Troppa educazione
DI MICHELE SERRA
Per quanto si voglia evitare di pensar male, la gestione governativa della ricostruzione in Emilia-Romagna appare venata, e forse minata, da una grettezza politica evidente: solo la buona educazione delle autorità locali - sindaci e governo regionale - ha fin qui mantenuto il contenzioso sui quattrini e su chi deve gestirli, insomma su tutto, nei limiti di una semi-normalità.
Sono agli archivi, purtroppo per loro, le esternazioni odiose di vice-gerarchi (gerarchi è troppo) secondo i quali dare tutti quei soldi in mano “ai rossi” non sarebbe cosa confacente, come se non si trattasse di distribuire ai cittadini soldi dei cittadini, ma di centellinare gli aiuti a una “zona nemica”.
Ugualmente ostile e punitiva è sembrata la decisione di non affidare a Bonaccini il ruolo di commissario, tergiversando fino alla nomina (lentissima, ancora non ufficializzata) del generale Figliuolo, degna persona ma ovviamente sprovvista di quella dimestichezza con il territorio, e con gli amministratori locali, che avrebbe potuto mettere in campo il presidente della Regione, già protagonista positivo della ricostruzione post-terremoto.
Tornando alla buona educazione con la quale gli amministratori locali hanno sopportato le settimane di attesa e le battute ostili, sempre più spesso viene da chiedersi se sia giusto e utile mantenere questo aplomb con chi nemmeno si sogna di adottarlo. È una lotta impari, quella tra urlatori e parlatori, che pone il problema, annoso e non risolto, di quale sia il terreno giusto per fare opposizione a questa nuova classe di potere, che di freni inibitori ne ha zero. Parlare educato è come parlare tra noi: forse non va bene.
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