mercoledì 30 settembre 2020

Pluto


Già dai tempi della preistoria personaggi come Pluto Bonomi (in realtà si chiama Carlo ma essendo la massima espressione della plutocrazia, Pluto gli si confà meglio) calcavano le terre da poco emerse, già inzuppati di default com’erano di quella spocchia, di quella accidia verso il prossimo divenuta nel tempo matrice di tutte le sperequazioni attanaglianti la pace sociale. 
Ieri Pluto Bonomi si è interfacciato col Premier, fingendo un profilo francescano, avendo in realtà, nella penombra della grotta che è in lui, il faro deviante e agevolante verso le scogliere del sopruso che comunemente definiamo prevaricazione. 
Pluto ha parlato in perfetta modalità “Estikazzi”: eliminare la quota 100, tra l’altro a scadenza e non rinnovata, il reddito di cittadinanza, che se è pur vero che nel periodo pandemico sia stato gestito alla Bibitaro, è lapalissiano cogitare che con il Bastardo in circolazione come minchia avrebbero potuto trovare posti di lavoro gli incaricati dal progetto; Pluto francescano si è inoltre reso disponibile a dialogare con i sindacati sui contratti nazionali a patto che non emergano ulteriori oneri per le imprese e soprattutto venga spazzato via il minimo salariale - vien da pensare allora su che cosa dovrebbe vertere l’incontro: sui sottobicchieri? Sul meteo sempre più nemico? Sulla psoriasi? - Pluto ha infine sfoderato pure la madre di tutte le richieste: che il 35% del Recovery Found venga destinato alle imprese, sul modello del TonTon francese, sotto forma di incentivi e tagli alle imprese, in pratica una settantina di miliardi! 
Nessuno, come da prassi, ha chiesto a Pluto chi cazzo evade un centinaio di miliardi all’anno sotto forma di evasione. Chissà, vuoi vedere che Pluto qualcuno lo potrebbe pure conoscere?

martedì 29 settembre 2020

Letture pericolose


Leggere Mattia Feltri sul Secolo XIX, house organ della Famigliola Sabauda, oltre all’evidente eczema nelle parti pelviche, fa sorgere un quesito di matrice comportamentale: non è che anni addietro qualche esponente del Movimento 5 Stelle gli abbia spaparanzato davanti un sonoro ed epico vaffanculo, di una potenza tale da alopeciargli il cuoio capelluto? Tale infatti è il rancore di codesto pennivendolo da suffragare detta ipotesi. In caso non fosse capitato nulla, glielo invio comunque io. E pure gratis!

Assedio perbenista

 

M'aggrotto nel leggere le solite panzane riguardo al cosiddetto cambiamento del Movimento, come ieri per esempio durante l'incontro alle porte di Roma: commenti acidi, al vetriolo tipo hanno usato le macchine blu mentre un tempo sarebbero venuti in pullman; sono diventati come tutti gli altri, gli piacciono i privilegi. 

Credo lo sappiate: ho votato M5S e al momento penso che lo voterò ancora. Non mi vergogno di scriverlo né pretendo nulla da chi legge. Lo dico per chiarezza, perché ritengo sia utile e giusto non avere ombre. 

Ho però anche criticato il Movimento, maledicendo quell'anno passato assieme al Cazzaro di cui mi vergogno ancora oggi, per aver convissuto politicamente con quel mix di dabbenaggine e stoltezza unico nel suo genere, anzi no: il biondastro americano è pure peggio. 

Ho criticato aspramente Luigino, sono stato lì lì per andarmene, ho combattuto nel mio piccolo questo tentativo, certamente a volte maldestro, di cambiare le cose, di ravvivare i cuscini, di aprire le finestre per far entrare aria pura e soprattutto pulita. 

Sono e mi ritengo libero di pensare, di agire, di criticare. Ma mi fa incazzare questo accerchiamento, questo continuo attacco subdolo, peripatetico, di chi dovrebbe vigilare, osservare, agevolare ragionamenti, si sono proprio loro: i giornalisti a servizio dei potentati, dell'establishment di questa plutocrazia difficilissima da estirpare. Questo gioco indegno, maleodorante di tentare di equiparare i comportamenti dei parlamentari cinquestelle agli altri, è quanto di più immondo ci possa essere, è un trappolone per infondere nella pubblica opinione, e ci sono quasi riusciti, quel coro popolare che diventa verità grazie ad un processo mediatico atto ad introdurre a poco a poco fakes-verità destinate a cervici in modalità stand by. 

