Shampoo largo
DI MARCO TRAVAGLIO
Come sempre accade quando un risultato elettorale non collima con le proprie aspettative, la tentazione è prendersela con gli elettori. Nel caso degli ultimi referendum, con quei buzzurri che non hanno votato o hanno votato No a dimezzare i tempi per la cittadinanza agli stranieri. Ora, non è affatto vero che gli elettori hanno sempre ragione. Ma la democrazia si fonda sulla convenzione che ce l’abbiano, perché decidono loro: gli elettori, non gli eletti. Il che vale tantopiù per la democrazia diretta del referendum. Se si chiamano i cittadini a rispondere a un quesito, il peggior modo di offenderli è screditare la loro risposta. O manipolarla come se si riferisse a un’altra domanda. Sulla scheda non c’era nulla che riguardasse il governo Meloni: c’erano quattro quesiti sul lavoro e uno sulla cittadinanza agli immigrati. Al netto della scarsa informazione tv, chi li ha promossi dovrebbe domandarsi perché è riuscito a mobilitare solo il 30,6% degli elettori. E poi spiegare perché, invece di illustrare i motivi per cancellare quelle cinque norme, ha spacciato il voto per un sondaggio sul governo Meloni. Che non c’entrava nulla con le norme da abrogare (il Jobs Act lo fece lo stesso Pd che ora vuole abolirlo e i tempi della cittadinanza il Pd e i radicali hanno avuto molti anni per modificarli). Infatti ora i melones usano quell’assurda propaganda referendaria per fingere di aver vinto dei referendum in cui erano coinvolti solo come guardoni.
Siccome non c’è limite al peggio, Schlein, Boccia&C. insistono a inventarsi un mini-quorum per trasformare i referendum in un test sul Campo largo, altra creatura fantasy ignota ai più. Tra i papaveri del Pd non ce ne sono due che abbiano votato allo stesso modo, per non parlare di Azione, Iv e +Europa. C’è persino chi si indigna perché il 35% dei votanti dice No alla cittadinanza accelerata per stranieri. E sono quasi tutti elettori di centrosinistra, figurarsi se avesse votato pure la destra: uno shampoo epocale. Magari gli elettori non sono illuminati come gli eletti. Ma se gli eletti li chiamano a pronunciarsi, non possono poi trattarli come dei baluba. O fare ridicole polemiche col M5S perché lì hanno lasciato libertà di voto. E dove sta scritto che dovessero dire Sì? E davvero si pensa che, se l’avessero fatto, gli elettori li avrebbero seguiti? Basta uscire dalle Ztl e parlare con le persone normali per sapere che hanno urgenze diametralmente opposte a quelle dell’élite politico-giornalistico- intellettuale che mena le danze. E non sono fascisti, ma sinceri democratici. Si può anche decidere di trattarli da fascisti e rinunciare ai loro voti. Ma non ci si può stupire se la pensano così: conoscere i propri elettori non è obbligatorio, però alle volte aiuta.
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