Tu, misero, sfracellasti: tu sommo nano
La politica morte ed una cella ignuda
Mostravi di lontano.
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