Estate tempo di relax, di gioia, di spensieratezza che mal s'accompagnano al post pandemico, perché quel che c'era è inutile ricercarlo ora; monta infatti in me una scontrosità senza freni nei confronti degl'immancabili imbecilli, di cui queste terre sono pregne. Non sopporto più coloro che già dal mattino affossano la ragione con quelle cazzo di richieste al bar che innervosirebbero pure un bonzo datato: il latte di soia tiepido con una spruzzata di cacao te li prepari a casa tua, caro fratello, si fa per dire, non li vieni a domandare davanti a me che sono in coda, si in coda, per prendermi un sano caffè, anticamera della prima paglia mattutina! Te lo prepari a casa, assieme alla brioche vegana, che non assaggerei neppure trovandola nel deserto post decade di digiuno. E non mi rompi gli zebedei con i tuoi discorsi altisonanti udibili in tutto il rione, sulle vacanze future, i luoghi intonsi che andrai a visitare e di cui non me ne frega una benamata mazza.
Sono cambiato, piombando nella scontrosità, e ancora non capisco se sia un progredire o una regressione. Tendo ad isolarmi, convinto di essere accerchiato dagli idioti che iniziano a rimirarmi straniti perché ancora indosso la mascherina. A parte che sono cavoli miei ma a te che fastidio arreco se porto la mascherina all'aria aperta? E' tutto finito una mazza, caro confratello! Non siamo per niente fuori dal pandemico! Come faccio ad esserne certo? Guardo, leggo, m'informo e, di conseguenza, non ascolto nulla di quanto dicono i fumetti quotidiani di opuscoli comici come Libero e il Giornale.
Sarà dura quest'estate, prevedo. Non so se riuscirò a starmene in pace e calmo. Anche perché devo convincermi che questo atteggiamento rappresenti una scelta saggia. Ne dubito.
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