mercoledì 19 febbraio 2025

Robecchi

 

Danze macabre. Meglio più armi con Trump o più armi con Ursula?
di Alessandro Robecchi
“Mi spiace, la sua Tac è rimandata, perché abbiamo dovuto comprare un bazooka”. “Ah, grazie, mi sento già meglio”.
In attesa di sentire dialoghi come questo (che già sentiamo oggi, peraltro, anche se del bazooka non ci dicono ancora niente), possiamo analizzare qualche scenario per il futuro prossimo venturo, perché la confusione è grande sotto il sole, come diceva il compagno Mao, ma la situazione è tutt’altro che eccellente (lui diceva il contrario).
Dunque c’è questo cittadino che ha bisogno urgente di una Tac, o di un ricovero, che in sala d’attesa si svaga leggendo i giornali, e finito lo sfoglio delle notizie importanti (Sanremo, per esempio), arriva alle noiose pagine economiche. Lì scopre che se un giorno gli Stati europei ubbidissero all’immobiliarista pazzo della Casa Bianca dovrebbero spendere per armi, annessi e connessi, il 5 per cento del loro Pil, il che vorrebbe dire (per noi italiani), a occhio e croce, 107 miliardi di euro all’anno, cioè molto più di quanto spendiamo per pagare le pensioni dei dipendenti pubblici, moltissimo di più di quanto ci costa l’istruzione, e quasi quanto destiniamo alla sanità (l’80 per cento). Ce n’è abbastanza per rivedere la storica frase “Volete la pace o i condizionatori?”, perché oltre ai condizionatori dovremmo venderci anche i frigoriferi, le caldaie, le automobili e forse anche un rene, ammesso di trovare qualcuno che lo compra. E ammesso, tra parentesi, che comprare tante armi aiuti la pace, cosa che fin qui la Storia ha sempre smentito, dato che dopo una furibonda corsa agli armamenti si finisce sempre per usarli.
Avvertenza: la faccenda non è così semplice. Chi non vuole stare con Trump , che ci chiede lacrime e sangue, è chiamato a stare con la famosa Europa, che anche lei ci dice ogni giorno che dobbiamo aumentare le spese militari (si viaggia a vele spiegate verso il 2,5-3 per cento del Pil nei prossimi anni). Tutte e due le ipotesi, comunque, prevedono di comprare armi dal principale fornitore, gli Stati Uniti. Quindi se ci armiamo alle dipendenze degli Usa dobbiamo comprare le armi da loro, mentre se riusciamo a fare una forza di difesa europea dobbiamo comprare le armi da loro lo stesso. Intanto – sempre mentre aspettiamo la nostra Tac, per svagarci – possiamo assistere al tetro balletto delle posizioni in rapido spostamento, una vera danse macabre. Chi ci ha sempre intirizzito gli zebedei sulla “più grande democrazia del mondo, patria della libertà” impallidisce un po’ vedendola caduta in mano a una manica di matti. Chi invece teorizzava un’Europa forte e unita si scopre chiamato a rispondere alla richiesta di spese militari con… più spese militari. Camerati fieri e littori contrari al dominio Usa si scoprono patrioti sì, ma della patria di Trump; mentre democratici più o meno variegati sperano di armarsi contro Putin, che però nel frattempo flirta con Trump, il quale ci vende il gas a un prezzo triplo di quando lo compravamo da Putin, e sono contenti. Pagando l’energia sei-sette volte più di quanto la pagano gli Usa (40 dollari al Megawatt contro 7) l’industria europea farà parecchia fatica, e ammesso di riuscire a costruirci qui i nostri bazooka, ci costeranno parecchio di più.
A questo punto, al povero cittadino in sala d’attesa non resta che dimenticare la sua Tac, andare a casa, svagarsi, rifugiarsi in un mondo fatato dove invece va tutto bene, che so, il Tg1, consapevole che il suo sacrificio sanitario sarà ricompensato dall’acquisto di un drone d’attacco o di un missile. Per la sua libertà, eh!

Nessun commento:

Posta un commento