giovedì 28 marzo 2024

Nordionamente

 

Minnesota test, Nordio a metà fra Alberto Sordi e Licio Gelli
DI DANIELA RANIERI
Il ministro Nordio che, per giustificare l’introduzione di test psicoattitudinali per diventare magistrati, si vanta di aver superato ai suoi tempi il “test psicologico del Minnesota” è un notevole colpo di coda della gloriosa commedia all’italiana. L’albertosordismo rischia però di celare l’aporia principale: il fatto che Nordio l’abbia passato non ha instillato alcun dubbio nei membri del Consiglio dei ministri sulla precisione dello strumento appena approvato.
Il Minnesota test, a cui oggi viene sottoposto chi vuole entrare nelle forze armate e in polizia (gente che deve maneggiare armi, esplosivi, etc.) prevede 567 domande a risposta multipla e si fonda su scale, come la Scala L, che indica la tendenza alla menzogna e la Scala K, che indica il livello di psicopatologia, e può rilevare sintomi clinici come depressione, ansia, rabbia, etc. Secondo Nordio “può aiutare a scoprire problemi psicologici che possono essere curati” (abbiamo il ministro demiurgo e funzionario di salute pubblica), “disturbi latenti… certe piccole manie che possono vulnerare il tuo lavoro”. Infatti si potrà tentare il concorso 4 volte, così se un aspirante magistrato viene respinto in quanto psicopatico può riprovare finché non guarisce, o eventualmente entrare in istituto psichiatrico. Uno che viene bocciato perché tende a mentire, può nel frattempo imparare i trucchetti per sembrare una persona perfettamente sincera e passare il concorso l’anno dopo. Così, regnante Meloni (che si dice devota a Borsellino), si seleziona la Magistratura perfetta.
Posto che non si capisce come una persona ansiosa o depressa non possa diventare un ottimo magistrato, il test non ha evidentemente rivelato le manie del ministro (e sì che già l’abbinamento dei colori di giacca-camicia-cravatta di Nordio doveva far venire ai ministri il sospetto di aver votato un abominio): nel 2003, da magistrato brillantemente abilitato dal Minnesota test, Nordio cenava da “Fortunato al Pantheon” con Previti, un corruttore di giudici (condannato un mese dopo), perché “è simpatico e brillante e non è un mio imputato”. Una risposta che forse avrebbe fatto impennare la Scala L (menzogna), se non pure la K (psicopatologia). Sempre da pm, Nordio dimenticò nel cassetto un fascicolo su presunte (e inesistenti) tangenti a D’Alema e Occhetto invece di trasmetterlo a Roma: quando la cosa venne fuori, il reato era prescritto e i due politici fecero causa allo Stato, vincendo. Chissà se nel test c’è una scala in grado di rilevare il grado di sbadataggine dei magistrati. Fuori dal tunnel della Magistratura, Nordio ministro ha manifestato la sua principale ossessione: punire i magistrati e rendergli la vita impossibile, per esempio limitando le intercettazioni perché “i veri mafiosi non parlano al telefono” (dopo questa dichiarazione sono stati arrestati svariati mafiosi che parlavano al telefono tra cui Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni) e abolendo il reato di abuso d’ufficio perché “le condanne sono rare” (se fossero state molte, lui e tutta la destra compreso Renzi avrebbero detto che è da abolire perché non è un deterrente).
L’ultimo smacco, che viene dalla P2 di Licio Gelli passando per Berlusconi (che i magistrati li diagnosticò “mentalmente disturbati” senza Minnesota test, per dire quanto era avanti) rivela la logica sottesa a ogni atto o parola di Nordio: una pletora di magistrati psicolabili indagano politici irreprensibili rovinando loro la vita, “cioè l’onore, che non è secondario alla salute fisica”, a causa di “piccole manie” (la mania di condannare politici e colletti bianchi). Non è chiaro chi compilerà i Minnesota test, se sarà indetta una gara pubblica tra psichiatri, se ci saranno domande politiche la cui risposta può precludere una carriera in magistratura. Chi non lo passa, però, non si abbatta: può avere la cittadinanza onoraria del Kansas City (o diventare ministro della Giustizia).

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