martedì 4 febbraio 2020

Concisa Concita



Coronavirus, la paura e l'ignoranza
DI CONCITA DE GREGORIO

Nel Paese da operetta, la paura si traveste da capocomico e distribuisce finti cinesi che tossiscono alla modica cifra di cinque euro, così si trova posto sul treno. Quattro presidenti di Regioni del Nord, tre della Lega, chiedono al ministro della Salute che i bambini tornati dalla Cina non rientrino a scuola. Una docente di Calenzano, dove i cinesi mandano avanti l'economia, ha annullato un appello universitario.
In piazza Fontana di Trevi, a Roma, dove i menù dei ristoranti sono in mandarino, un barista ha scritto in ideogrammi "non entrate".

Una ragazza è stata fatta scendere dall'autobus a Cuneo, un indigeno ha invitato dei turisti sul Lungarno di Firenze ad andare a tossire a casa loro - declinando in vernacolo la formula mainstream.

Nei ristoranti cinesi ci sono più giornalisti che clienti, se non fai almeno una storia Instagram dove mostri disprezzo della mascherina non stai militando abbastanza, forse sei codardo e hai paura anche tu.
I crocieristi della nave in rada chiedono soldi per rilasciare dichiarazioni spavalde o smarrite perché tutto si compra e si vende alla fiera dello show in diretta streaming: tutto si paga, anche il coraggio o lo spavento da esibire per cinque minuti di gloria. Smarrito il senso del tragico, perso di vista lo spirito agrodolce della commedia tutto diventa grottesco. Una burla, una farsa. Un'esagerazione da circo equestre, venghino signori venghino, siamo i primi al mondo ad aver trovato la soluzione al morbo, siamo i più furbi, i più svelti, i più sagaci e i più ganzi. Entrino, c'è posto.

Esiste le realtà, poi. Ma non nelle chat chiuse degli autentici minatori della verità, che ti spiegano come ci stiano raccontando balle per fare la fortuna delle multinazionali. No. Esiste il portale dell'epidemiologia a cura dell'Istituto Superiore della Sanità che fornisce dati, statistiche sull'andamento dei virus.

Lo so, i numeri sono noiosissimi e una malata terminale nel programma di punta della domenica pomeriggio sarebbe più opportuna da esibire, o una comitiva impavida che si fa massaggiare al centro benessere cinese - possibilmente tutti nudi, ma di schiena se in fascia protetta. Tuttavia trenta secondi sui numeri si può forse ancora stare, concentriamoci insieme. L'Oms, Organizzazione mondiale della sanità, segnala che ogni anno muoiono per influenza fra trecentomila e mezzo milione di persone, il dieci per cento dei malati.

La Sars, la peste bubbonica che doveva sterminare l'umanità, provocò 801 vittime.

Al 31 gennaio, mi segnala l'amica Daniela solitamente assai prudente riguardo all'eventualità di ammalarsi, sono stati notificati 11.955 casi confermati di coronavirus, di cui 259 decessi. Fonte: il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc.

Tralascio le morti non provocate da virus: gli incidenti stradali all'uscita dalle discoteche, le morte ammazzate a casa e altre piaghe che vanno nelle brevi di cronaca - i trenta secondi sono scaduti. Restiamo al morbo. Ci si ammala e si muore di influenza ogni anno a centinaia di migliaia: converrebbe vaccinarsi, lo dico con sprezzo del pericolo della tempesta di gentile dissenso dei no vax. I cinesi detengono cospicue parti del patrimonio industriale nazionale, lo dico con sensibilità verso il lavoro dei ministeri, delle diplomazie e di tutti coloro che antepongono gli interessi economici al buon senso alla compassione e all'etica.

Persino nel Paese da operetta chi non ha paura è più forte di chi ce l'ha, con buona pace degli untori - in politica e fuori. A non avere paura si vive meglio che ad averne, l'Emilia ci ha appena indicato. Poi informarsi, stancarsi a leggere numeri, ricordarsi del passato anche recente: in generale, aiuta. L'ignoranza è contagiosa quanto il malumore e la paura. Se esistesse il virus dell'idiozia, sarebbe un'ecatombe.


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