martedì 20 luglio 2021

L'Amaca

 

L’anticipo e il ritardo
di Michele Serra
La memoria, nel ventennale dei fatti di Genova, non è mancata. Però con un difetto, diciamo così, di dosaggio. Si è parlato molto, e inevitabilmente, di violenza, quella che una minoranza del movimento no-global esercitò ai danni della città di Genova e della larga maggioranza del movimento no-global; e quella, inaudita e ahimè non di minoranza, che le forze dell’ordine, per conto del governo in carica, esercitarono contro i manifestanti disarmati, mentre quelli armati se ne tornavano tranquillamente con le loro fottute mazze nelle loro fottute casette, in mezza Europa. Mezzi dementi, mezzi criminali, i black bloc sono comunque, e prima di tutto, utili idioti del potere.
Meno si è parlato del fatto che alcune delle istanze di quel movimento, vent’anni dopo, sono nell’agenda dei capi di governo e dei summit internazionali, a partire dall’emergenza climatica, dalla necessità di modificare modi e tempi della produzione, di restituire dignità al lavoro, di imbrigliare lo strapotere del capitalismo finanziario.
Non erano così "estremiste", dunque, quelle parole d’ordine, se oggi sono oggetto di buoni propositi nelle più autorevoli stanze del pianeta.
Si è evidentemente perso molto tempo, all’epoca, e spesa molta fatica, per mettere transenne e fare appendere limoni agli alberi di limoni (fu il fondamentale contributo di Silvio Berlusconi a quel summit), piuttosto che porsi qualche utile domanda su quel mare di ragazzi che bussava alle porte del Palazzo. La cosa più giusta e soprattutto più utile da dire, su quella vicenda, è che i manifestanti erano in anticipo sui tempi, e i governanti in ritardo.

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