domenica 11 marzo 2018

Vicinanza


Inusuale per una come lei, fiera della sua solitudine, gustante indipendenza e ritmi della vita da pensione; amica dell’altra vicina che ha da sempre chiamato in falsetto ad ogni ora del giorno e della sera, non irritandomi quasi mai anzi, godendone per come i cicli s’arrampichino nell’andatura ondivaga di chi non vuol pensare all’appuntamento irrimandabile, tipico di tutti noi. Da un po’ di tempo sul far dell’alba quando le pareti si trasformano in velina la sento pronunciare la parola più dolce, la prima che si declama tra i vagiti identificante la nostra genitrice. La ripete quasi sussurrando, unendola al lamento di una sofferenza frutto, l’ho saputo ieri, dell’inizio della lotta con il male più bastardo, senza pietà, squassante, invadente che esista. Quella parola nel preludio dell’alba mi rimembra il racconto della Passione, con la sua confusione, la nebbia e l’errare “sta chiamando Elia.”

Da vent’anni la saluto, le parlo, scherzando sul divenire, sul tempo, sulla vita. Ora cercherò d’accompagnarla, consapevole che la lotta, questa lotta ha necessariamente bisogno di vicinanza, di calore, d’affetto. 

Nessun commento:

Posta un commento