lunedì 21 aprile 2014

E poi c'è Emmaus


Emmaus è uno dei perni della mia Hall of Fame, assieme ad altri argomenti di varia natura che conservo per memoria, per parlarne magari su un treno con viaggiatrice bigotta. 
Ognuno infatti conserva dai tempi delle interrogazioni, gli argomenti a piacere su cui sa di essere una spanna sopra altre tematiche, su cui invece annaspi preoccupato dal non far insorgere, su chi ti ascolta, vaghe perplessità sulle tue capacità cognitive.

Emmaus ha sempre rappresentato uno spartiacque: quando sono aperto e in palla nella fede, lo ammiro e lo rivivo in fantasia, sentendo quasi i passi dei due discepoli che sul far della sera, quasi mortificati, se ne stanno andando a casa con i progetti spezzati da una cruda realtà. 
Emmaus, raccontata solo da Luca, offre tantissimi spunti pasquali ad uno come me, diversamente fedele. 
S'affianca loro il Risorto ma non lo riconoscono: sarà stato per il volto trasfigurato? Oppure perché il discorso si era chiuso dal silenzio dei giorni passati nell'attesa? 
Clèopa, uno dei due, alla domanda del Risorto su cosa stessero argomentando, risponde quasi piccato: "ma come da dove vieni? Non hai sentito nulla di quanto è successo in questi giorni?" 
E' meraviglioso immaginarne il cammino, quelle sette miglia tra Emmaus e Gerusalemme, con la sera che avanza, i loro discorsi ascoltati dall'Autore di tutto, anche di loro stessi.
E poi la ramanzina fatta ai due: ma come ancora non credete alle Scritture? Sciocchi gli dice, traducibile in ...oni di oggi! Sveglia! Possibile che ancora non capiate? Manco mi riconoscete!

Emmaus è la vita quotidiana, il ripetersi della noncuranza, dell'opacità della visione generale, del credere a nullità, idoli, dell'annebbiamento da protagonismo, la scala dei valori traumatizzata dai giorni combattuti per un nulla, per scalare posizioni vacue.
Emmaus sono io che non peso gli attimi che contano veramente, che si affacciano per poi scomparire nell'indifferenza.
Emmaus è l'implorazione stupenda rivolta a Chi avverti stia per lasciarti, perché si fa sera: "Resta qui! Resta qui! Non vedi che oramai à sera?" Non so perché, non so chi sei, ma resta con me. Dai! Ancora un pochino!
Ho avuto una giornata scialba, sono corso dietro mulini a vento, ho guardato l'orologio avanzare con soddisfazione, ho insultato il tempo, non valorizzo i minuti, tutto è appiattito. Poi sei arrivato Tu e l'orologio ha iniziato a correre, le ore si sono trasformate in nano secondi, stavo bene, vivevo con Te. Dai resta ancora un po' qui, con me, Amico!
Emmaus è l'Amico che cammina con te, che nella libertà illimitata spera che tu gli dica di rimanere, fingendo apprensione per la notte, facendo finta di non vedere la tua necessità di godere della sua presenza, trasformata in preoccupazione per lui, perché viaggiare di sera non è mai stato tranquillo.
Ride di gusto, ne sono certo, ogni qualvolta lo cerchiamo, ne godiamo della Presenza e non vorremmo mai privarcene, non vorremmo che vada più via, come sarà un giorno, nel caso riuscissi ad entrare, solo ed esclusivamente per la sua Misericordia.
Non andare via! Come non ricordare le frasi sconnesse di Pietro dopo la Trasfigurazione, dopo l’assaggio della gioia preparata per noi fin dalle origini del mondo, dopo il picco di amore testato nella manifestazione gloriosa del Figlio?    
Emmaus è la personale lotta contro l'incredulità, allorché lo riconoscono: il Risorto spezza il pane e ai due gli si aprono gli occhi! 

Spezza il pane, come ha fatto sulla Croce con sé stesso. Spezza il pane. Quindi non è un fantasma, quindi la Risurrezione è della carne! Quante volte alla domenica, faccio finta di tossire nel Credo quando si pronuncia la Risurrezione della carne! Dai, ma come è possibile? Dai non scherziamo! Ti rendi conto? E' già da derisione dire di credere alla Risurrezione, figurati poi convincersi che un giorno torneremo con il nostro corpo, assieme nell'Attimo Eterno. Ma daiii!
Eppure Emmaus ci dice questo! Se tocca il pane è vivente, reale.
Emmaus è il luogo del Dubbio che si materializza. E' il crocevia tra la favola e il tremito dovuto alla piccolissima percezione di una realtà inimmaginabile.

Dove tutto canta e grida, sì avete inteso bene, grida di gioia!

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