martedì 3 settembre 2024

Per capire

 

Il voto in Turingia e Sassonia
Germania, la posta in gioco
DI MICHELE VALENSISE
Il semaforo si è spento. Pur se locali, le elezioni in Turingia e Sassonia scuotono Berlino, basta un dato per illustrare l’intensità del sisma. In Turingia i tre partiti della coalizione nazionale (Spd, Verdi e Fdp) insieme ottengono meno di un terzo dei voti della sola AfD: 10,4%, contro il 32,8% dell’estrema destra. Era nelle previsioni, l’onda nera premeva da tempo, ora è successo («Es ist geschehen », come l’inevitabile gol della nazionale azzurra contro la Germania nelle famose tre parole tombali del telecronista tedesco). Qui invece la partita non si chiude, continua, faticosamente, tra tante incognite.
C’è da tradurre il responso delle urne nella formazione di maggioranze nei governi regionali. In Turingia, l’AfD dell’ultra-estremista con simpatie neonaziste e putiniane Björn Höcke è il primo partito, in vantaggio di dieci punti sulla Cdu; in Sassonia, la tallona di stretta misura con il 30,6% contro il 31,9% dei democristiani del ministro presidente Michael Kretschmer, disallineato rispetto alla Cdu centrale.
Nessuno è disposto ad allearsi con l’AfD, il muro di isolamento ha le sue ragioni e per ora regge. E neanche Höcke propone verifiche con altri partiti, preferisce il culto identitario alla fatica dell’amministrazione.
Ne è prova, tra l’altro, la minaccia di uscire dall’Ue, un’idea assurda per la Germania che nell’Europa ha il suo primo tratto esistenziale e sull’Europa ha costruito pace e progresso. L’interesse nazionale tedesco è l’Europa, non un suo strampalato abbandono.
Di qua del muro, la formazione di una maggioranza è tutta in salita. In Turingia, per evitare l’estrema destra, la Cdu dovrebbe mettere in cantiere una complicatissima intesa con la Linke e con il Movimento Sahra Wagenknecht (Bsw), molto distanti dall’elettorato e dall’agenda democristiana. In Sassonia, il governo potrebbe essere costituto da Cdu, Spd e Bsw, i nodi da sciogliere sono tanti, nulla è scontato e ci vorrà comunque molto tempo. Se poi ci si riuscisse, la rendita di posizione dell’AfD aumenterebbe ancora. Si affaccia l’ombra dell’ingovernabilità.
Lo sconcerto è palpabile anche a Berlino, in seno a un governo che misura la sua impopolarità. La coalizione tripartita, incerta e litigiosa, raggiunge livelli inauditi di insoddisfazione. Nelle regioni in cui si è votato domenica, oltre l’80% della popolazione non la sopporta e sul piano nazionale i consensi sono al minimo.
L’interpretazione delle cause locali può essere fuorviante, si punta il dito sulla eccessiva apertura verso i migranti, ma all’Est non ce sono quasi; si invoca il divario economico tra Est e Ovest, ma nei Länder orientali vari indicatori sono lusinghieri; si ipotizza una “fatica da democrazia” nell’ex Ddr, ma la partecipazione al voto è alta, sfiora il 75%, e la voglia di partecipazione evidente. Quanto alla nostalgia del Terzo Reich, certo spaventa, eppure solo una piccola parte di chi vota AfD è affetto da quel virus sciagurato, gli altri si intruppano dietro pericolosi slogan a buon mercato, protestano perché, a torto o a ragione, si sentono dimenticati.
La novità è semmai il bi-populismo tedesco. All’estrema sinistra, l’ex comunista Sahra Wagenknecht, senza mai sorridere, promuove con un successo fulmineo misure contro i migranti, ripresa degli acquisti di gas dalla Russia, fine degli aiuti all’Ucraina, opposizione frontale a Ue e Nato, tutta musica per le orecchie di Vladimir Putin.
Ora Olaf Scholz e i suoi alleati pensano a come andare avanti. Tra un anno i tedeschi dovrebbero eleggere il nuovo Parlamento e la coalizione in caduta libera non aiuta la Germania, né l’Europa, attraversata da un vento contrario. Un’agonia prolungata produrrebbe conseguenze ancora più gravi, non solo per il governo federale, ma per la stabilità del Paese.
Tutto spinge il Cancelliere, catapultato tre anni fa al governo senza molta convinzione sua e dei suoi, a un tentativo coraggioso di raddrizzare la barca o altrimenti di affidarla a un timoniere più vigoroso. Una svolta si impone.

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