giovedì 7 novembre 2024

Tradotto in perfette parole

 

Grazie a Daniela Ranieri, finalmente, dopo mesi di accattonaggio culturale, di sciarade col telecomando, di repulsioni, di rivalse mnemoniche, di tropismo impercettibile, di fobie dell'animo, finalmente, finalmente vedo su carta ciò che capivo ma non materializzavo, gnostico come sono sulla vaga idea di socialismo, pregno com'è attorno di giullari pressapochisti che col loro manierismo sfruttano ideali oramai chimere per rimpinguarsi alla faccia del kaxxo e dei tonti. Se milioni di impigliati nelle reti di un becero ed insulso capitalismo votano per un pregiudicato puttaniere infoiato ed instabile in psiche - tic tac tic tac... mi ricorda qualcuno - una ragione ci dovrà essere; ed è la stessa riscontrata ovunque: quel becero ideale che sfruttatori del pensiero applicano in ogni dove per abbeverarsi alle sfavillanti verticali di Krug, agevolando carneficine in nome e per conto di pensieri bellici sfornati come brioche al popolino e trasformati in editti di vergognosa e rancorosa pace, di tavoli e riunioni fumose per vivacchiare su genocidi e malefatte varie. E mi spingo oltre, sfiorando l'inverosimile: se per caso cesseranno i conflitti, se quell'ambulante comico smetterà di vagare a cazzo per ricettare armi, per infoiare energumeni come la Nato, se quell'assassino israeliano scodinzolerà dal Biondone fermando la mattanza, se i vigliacchi riascolteranno le parole dell'oramai ridicolizzato bianco argentino, ebbene si, lo dirò alla faccia di Capalbio e del bertinottismo scalpitante per la nuova stagione a Cortina. Dirò, forse con i bulbi e le palpebre annacquate "Grazie Donald!"


Perché la sinistra perde e il farsesco Trump vince
DI DANIELA RANIERI
Era già tutto previsto, almeno su questo giornale (vedi Fatto del 15 luglio e del 1° settembre 2024), oltre che nelle menti di chi ragiona intorno a quel che accade nel mondo senza consegnare i neuroni al wishful thinking o all’ortodossia sancita dai Buoni. Sarà che in America come altrove i cittadini non venerano il Vangelo secondo cui l’Occidente dem a guida americana è il migliore dei mondi possibili; o che i cosiddetti “svantaggiati” non si fidano più di chi, in patria e in politica estera, si finge di sinistra comportandosi come e peggio dei feroci e ottusi repubblicani, ma con meno carisma e meno promesse di miglioramento.
Chissà quanti degli elettori hanno votato Trump perché hanno creduto al suo allarme, del tutto infondato – “L’America non permetterà mai che una marxista diventi la presidente degli Stati Uniti” – e quanti hanno invece capito che Harris è marxista come i Blair, i Macron e i Renzi sono di sinistra, cioè che avrebbe avuto a cuore le loro istanze esattamente come le élite cosiddette democratiche mondiali hanno a cuore le urgenze dei popoli da loro governati. Molti avranno creduto a lei, più che a Trump, che è posticcio e farsesco al punto da arrivare a parlare di immigrati haitiani che mangiano cani e gatti, quando nel 2021, in conferenza stampa in Guatemala da vicepresidente, disse: “Voglio essere chiara con i popoli di questa regione del mondo che pensano di intraprendere il pericoloso cammino per il confine fra Usa e Messico: non venite. Quale nostra priorità, scoraggeremo l’immigrazione illegale… se arriverete fino al nostro confine, sarete rimandati indietro”. Harris la pensa esattamente come Trump, Orbán, Salvini e Meloni, i feroci sovranisti esecrati dai media padronali.
Una delle prove dell’assoluta inconsapevolezza del mondo borghese circa le dinamiche del voto nostrano e oltreoceano, oltre agli insulti agli americani che sarebbero tutti irrazionali, violenti e vestiti da sciamani, è che ieri sugli stessi media venivano messi a confronto i commenti del M5S e di France Insoumise, la sinistra radicale francese, entrambi nel gruppo The Left in Europa: per il M5S la vittoria di Trump è “una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia”; per Manon Aubry di FI, “mentre i Trump europei come Orbán si affrettano a congratularsi con Trump, tocca a noi tornare a lottare con lucidità e determinazione se non vogliamo seguire la stessa strada degli Stati Uniti”. Il commento del M5S è stato stigmatizzato (anche perché Conte si è congratulato con Trump, come peraltro hanno fatto Macron, Ursula von der Leyen, Sánchez, etc.) e quello di FI lodato, ma in realtà dicono la stessa identica cosa, e cioè che se i sedicenti progressisti continuano a ignorare il popolo, il popolo si ribella scegliendo l’alternativa. È la tesi di Mario Tronti, che al “popolo perduto” dalla sinistra ha dedicato pagine di illuminato realismo. La realtà è che i lavoratori poveri, anche immigrati, temono la concorrenza dei clandestini perché se la sinistra tiene i salari bassi e la gente alla fame, allora la gente vota a destra. Trump, come ha scritto il New York Times, gode di un “legame viscerale” coi suoi sostenitori, mentre il popolo che dovrebbe votare a sinistra non ha nessun legame con Harris, che nell’intervista alla Cnn disse: “Una delle mie priorità è fare tutto il possibile per sostenere e rafforzare la classe media”. Bene: chi dovevano votare i sottoproletari, i disperati, i disoccupati?
La finta etica dei dem mondiali si fonda sull’ipocrisia: palese indifferenza all’opinione pubblica; violazione del diritto internazionale con guerre illegali, dispendiose e catastrofiche dal punto di vista umanitario; violazione dei diritti umani se riguardano “gli altri”; interferenze elettorali nei Paesi Nato; minacce nucleari, crimini climatici e azioni di terrorismo; tutela delle classi dominanti a scapito dei popoli (vedi L’impero colpisce ancora di Chomsky e Robinson, Ponte alle Grazie). Trump, al contrario di Harris, ha contestato l’appoggio Usa alle due guerre che rischiano di diventare mondiali.
Come nel 2016, quando vinse contro la Clinton non solo perché Renzi mandò la Boschi a fare il tifo per Hillary all’Ambasciata americana, ma perché la classe operaia della rust belt, la zona industriale del Mid-West, ha voltato le spalle al partito democratico che l’aveva tradita, oggi Trump spopola tra i poveri e i latinos (in Michigan lo hanno votato il 60% di loro contro il 35 di Harris). La Harris che ride sguaiata raccontando di detenere un’arma e di essere pronta a usarla contro chi viola la sua proprietà non parla al popolo della sinistra, se ce ne fosse una. Trump, piallato su una semiotica semplicissima e violenta, sa parlare al suo popolo e per di più attinge al bacino dei dem. Perché? Perché ormai è chiaro che la destra (vedi la nostra Meloni), pur stando sempre dalla parte dei forti, si mostra attenta e clemente coi deboli, togliendo il terreno sotto i piedi alla cosiddetta sinistra ormai consegnatasi mani e piedi alle élite e incurante che esiste un popolo il quale in alcuni Paesi, pensa un po’, è addirittura sovrano.

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