domenica 2 febbraio 2020

Ancora!?



Avevo promesso a me stesso che non mi sarei più occupato di costui, d’altronde come si può volgere l’attenzione ad un inane? 
Ma oggi, vestito come un mimo, questo giullare oramai, per fortuna, al tramonto, con un colpo di reni ha avvertito, minacciosamente, il ministro della Giustizia, invitandolo a fermarsi sulla prescrizione. Già la prescrizione! In un paese a basso tasso di dignità qual è il nostro, assistiamo ad inverecondie glacializzanti, come la protesta degli azzeccagarbugli meneghini nei confronti di uno dei pochi grandi uomini del nostro tempo, il magistrato Piercamillo Davigo, o come gli avvocatoni partenopei con le manette ai polsi, sempre per protesta, come se non si sapesse che a tirar alla lunga nei processi per farli decadere grazie alla prescrizione (otto volte ad esempio il Sarcofago Puttaniere ne ha beneficiato sfangando la galera) serva eccome a rimpinguar portafogli già sontuosi e soprattutto, a far normalizzare il concetto che i buoni siano coloro che delinquono finanziariamente e i cattivi chi cerchi di frenare corruttela e malaffare. Ma ritorniamo al nostro, ops! al loro mimo: è avvilente, raggelante, desolante assistere al suo cicaleccio oramai ruttologico, al mulineggiare aria fritta con l’intento, meglio il sogno, la chimera, di riprendersi il proscenio, la tolda, la tanto bramata visibilità. Spiace vederlo anguillare, ansimare pedissequamente, a volte ragliando alla Luna, confutando tesi per l’erigenda bislaccheria costituente la remota possibilità di tornare in auge, mentre, ahimè, tutto attorno a lui sonnecchia e sbadiglia con quella noia anticamera del definitivo dimenticatoio.

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