martedì 6 marzo 2018

Supremo Andrea Scanzi


di Andrea Scanzi

Mi domando se davvero Renzi non abbia amici. Non c'è davvero nessuno che lo aiuti, che gli voglia bene, che lo induca anche solo a migliorarsi un po'? E' appena riuscito a sbagliare tutto anche nel suo discorso post-voto. È andato persino oltre le dimissioni surreali di Tavecchio. Nello specifico.
1. Dopo una sconfitta clamorosa e totale, peraltro l'ennesima, Renzi (presentandosi in largo ritardo) esordisce dando la colpa a chi ha votato "no" il 4 dicembre. Geniale: finge di non sapere che quel troiaio di Italicum è stato bombardato dalla Consulta, che il vile Rosatellum l’ha imposto il suo partito e che quell'abominio di "riforma costituzionale" scritta da Boschi&Verdini, laddove approvata, gli avrebbe consegnato il paese. Gettandoci seduta stante nella merda.
1 bis. Dice che è colpa della data, come se nel 2017 avrebbe preso il 50%.
1 ter. Prende a esempio Minniti sconfitto "perfino" da Cecconi, non rendendosi conto di quanto ormai stia così sulle palle agli italiani che, pur di vederlo perdere, gli elettori appoggerebbero chiunque. 
2. Continua a non capire che doveva e deve smettere, come aveva promesso, e se lo avesse fatto un anno e mezzo fa avrebbe arrecato bene anzitutto a stesso. Nonché incidentalmente al paese.
3. Si dimette, ma non si dimette. Decide lui il come e il quando. Minaccia, pontifica, straparla. E lascia intendere che imporrà un suo nome alle Primarie (Richetti, azzardo da mesi). 
4. Soprattutto: fa ancora il ganassa e lo sbragione. Mena fendenti a Mattarella, a Franceschini, a Orlando e ad Emiliano, dall'alto di questo eminentissimo stocazzo. Quest'uomo perde da anni ogni partita, anche a briscola col Poro Asciugamano, eppure ancora fa il bomba e si pavoneggia. Quanto ci mette ancora il Pd a liberarsi di questo Mister Bean frainteso per Adenauer? 
5. Si stupisce che dopo 14 anni a Firenze ancora lo votino (ammissione inconscia della propria insipienza) e si vanta di essere "il politico più amato a Scandicci". E non lo fa per scherzo. Per molto meno, nel Novecento hanno internato per disagio psichico milioni di persone.
6. Continua a essere spaventosamente refrattario a qualsivoglia autocritica, roba che in confronto Fonzie era umile.
7. La mena ancora con l'europeismo (lui che a novembre 2016 tolse le bandiere dell'UE su consiglio di Jim Messina per vincere il referendum), col Pil, col lavoro, con la "ripartenza" e con questa narrazione da Hello Kitty disagiato tipo "crediamo nell'ottimismo, nell'apertura e nel futuro". Parla di un mondo che esiste solo nella sua testa e non capisce che il tempo dell'asilo nido è finito da un pezzo.
8. Detta la linea al partito, come se nel frattempo il partito non esistesse quasi più e non fosse dilaniato da spaccature enormi al suo interno, figlie anzitutto del superomismo (ahahahah) renziano e di una classe dirigente che fa schifo al Gasparri.
9. Straparla del desiderio di essere un semplice membro del Senato (che ha peraltro finto di abolire), ma in realtà è sempre ben ancorato non solo alla poltrona quanto al dominio.
10 (e concludendo). Renzi oggi non si è dimesso: ha rilanciato la sfida. E nel Pd temo saranno in tanti a credergli ancora.
Una prece.

(Nella foto, una delle molte espressioni intelligenti del nostro eroe e, al contempo, una delle tante mosse azzeccate dalla sfavillante comunicazione renziana)



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