mercoledì 8 febbraio 2023

Tesi lombarda

 

Lombardia canaglia. Letizia Moratti e il voto inutile, ma utile per la destra
di Alessandro Robecchi
Tra le cose degne di nota della Regione Lombardia, oltre a bellissimi laghi, montagne spettacolari e pregevoli formaggi, segnaliamo Letizia Moratti, candidata del cosiddetto Terzo Polo, che nell’imminente weekend elettorale metterà il suo nome, il suo prestigio e la sua storia al servizio del presidente uscente e rientrante Attilio Fontana, della Lega (quello dei soldi alle Bahamas, poi trasportati in Svizzera, nel caso vi foste scordati).
Moratti, per farla semplice, aiuterà la Lega, Forza Italia, parlandone da viva, e le falangi meloniane a vincere le elezioni, compiendo così la sua missione storica di sconfiggere il centrosinistra (non che si faccia fatica). I sondaggi sulle intenzioni di voto parlano abbastanza chiaro: danno Fontana intorno al 45 per cento, Majorino (Pd) dalle parti del 33, e lady Moratti sul 20 scarso. Niente male per gente – penso ai terzopolisti quando giocavano nel Pd – che ci ha sempre sfracellato gli zebedei con la tiritera del voto utile, che deve convergere sul più forte, che non va disperso, che non va frammentato. Ecco: se Attilio Fontana and his band (anche il mirabolante Gallera che per contagiarsi di Covid doveva incontrare “due positivi contemporaneamente”… poi dite che non sono talenti!) se la caverà ancora una volta conquistando la Lombardia, dovrà dire grazie a Letizia Moratti e a chi l’ha candidata, cioè il genio incompreso Carlo Calenda e quell’altro socio in ditta, quello del rinascimento saudita. Gloriosa apoteosi del voto inutile.
Facciamola breve: un romano dei piani alti e un toscano della provincia che circuiscono un’anziana signora lombarda avida di poltrone e potere, convincendola che può vincere chiedendo i voti di quegli elettori che anni fa la cacciarono dal Comune di Milano, ritenendola con molte ragioni sindaco impresentabile. Una che quando arrivò al ministero dell’Istruzione (2001, regnante il vecchio Silvio) fece il bel gesto di togliere la parola “pubblica” dalla carta intestata e che oggi, da candidata dice che la scuola è la sua priorità chiedendo voti a sinistra.
In attesa del voto inutile per Letizia Moratti e i suoi due scudieri teorici della sconfitta, va registrato qualche smottamento. Silvio buonanima, preoccupato che Fratelli d’Italia gli mangi il partito e gli elettori, mormora (indiscrezioni giornalistiche) di preferire Letizia, ma è subito retromarcia, sennò gli alleati se lo mangiano davvero. La sua plenipotenziaria Licia Ronzulli si scaglia contro Moratti dandole della “gallina”. Lo stile è tutto, ma Moratti può contare sul voto convinto di qualche salotto (pardon, living) dove si coltiva la buona conversazione e la nostalgia del bel tempo che fu, quando la borghesia similcolta e similprogressista contava ancora qualcosa, signora mia. Al tempo stesso, la sciura Moratti, in trance agonistica, corteggia i tassisti – minoranza rumorosa considerata forza di gran capacità propagandistica – smentita dal suo stesso pigmalione Calenda, che su licenze, Uber e liberalizzazioni ha idee diverse.
Interessante caso di candidata che smentisce la linea del partito che la candida, che smentisce la sua candidata. Del resto in quanto a capacità di ribellarsi ai capi, la signora non ha rivali. Chiamata in Regione Lombardia per mettere fine alle performance comiche di Gallera, è diventata vice di Fontana, autocandidandosi alla presidenza per il centrodestra, poi autoescludendosi con stizza perché rifiutata, poi autoproclamatasi di sinistra, in modo così convincente da convincere Calenda e quell’altro campione, che Fontana dovrà ringraziare per il servizio reso.

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