Riposano tra gli sconfitti
DI MICHELE SERRA
Dopo Panseca se ne è andato anche Pillitteri, e si ripensa a quella Milano vogliosa e iperattiva, quella di Craxi e (dopo la sua decapitazione) di Berlusconi, con i vantaggi che la memoria consente:dimenticare il peggio.
Ero giovane e moralista e il moralismo spesso sbaglia bersaglio, ma non sempre. C’era qualcosa di fatuo, di modaiolo, la piramide farlocca nella fabbrica dismessa dell’Ansaldo (1989, quarantacinquesimo congresso del Partito Socialista Italiano) non era solo boriosa - la satira politica ci campò per settimane - ma già indicava un futuro post-ideologico, e post-tutto, che aveva poco di solido e qualcosa di rassegnato, se non di arreso.
Berlinguer difendeva il Novecento, cioè il passato. Perse. Il socialismo craxiano, più sensibile ai tempi, prendeva atto della morte della lotta di classe (conclusa con la vittoria dei ricchi) e celebrava l’avvento del mondo nuovo. Pillitteri era un antifascista vero, Craxi un serio e devoto custode della memoria garibaldina, erano di sinistra per cultura e formazione. Forse anche per intenzione. Ma si presentarono alle esequie del Novecento con entusiasmo suicida, come se non si rendessero conto che stavano spianando la strada non a una nuova sinistra, ma all’eterna destra vincente, quella economica. Quella delle convention, della pubblicità che rintrona, del cittadino mutato in cliente.
Il resto è storia nota, per altro impossibile da riassumere in quattro righe. La pira giudiziaria di Tangentopoli, e dalle ceneri della piramide di Panseca spuntò un faraone differente da quello previsto: il miliardario che il popolo adora, modello di leader del terzo millennio. Ora quei compagni socialisti riposano tra gli sconfitti, anche se non lo avevano previsto.
Nessun commento:
Posta un commento