giovedì 9 febbraio 2023

L'Amaca

 

Il busto dei vincitori
DI MICHELE SERRA
Fa benissimo Ignazio La Russa, parlamentare di lunghissimo corso e seconda carica dello Stato, dunque inquilino di alto rango della nostra Repubblica, a rivendicare il suo busto di Mussolini per ragioni affettive e paterlineari. Quel busto serve a ricordare anche a noi (lui lo sa già) che il fascismo è uno dei tratti essenziali del nostro spirito nazionale. Incancellabile, sincero, resiliente di fronte a ogni responsabilità, ogni ripensamento, ogni presa d’atto, il fascismo è un riferimento direi naturale per una fitta schiera di italiani. Il vecchio Giorgio Bocca diceva, con atroce lungimiranza: “La metà degli italiani è fascista”.
Questa constatazione vale, almeno, a demolire l’idea, al tempo stesso sciocca e proterva, che il neofascismo italiano sia eroicamente sopravvissuto a ogni forma di emarginazione e persecuzione, minoranza intrepida – così se la raccontano, e ce la raccontano – che non ha ceduto al pregiudizio e all’esclusione. Ma il fascismo non è per niente underdog, in questo Paese, alla faccia della retorica puerile della presidente del Consiglio (che in gioventù è stata ministro, dunque non era alla macchia). Il neofascismo ha prodotto deputati e senatori, fior di giornalisti e giornali che ne ripetono, specie negli ultimi anni, il linguaggio e la postura. E nelle sue forme più evolute, se volete più avvedute, ha vinto le elezioni ed è al governo.
Dunque: perché il presidente del Senato dovrebbe fingere di non essere ciò che è, alla luce del fatto che ciò che è urta metà del Paese, ma rappresenta fedelmente l’altra metà? Stalin, per fortuna, è una remota reliquia degli orrori novecenteschi, Mussolini è tra gli arredi di un uomo delle istituzioni. Vi piaccia o non vi piaccia, questo è.

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