Gli occhiali che vedono tutto
DI MICHELE SERRA
Non so voi, ma io gli occhiali con telecamera nascosta non so dove si comprano.
Tutto l’apparato tecnologico miniaturizzato che serve per registrare la vita degli altri, rubandola ai legittimi proprietari, non so dove si compra. Ho sempre pensato che fossero attrezzerie per inquirenti (mansione, quella dell’inquirente, che riconosco solo agli apparati dello Stato; e con molte limitazioni e scrupoli in più, al giornalismo d’inchiesta).
Invece si scopre giorno dopo giorno, vedi la signora Boccia e le sue gite in Parlamento, che la mania/perversione di registrare, spiare, archiviare conversazioni, rapporti amorosi, riunioni riservate, è dilagante. Dal revenge porn al vasto ventaglio di ricatti, pressioni, violazioni di segreti, la duplicazione della realtà è diventata così diffusa, così pervasiva, che perfino gli sprovveduti (mi considero del novero) prima o poi avranno la tentazione di perquisire chi sta entrando in casa loro, o parlando con loro.
C’è qualcosa di malavitoso, in questo clima di reciproco sospetto, reciproco controllo; e c’è qualcosa di soffocante, di intrusivo, e soprattutto di contrario alla libertà.
Non è libera una società nella quale un rapporto sessuale, una chiacchierata privata, una relazione sentimentale può diventare un’arma di ritorsione e di potere. Un “pappa e ciccia” nel quale ognuno tiene qualcuno al guinzaglio.
E viene voglia di mettere una irreparabile distanza tra sé e gli altri e andarsene da soli in mezzo alla tundra, o alle montagne: e se arriva un drone a fiutare le tue tracce, puoi sempre fargli il gesto dell’ombrello.
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