mercoledì 5 febbraio 2014

Che Casini!



Questi erano alcuni dei Tweet che il Sacrista ha scritto nel 2013, criticando il suo ri-nuovo Padrone. 
Sappiamo bene che per queste tipologie di persone il richiamo della poltrona è irresistibile, anche a costo di rimetterci la faccia, la dignità.
Casini lo stiamo foraggiando dal 1983: delfino di Bava-Forlani, democristiano della prima ora, ha saputo imparare benissimo l'arte della Balena Bianca, quella cioè che permetteva ai più bravi di rimanere sempre in sella, qualunque cosa succedesse all'esterno. 
Baciapile inimitabile è riuscito a parlare di sacralità del matrimonio, divorziando e risposandosi con una ragazza più giovane di lui che, per puro caso fa di cognome Caltagirone, ovvero il Palazzinaro per antonomasia della Roma violentata dal cemento, dai quartieri must dell'obbrobrio architetturale e della squallida vivibilità. 
Casini sa da tempo immemore rimanere in una posizione di stallo ed equilibrio, un surplace tipico del ciclismo in attesa di convergere ove vi sia la possibilità di vivere l'ennesima legislatura in un minimo di visibilità, di operatività fine a se stesso. 
E' riuscito a passare sopra a numerosi scandali senza rimanerne coinvolto, perché ha anche imparato l'astuzia dai tanti amici ribaldi di paonazzo vestiti ed ora per fortuna dissolti dal ciclone argentino. 
Il solo pensiero di ritrovarlo per l'ennesima volta dentro l'emiciclo e per di più omaggiante l'ex nemico Pregiudicato, fa passare qualsiasi speranza dell'agognata ripresa morale del Parlamento. 
Già sembra di avvertire i conati di vomito allorchè lo sentiremo spiegare, in un'oratoria innata molto pregevole, il motivo per cui il berlusconismo potrebbe costituire la via per far ripartire il paese, dopo vent'anni di politica-ludibrio, dopo lustri di vergogna, mazzette e leggi personali. 
Per fortuna, anche per Casini questo tipo di omelie, saranno difficili da supportare, molto difficili. Almeno così spero.

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