sabato 6 febbraio 2021

Frullato

 L’embricato emozionale di un’attesa di per sé squallida e catatonica, irriverente alla ragione, bignamicamente riassumibile nel “cagarsi addosso”, i pensieri, ma allora se penso sono ancora io, che pervicacemente entrano e fuoriescono dal senno, dopo che non la radio né il video t’hanno informato numericamente attorno alla situazione pandemica, ma per la prima volta la vicinanza con un aggredito, due, tre, ti proiettano inaspettatamente dentro il recinto fino ad allora scrutato compartecipando alle sofferenze dalla quiete del monachesimo che ti sei imposto per evitar di far parte della tregenda, ma cazzo ora i tuoi colleghi ed amici sono sul palco, hai parlato con loro, scherzato, stanno tutti bene per fortuna, e dunque non era cinema horror, allora il bastardo può arrivare ovunque non ha barriere, non conosce vergogna, le mani lava quelle cazzo di mani, sfrega, poni i polpastrelli sull’altra come t’ha insegnato Burioni, rilavale, guarda quella maniglia, le chiavi di casa, il bottone dell’ascensore, cambia la mascherina, da oggi solo FP2, si quelle che un tempo, ma non è passato neppure un anno come puoi definire tempo ciò che ancora era ieri? - vabbè fino a ieri se vedevi qualcuno in giro con l’FP2 lo guardavi come un tempo si mirava un cinese per strada, si sarà perso il giallo? - ed oggi ci siamo ridotti tutti così come quando al cinema una storia nel futuro ci faceva sobbalzare per costrizione ed imposizioni, ed oggi i cinema sono chiusi e noi attori di codesto movie recitiamo servilmente il brogliaccio di questa tragedia che non passerà mai, e quello che una volta era normalità, per chissà quanto tempo rimarrà finzione, cinema, fantasia - ma ritorno a me alla vicinanza col problema planetario, ci sono andato vicino stavolta, e allora prima della barricata domestica il fato volle che leggessi un articolo sul quotidiano che reputo totem informativo, lui non sbaglia, ove chissà chi m’informa che possono trasformarsi in baluardo efficace l’omega 3 - eccole qui, ne prendo due scatole- lo sgombro, il tonno - zak tre confezioni nel carrello! - le acciughe - eccole qui! Prendiamo anche il burro quello salato -   Ma alla cassa penseranno che mi sono trasformato in un seguace di una neo filosofia vegetariana? - meglio comprare anche due svizzere per non dar nell’occhio! - e poi biscotti, caffè - ne prendo 5 scatole.. scusi ma lei ha un bar? No devo restare in casa per un po’ di tempo e poi, mi creda, faccio molte padellate di c… miei - ah le arance, le sempre benedette arance perché non si sa mai, la vitamina C fa sempre bene e quante ne prendo? - il solito aranceto tanto non vanno a male - e i limoni anche loro sono panacea - cribbio ma il carrello è colmo! - pane che poi lo metto nel freezer - ma quanto ne hai preso?- e poi prima della clausura ci vuole una simulazione di rapina dal tabacchino, giusto? - buongiorno quanti pacchetti? - una stecca e tre di sigari! - Parigi Dakar? - no, no, padellate, semplici padellate di cazzi miei! - aspetta! La farmacia! Tachipirina e Oki come se non ci fosse un domani! - gestisce un centro di ricovero Covid?- no, come sopra, le padelle come sopra - e poi l’androne e un pensiero che certamente avrà avuto, ne sono certo, Neil Armstrong allorché assieme a Buzz e a Michael entrò col casco acquario dei pesciolini rossi, proiezione di quelli che tanti di noi hanno indossato ed indossano nei reparti di terapia intensiva, nell’ascensore per sedersi sul trono dell’Apollo con destinazione Luna, una meditazione divaricante, da una parte - stai tranquillo tutto andrà secondo programma e poi ricordati che hai con te lo sgombro - e dall’altra - e adesso come ingannerai l’attesa? Ritornerai? Ne sei certo? - e l’entrata in casa, i due ego già stravaccati sul divano, uno temibile oltremodo - oh hai starnutito! Non sarà che…- ti sei misurato la febbre? Mi sembri caldo! - e l’altro pacioso - ma dai non ci sei stato troppo a contatto, poi con le spremute sei vitaminamicamente forte! Dai non ti preoccupare! - e l’infingardo - si, non ti preoccupare! i due milioni che l’hanno già preso cos’erano, tutti coglioni? Non avranno messo in atto le stesse strategie? - già è vero, tendenzialmente siamo tutti portati per natura e dna a pensare “ma io non sono come loro a me non potrà mai capitare nulla di tutto ciò” - come se usufruissimo, diventandone destinatari univoci, di un oroscopo di quelli falsi e finti in giro per allocchi, mai preannuncianti gli intoppi quotidiani, a volte ferali a volte no, di cui la vita è pregna - e il primo giorno è passato, pure la notte che quando arriva ti trasforma nel dottor Robert Neville e il suo Sam, sbarranti porte e finestre contro gli zombie, e se non ci fosse la sambuca chissà come la trascorreresti! - ed arriva pure il giorno del tampone, l’uscita di casa come se non ci fosse un domani, bardato a dovere e quasi ricevente le condoglianze da passanti che scrutandoti lo sguardo quasi s’immedesimano nella tua angoscia, l’entrata nello studio e l’attesa trascorsa con una trilogia di spezzoni di Dario Argento, il bastoncino che arriva in cervice - è sicura dottoressa di non avermi anche accalappiato alcuni dei pochi neuroni che immeritatamente posseggo? - e quei dieci minuti col reagente lì davanti a te, le sue parole tendenti ad ingannare i minuti occorrenti alla sentenza, le sue domande - ne ricordo una “come sta sua mamma? - e le mie risposte sicuramente in modalità ad minchiam - chissà che le avrò detto, dal suo conseguente sorriso è probabile qualcosa del tipo “a volte credo in un tipo di metempsicosi differente dal canonico karma”, lei infatti subitaneamente mi disse “ la vedo un po’ troppo nervoso, si rilassi” - si rilassi una ceppa, il patibolo è davanti a me, non si colora, non conosco come dovrebbe colorarsi, e lei ogni tanto si blocca e l’osserva, restando in pensieroso silenzio - lo sapevo! avrei dovuto imbracarmi col pannolone! - riprendendo poi il dialogo, inutile, stentato, difficile - e poi quel “negativo” che irrompe come una ridanciana gnocca desnuda dentro una silente biblioteca, quel verdetto che quasi mi porta ad imitare Juary Jorge dos Santos Filho attorno alla bandierina del corner, il sorgere del sole per il già citato dottor Neville, la fantasmagorica hola dalle parti della mia pompa, l’uscita trionfale dall’ambulatorio come se compartecipassi alla scoperta di Madame Curie, il sogghignante rientro in bicocca, con lo smorzamento del cagnaccio che è in me - guarda che non vuol dire nulla! Deve passare altro tempo! - e il ritorno alla casella imprevisti, senza passare dal Via. Un’esperienza stressante questa che di buono ha insufflato una certezza: partecipare al prossimo raduno di negazionisti, quegli idioti alla Montesano, alla Brigliadori, che ahimè sembrano essere sempre di più. Cari amici, si fa per dire, organizzate un altro dei vostri incontri! Confermo già sin d’ora la mia presenza, con tanto di stoccafisso stagionato in zaino e un bel randello di castagno. A presto!         

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