Un santo (quasi) al giorno
Come tutti i martirologi che si rispettino, anche il nostro contiene l’eccellenza, il number one (anche se come diceva il mitico Troisi a volte scomodare i santi minori potrebbe essere meglio, visto che sono meno affaccendati dei più noti).
Per il santo di oggi addirittura abbiamo pensato, per festeggiarlo, ad un triduo, tanto furono mirabili le sue imprese.
Andriy infatti è riuscito a realizzare chimere, utopie, discorsi epici che si facevano sin da piccoli, vaneggiando, del tipo “pensa vincere ai rigori una finale di Coppa dei Campioni (si chiamava così a quei tempi) contro quelli là!”
E giù risate, sospiri, fantasticherie, a volte velate da tristezza per la risicata possibilità realizzativa. Grazie però all’ucraino, i sogni si sono trasformati, il 28 maggio 2003, in realtà e, successivamente, in epica.
Nativo di un paese che a pronunciarlo gli creò sin da giovane dei grattacapi, visto che inondava di sputacchi gli astanti, Dvirkivščyna, Andriy Mykolayovych Shevchenko venne alla luce, per rimanervi nei secoli, il 29 settembre 1976.
Sin da bambino aveva delle misteriose proprietà che portavano i compagni a considerarlo un mago. In questo primo giorno celebrativo vogliamo soffermarci sullo sguardo magnetico di Andriy, capace di dare il senso giusto al destino.
Guardando il particolare degli occhi sotto riportato, preludio della gioia infinita di quella vittoria, si denota la consapevolezza di Sheva nel libero arbitrio, nel solenne e personale potere di cambiare il corso della storia. Tutto infatti, dal quel 28 maggio, cambiò: molti suoi tifosi fedeli da allora sopportano più leggiadramente le angherie del fato: dita schiacciate, urti tibiali, abitazioni chiuse con chiavi dentro, scariche diarroiche dentro ascensore, da allora vengono accolte dagli sfortunati con semplici e tiepide esclamazioni alla “pofferbacco”. Per ipotesi assurda, se il biblico Giobbe fosse stato un supporter della squadra di Andriy, avrebbe superato con maggiore scioltezza le innumerevoli e celeberrime prove.
Ci sono casi estremi in cui, come per lo scrivente, quel rigore battuto costituì uno spartiacque storico, calendarizzato in una nuova data: oggi ad esempio è il 26 maggio 14 D.S. (Dopo Sheva)
Da quello sguardo, da quell’attimo immoto prima del trionfo, molti hanno attinto forza e consapevolezza per modificare la propria storia, i propri successi personali. Si narra altresì che quegli occhi abbiano potere analgesico, sicuramente callifugo.
E giù risate, sospiri, fantasticherie, a volte velate da tristezza per la risicata possibilità realizzativa. Grazie però all’ucraino, i sogni si sono trasformati, il 28 maggio 2003, in realtà e, successivamente, in epica.
Nativo di un paese che a pronunciarlo gli creò sin da giovane dei grattacapi, visto che inondava di sputacchi gli astanti, Dvirkivščyna, Andriy Mykolayovych Shevchenko venne alla luce, per rimanervi nei secoli, il 29 settembre 1976.
Sin da bambino aveva delle misteriose proprietà che portavano i compagni a considerarlo un mago. In questo primo giorno celebrativo vogliamo soffermarci sullo sguardo magnetico di Andriy, capace di dare il senso giusto al destino.
Guardando il particolare degli occhi sotto riportato, preludio della gioia infinita di quella vittoria, si denota la consapevolezza di Sheva nel libero arbitrio, nel solenne e personale potere di cambiare il corso della storia. Tutto infatti, dal quel 28 maggio, cambiò: molti suoi tifosi fedeli da allora sopportano più leggiadramente le angherie del fato: dita schiacciate, urti tibiali, abitazioni chiuse con chiavi dentro, scariche diarroiche dentro ascensore, da allora vengono accolte dagli sfortunati con semplici e tiepide esclamazioni alla “pofferbacco”. Per ipotesi assurda, se il biblico Giobbe fosse stato un supporter della squadra di Andriy, avrebbe superato con maggiore scioltezza le innumerevoli e celeberrime prove.
Ci sono casi estremi in cui, come per lo scrivente, quel rigore battuto costituì uno spartiacque storico, calendarizzato in una nuova data: oggi ad esempio è il 26 maggio 14 D.S. (Dopo Sheva)
Da quello sguardo, da quell’attimo immoto prima del trionfo, molti hanno attinto forza e consapevolezza per modificare la propria storia, i propri successi personali. Si narra altresì che quegli occhi abbiano potere analgesico, sicuramente callifugo.
(7. Continua)
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