La domanda, il vaccino, per queste diaboliche e subdole attività subliminali è una ed una sola: 

Porcaccia di una miseria infame, a voi che quotidianamente continuate a cercare la pagliuzza, ad inventarvi delle colossali baggianate solo ed esclusivamente per minare la credibilità di una forza politica liberamente scelta dal popolo italiano, chiedo umilmente: 

Li avete mai presi con le mani nella marmellata sullo stile dei vostri padroni? 

Qui ci starebbe bene pure un vaffanculo ma lasciamo stare! 

Buona giornata. 

Pensiero di vino

 


Hoc opus, hic labor! 

(Qui è l'impegno, qui è la fatica!)

Hic..appunto!

Depressurizzazione

 

A leggere questo articolo mi viene da pensare che l’unica soluzione sia 2/3 Negroni pro die!

Il virus è mutato ancora troppo poco
di Maria Rita Gismondo
Nonostante circa 100.000 pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo, SarSCoV2 è ancora un virus in gran parte sconosciuto. La fotografia dell’anima dei viventi è il genoma, costituito da una o più catene di una sequenza di solo 20 aminoacidi, contrassegnati dalle lettere A, T, C e G . Tutto lì. Dalla loro disposizione dipende tutto, dagli occhi azzurri all’attacco di un virus. La prima sequenza genomica di SarsCo2 è stata soprannominata “Wuhan-1”, una stringa di 30.000 lettere (del codice genetico) punto di partenza del lungo iter, a oggi non ultimato, della conoscenza genetica del virus. Attualmente sono stati depositati circa 100.000 sequenze. Un numero notevole ma ancora non sufficiente per chiarire le diverse ipotesi della sua provenienza e per conoscere il momento dell’eventuale “salto” da animale (?) all’uomo.Si continua a genotipizzare e confrontare. Questi studi servono anche per avere un’ipotesi di come possa evolvere la pandemia. Sappiamo che i virus, soprattutto quelli a Rna, mutano facilmente e alcune mutazioni possono avere un importante impatto sull’infettività, sull’aggressività della patologia. Ad oggi questo virus ha mostrato circa 13.000 mutazioni. Sembrerebbe un dato considerevole, non è così. In realtà, due virus nel mondo differiscono solo per pochissime “lettere” (aminoacidi). Ciò vuol dire che, nel bene o nel male, SarsCoV2 muta molto lentamente, da due a sei volte meno che, ad esempio, i virus influenzali. Non è una buona notizia, i virus del passato grazie alle mutazioni, hanno subito una selezione naturale essenziale per la loro scomparsa.Oggi, dopo circa dieci mesi dalla sua comparsa “visibile” nella scena degli umani, sono state intercettate solo due mutazioni “favorevoli”, una che rende il virus meno “legante” le cellule e un’altra che sembra interferire con la sua velocità di moltiplicazione. Troppo poco per pensare che possa essere eliminato dalla selezione naturale, sufficiente per alimentare timori che possa invece rimanere fra noi per molto tempo o, forse, per sempre. Questo pone importanti interrogativi sulla possibile “convivenza”.Attualmente, scaramanticamente, allontaniamo quest’ipotesi, ma presto, se nulla sarà cambiato, dovremo prenderla in considerazione, soprattutto se teniamo di conto che i vaccini in sperimentazione, ci stanno promettendo un’efficacia pari al 60% (semmai dovessero arrivare).

lunedì 28 settembre 2020

domenica 27 settembre 2020

Increscioso silenzio

 Niente, neppure un refolo di compiacimento, solo silenzio e nessun commento in quelle lande tristi e solitarie, come alcune cervic,i che comunemente identifichiamo nel centrodestra. Eppure motivi ce ne sarebbero, ad iniziare dall'appezzamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha pubblicamente dichiarato che la gestione del Covid in Italia dovrebbe essere da esempio per tutti i paesi del globo, ad iniziare da quelli europei alle prese con situazioni limite: gli albionici guidati da un ebbro biondastro da poco sfanculato pure dal nostro Presidente; la Spagna soprattutto nella capitale e la Francia di TonTonMacron caduto in disgrazia nei sondaggi ancora più dei suoi predecessori, vedasi l'attuale fidanzato dell'ex modella italica che il fato ha voluto divenisse pure gracchiante - ops! - cantante.

Livore, invidia, rosicamento: il mix mefitico che alberga nelle sparute sinapsi del Cazzaro, di Sora Cicoria e di tutti quei pennivendoli restii ad ammettere l'evidenza, ossia che l'attuale Premier è tra i migliori in circolazione e nella nostra storia repubblicana, che ha saputo gestire al meglio una situazione drammatica e mai verificatasi nel dopoguerra.
Ma si sa: l'invidia è una brutta bestia!

