Il potere idiota e il silenzio stampa
DI ANTONIO PADELLARO
Ricordate i plotoni di presunti infettivologi che ai tempi della pandemia dispensavano, come piovesse, diagnosi, terapie, ma anche pozioni magiche utili a debellare il Covid? Presunti esperti ma soprattutto presunti operatori dell’informazione che pur di non mollare le poltrone dei talk-show si improvvisavano provetti scienziati senza avere mai frequentato una provetta. A cui fecero seguito i sedicenti guru del cambiamento climatico con barometro incorporato mentre imperversano tuttora i geopolitici “fai-da-te”, quelli che non sanno ancora se si dice Ucràina o Ucraìna. Al momento, complice la guerra dei dazi, siamo costretti a sorbirci le dotte analisi degli economisti prêt-à-porter che aggiungono confusione al caos trumpiano. Trionfa il giornalismo del “secondo me” che si compiace delle proprie opinioni campate per aria con una caratteristica costante: il non possedere mai mezza notizia, neppure per sbaglio.
Non molti anni fa Marco Travaglio pubblicò “La scomparsa dei fatti”, un libro sullo stato dell’informazione in Italia programmaticamente svuotata di contenuti, e che aveva come sottotitolo: “Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni”. Rispetto ad allora la situazione è notevolmente peggiorata poiché la pratica universale del “secondo me” non soltanto ignora le notizie ma tenacemente le combatte. Guardate che fine ha fatto Julian Assange, che invece di ricevere il Nobel per la pace ha subito lunga e accanita persecuzione. Reo di avere divulgato tramite WikiLeaks documenti statunitensi secretati ma fondamentali per provare le numerose violazioni dei diritti umani perpetrate dalle amministrazioni Usa.
Mercoledì scorso, durante la presentazione a Roma del suo best seller “Fratelli di chat”, il nostro collega Giacomo Salvini ha ricordato le reazioni scomposte del partito di Giorgia Meloni. Che, non potendo smentire i fatti documentati nelle chat che si scambiavano i fratelli e le sorelle d’Italia, se la sono presa (fino agli insulti maleodoranti del gerarca Donzelli) con chi ha fatto egregiamente il proprio mestiere. C’era anche Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, a sua volta colpevole di aver divulgato i saluti fascisti e le frasi antisemite raccolte nei circoli giovanili di Fratelli d’Italia. E che risulta spiato illegalmente con uno spyware introdotto nel suo cellulare. Ormai si è talmente disabituati ad apprendere la realtà delle cose che quando, nello Studio Ovale, Donald Trump e i suoi accoliti presero a bullizzare Volodymyr Zelensky, quel formidabile momento di verità fece saltare su gli indignati speciali in servizio permanente effettivo: ma che razza di modi, signora mia! Del tutto incuranti di come sulla guerra che continua a falciare intere generazioni di ucraini e di russi fosse stato strappato, quanto basta, il sipario delle ipocrisie e delle falsità. Qualcosa del genere è avvenuto con la rivista americana “The Atlantic” che ha pubblicato le chat con i piani di guerra contro gli Houthi dopo che il direttore del magazine era stato inserito per errore in una riunione di membri del governo statunitense. Anche in questo caso il giornalismo del “secondo me” si è mostrato atterrito per la divulgazione di possibili segreti di Stato. Insomma, per conoscere qualcosa di vero oltre alla propaganda e all’imbroglio non resta che affidarsi all’impegno di pochi coraggiosi colleghi. E all’idiozia dei potenti.
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