sabato 1 novembre 2025

L'Amaca

 

Meglio curare o bombardare?
di Michele Serra
Non si capisce bene se gli incursori americani, in agguato al largo delle coste venezuelane, si preparano a colpire i narcotrafficanti oppure il governo Maduro. Pare, comunque, che i due target siano in parte sovrapponibili.
Quello che colpisce, volendo alzare un poco lo sguardo, è che quasi tutto l’export della droga venezuelana è destinato agli Stati Uniti, probabilmente tra i maggiori consumatori di sostanze tossiche pro capite del pianeta; volendo aggiungere le droghe legali, psicofarmaci e antidolorifici in testa, il primato statunitense diventa travolgente.
Ora: anche volendo stabilire che bombardare i narcos — gente che si arricchisce sulla malattia e la morte altrui — sia lecito; ci si domanda se il cuore del problema sia colpire l’offerta, oppure, piuttosto, cercare di lavorare per ridurre la smisurata domanda. La dipendenza da sostanze illecite e lecite sembra essere la principale bomba sociale che minaccia la salute dei popoli occidentali, non solo quello americano. Quando mai si è vista una società drogata come quella contemporanea? Se la domanda diminuisse, il potere dei narcos si sgonfierebbe di un bel po’.
L’idea che la repressione, e addirittura un’azione militare, sia la sola via da percorrere, ha portato fino a qui al disastro della salute pubblica e al trionfo del mercato nero. Possibile che nessuno proponga di scatenare la guerra alla droga per via sanitaria, psichiatrica, politica e culturale? Costerebbe di più che mandare la flotta? Oppure mandare la flotta è considerata una spesa corrente, ordinaria, e pagare qualche migliaio di terapeuti in più non si può mettere a bilancio?

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