Quando le notizie entrano nella normalità, non sono più notizie.
Se qualche anno fa, diciamo dieci, avessimo appreso che l’acqua di una città conteneva arsenico, come avremmo reagito?
Ci sarebbero stati titoloni sui giornali, inchieste, programmi televisivi dedicati.... niente di tutto questo sta invece accadendo oggi alla notizia che gli abitanti di Viterbo e di altri 16 comuni laziali non possono lavarsi o bere dal rubinetto di casa per la presenza di 200 nanogrammi di arsenico nel loro sangue contro gli 88 degli altri connazionali.
Ci siamo adagiati alla notizia che l’inquinamento di squallidi squali è realtà che possiamo toccare con mano. Non fa più notizia sapere che le falde acquifere sono impestate da scarichi industriali, da giochi criminali che prediligono l’interesse di pochi sulla salute di molti.
Hanno ad esempio fatto finta di bonificare la zona industriale di Bagnoli, hanno incassato gli enormi profitti, mescolando le sostanze senza togliere i veleni sparsi per mezzo di autorità compiacenti.
Ma non ci scandalizziamo e facciamo finta di nulla.
Sappiamo che andare a comprare il pane, pagandolo di meno, ci espone al rischio di comprarne del tipo importato da paesi dell’est, cotto bruciando gomme o sostanze tossiche, ma lo compriamo ugualmente senza protestare.
Non ci fa più gridare il saperci succubi di una filosofia commerciale che tenta in tutti i modi di alzare i profitti a scapito della salute, della nostra salute, della salute dei piccoli che vivono tra noi.
Come ci hanno trasformati! Sono riusciti ad inculcarci il torpore intellettuale frutto di anni di spazzatura inviataci via etere, che ha obnubilato le nostre cervici, che ha adagiato su un comodo divano la nostra personalità, il nostro essere, la nostra umanità.
Sappiamo che a Taranto si muore di tumore, che l’inquinamento dell’Ilva ha reso pericolosa la vita a decine di migliaia di persone, ma in nome dell’occupazione e per quei cazzo di sindacati, prevale l’idea che per lavorare, per poter sfamare le famiglie degli operai tarantini, per permettere a quegli orchi dei proprietari siderurgici di poter continuare ad ingrassarsi sulla vita degli ultimi, l’Ilva deve continuare a produrre, intossicando la Puglia in barba a regole umane e senza spendere un euro per tentare di frenare il tremendo inquinamento.
Facciamo finta di niente, essendo lontani da quelle zone, ma dimenticando che se la notizia non sarà più tale, se entrerà nelle pieghe della normalità, aprirà agli squali la caccia ad altri luoghi in cui imperversare con raid industriali che mineranno le nostre vite.
Se vince la normalità, se vince la rassegnazione siamo finiti.
La spirale ci porterà ad accettare tutto, a mettere in conto che prima o poi il nostro mondo si autodistruggerà.
E non sarà più una notizia.
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