A leggere l'inchiesta di oggi del Secolo XIX sulla prostituzione di giovani minorenni oltre alla nausea emerge un senso di impotenza, auspicabile anche verso chi chatta con voglie insane con questi, pare, cinquemila inermi.
Orchi travestiti da professionisti, padri di famiglia alla ricerca di agnellini da sacrificare per soddisfare le proprie nefaste voglie. Viene voglia di augurare un remake reale del colossal Noah (Noè per noi italici) senza lieto fine, senza colomba e terre riemerse, per cancellare quel mondo di merda.
Verrebbe voglia, leggendo la discussione tra un porco malato ed un quindicenne, di spazzare tutto e tutti.
Verrebbe.
E si farebbe altresì un enorme piacere a questi bastardi che sicuramente in qualche sprazzo di lucidità, agognano anch'essi una fine simile, una sparizione per silenziare la vergogna ed il ribrezzo montanti ogniqualvolta la ragione e la coscienza li rendono lucidi ed attoniti difronte all'acquisizione della gravità dei loro comportamenti, necessitanti cure e forse appunto una sana castrazione che potrebbe riportarli nel regno superiore umano.
Chi garrula dietro compenso, recitando la parte liberale dell'inorridito dinnanzi a suddette pratiche, a detta sua non prettamente lecite ed umane, mi troverebbe in sintonia nel caso in cui, ammesso e non concesso che un ammalato di questo tipo richieda aiuto alle strutture, oltre alla canonica audizione con "psico", a volte indaffarato nel curar agenda per future e laute sedute, oltre allo stordimento farmacologico prescritto e presto saltato, vi sia un'alternativa concreta, valida ed efficace per evitare il ripetersi di vergogne simili al maturo ed agiato benestante che si rende disponibile a regalare credito per il cell ad un dodicenne, chiedendogli paternamente, ed in ansia per la risposta, eventuali difficoltà a lavorar di bocca.
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