C’era una volta in America
DI MICHELE SERRA
Si stava meglio quando il cambiamento climatico non esisteva, dunque bisogna ritornare a vivere, produrre e consumare come se non esistesse. Si stava meglio quando non si parlava così tanto di diritti, di genere, di problemi personali, le donne facevano le donne, gli uomini facevano gli uomini, il resto erano solo buffe e isolate eccezioni, dunque è ora di tornare ai buoni, vecchi, sani costumi di una volta.
Si stava meglio quando arrivavano meno immigrati, dunque bisogna che non ne arrivino più, l’unica immigrazione virtuosa, nell’epopea americana, è quella originaria, è la Conquista da parte dei coloni bianchi. Si stava meglio quando il ruolo dell’Europa era obbedire, dunque bisogna che l’Europa smetta di illudersi di essere un soggetto politico e torni a essere un insieme di piccoli vecchi Paesi divisi e vassalli. Si stava meglio quando la globalizzazione non favoriva i prodotti cinesi, dunque bisogna riportare il commercio mondiale al suo stato precedente introducendo dazi alti come muri. Si stava meglio quando la polizia poteva sparare ai delinquenti senza tante storie, dunque per mantenere l’ordine bisogna tornare alle maniere forti e piantarla con il piagnisteo umanitarista.
L’America tornerà grande quando tornerà a essere come prima, e non importa quanto questo “prima” sia reale, quanto mitologico. Se la sintesi del successo di Trump è, grosso modo, questa, è una piccola summa, molto aggressiva ma non inedita, del pensiero reazionario: i cambiamenti portano solo guai, torniamo al nostro dorato passato. Rimane libero, quasi incontaminato, il campo del futuro. Delle strade nuove e sconosciute. Ma quello sarebbe il lavoro della sinistra, chissà che un giorno o l’altro non ricominci a farlo.
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