Per la rubrica "Esticazzi" (cit.) oggi la Corte dei Conti (svegliandosi come un panda assonnato) stigmatizza il fatto che i lavoratori dipendenti sono depredati (non usa questo termine ma il succo è questo) per il 49% a titolo di contributi ed imposte e questa percentuale eccede di ben 10 punti gli oneri del resto d'Europa.
Quali le cause? Semplice: da decenni, le tasse in Italia le pagano solitamente i coglioni. I restanti connazionali, mediante voli pindarici supportati da una politica prona, da una serie di connivenze ostili al senso del decoro, da un mix micidiale composto da furbi, da scaltri e da sleali ingordi, pagano pochissimo rispetto al reale o nulla.
Tutti i governi, a cominciare da quelli del Gobbo finalmente volato via, del Cinghialone fuggente, dei bianchi pur non lindi ed immarcescibili altri governi della Balena Bianca, di quelli del ventennio dell'era del Puttanesimo, sino ad arrivare ai mille giorni del Bomba, hanno sempre messo al primo posto del programma del relativo governo, la lotta all'evasione, fingendo e recitando una parte spudoratamente falsa e pacchiana, in quanto messi lì proprio da chi, evadendo, prende per il culo gli altri del prelievo alla fonte.
Si parla di una costante evasione di circa 100 miliardi all'anno. E la Corte dei Corti, ancora intorpidita, con questa evidenziazione del problema, partecipa da par suo alla giostra ridanciana di chi, nel segreto, si sollazza a veder tanti silenti ed obbedienti, come me, tirar fuori la grana per il necessario mantenimento di questo stato proteggente furbi e furbastri.
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