domenica 4 dicembre 2022

L'Amaca

 

La politica della complicità
DI MICHELE SERRA
Milletrecento persone sono tante. Non sono poche famiglie, sono una piccola popolazione. È il numero degli evacuati di Ischia per scongiurare nuove tragedie, ed è un numero che lascia intendere che abitare in zone a rischio, in Italia, non è incidentale: è strutturale.
Non è l’azzardo di pochi sconsiderati, è un’esperienza sociale estesa, è il modo (se volete, uno dei modi) con il quale siamo cresciuti e ci siamo moltiplicati, divorando territorio con esuberanza pari all’incoscienza.
Non si tratta di sentirsi in colpa o di colpevolizzare. Si tratta di ragionare sulla pluridecennale, consolidata complicità tra politica e cittadini, che sono le due facce di una stessa medaglia (altro che Palazzo!). Un patto antico ha regolato, o meglio ha sregolato lo sviluppo: un popolo industrioso, seppure di bassa scolarizzazione e di umili condizioni di partenza (eravamo, uscendo dalla guerra, un paese di contadini e di migranti) ha potuto in buona parte prosperare grazie a quella che ancora non si chiamavaderegulation, ma quello era.
Si parla tanto delle colpe dei sindaci: ma i sindaci vivono nella casa accanto, come volete che si oppongano a metodi e abitudini che sono di tutti, della sorella, del cognato, del barista, del negoziante all’angolo? Abbiamo sostanzialmente condiviso, con poche, spinose, lodevoli eccezioni (tutti rompiballe, come dice il Salvini, che sta diventando una specie di paradigma della superficialità italiota), un modello di sviluppo demente, ignaro del futuro, ingordo del tutto e subito.
Abbiamo votato prevalentemente la politica complice, bocciando la politica critica. Quasi ogni lacrima versata, a questo punto, è una lacrima di coccodrillo.

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