Emma sei qui!

Non possiamo dir nulla, non dovremmo neppure fiatare davanti all'immane tragedia di perdere una figlia. 

Il papà di Emma però ha pubblicato un libro, un dialogo con Emma, morta nella tragedia della discoteca a soli 14 anni.  E per tenerne viva la memoria, anch'io voglio riportare un suo pensiero, con l'unica speranza di avvicinarla sempre più al cuore lacerato di mamma e papà, affinché Emma possa consolarli, possa portare quell'amore unico che riesce incredibilmente a lenire parzialmente il distacco, la dipartita di una bimba così bella, così dolce. 

Un pensiero per noi, per mamma e papà, per il mondo stordito da queste morti troppo, troppo incomprensibili. 

Ciao Emma! E grazie! 




sabato 26 settembre 2020

Ritornano!

 


L'aspettavo con ansia questo momento topico, questo ritorno ai sani suffumigi, gratis, di noi che viviamo nei pressi dell'ormeggio di queste cliniche virali in pectore!
M'aggrotto nell'esternare questa mia asocialità, questa mancanza di accoglienza nei confronti di chi viene in pace, lo ammetto, pur se è vero che - mi permettano gli zelanti sognatori dell'incremento annuale di arrivi segno, a loro dire, di modernità, di opportunità occupazionali - di questi tempi e con questi dati, ciò inconfutabilmente ha tutte le caratteristiche per essere definito "un attracco ad minchiam!"

Splendida citazione

 

Un consiglio. Aspettate una vita prima di confermare la morte, spaziate nel costretto, sommate le orecchie agli occhi, moltiplicate le braccia per le dita, portate al cuore una mano e alla bocca un regalo. Guardate quel che c’è d’inviso in voi senza approfittare dello specchio, andate a spasso con lo spasso stesso. Fate un giro su voi stessi poi scendete e fatene uno su voialtri, calandovi nella parte quando va via: riuscirete così a scoprire la differenza tra tori e genitori, tra oste e ostetrica, tra pietà e pietanza, tra fame e appetiti. Vedrete finalmente che basta solo confondere consenso con nonsenso e si entrerà nel nuovo paradiso extra terrestre, dove ogni cane ne è anche il padrone, ogni iniziato ne è sua pura conclusione, dove in ogni grembo paterno s’aspetta qualcuno ma senza certezza, lasciando tutto così come non è. Perché non vogliamo mica andare su Venere, vogliamo andare con Venere su Plutone, per Giove, portando l’altruismo alle stelle.
(Alessando Bergonzoni. Aprimi cielo)

Booom!!


L’Ingegner Golpe

di Marco Travaglio

Mentre gli elettori e gli eletti 5Stelle si domandano se il loro movimento abbia ancora un senso, ci ha pensato Carlo De Benedetti, padrone del nuovo giornale senza padroni, a dissipare i loro dubbi. L’ha fatto a Piazzapulita, davanti al conduttore che lo auscultava come l’oracolo di Delfi e a Bersani che lo riduceva in poltiglia. Lì ha intimato a Mattarella di sciogliere subito le Camere perché alle Regionali i partiti hanno avuto risultati diversi da quelli delle Politiche del 2018 e sarebbe assurdo che chi ha perso le Regionali elegga il nuovo presidente della Repubblica. L’idea che le Regionali decidano chi governa le Regioni, le Politiche chi governa il Paese (o meglio, chi ha la maggioranza in Parlamento per governare il Paese) e il Parlamento chi fa il capo dello Stato non sfiora il nostro costituzionalista della mutua. Strano, perché anni fa fondò Libertà e Giustizia per difendere la Costituzione: quell’agile libretto di 139 articoli che separa nettamente l’elezione indiretta del capo dello Stato (per 7 anni) e quelle dirette del Parlamento, dei Consigli regionali e dei Consigli comunali (per 5 anni). La durata sfasata e la maggioranza qualificata del Quirinale sottolineano vieppiù la volontà dei Costituenti di proteggere il capo dello Stato dalle logiche momentanee della politica e dai contingenti rapporti di forza fra governo e opposizione. Infatti neppure un analfabeta costituzionale come il Cazzaro Verde chiede al Quirinale di sciogliere le Camere. E l’unico a congratularsi con CdB è Pietro Senaldi su Libero: sono soddisfazioni.

Chi non conoscesse CdB potrebbe pensare che abbia studiato la Costituzione su Tiramolla. O rinfacciargli l’incoerenza di aver sostenuto in passato presidenti e governi votati da maggioranze parlamentari non indebolite, ma illegittime. Come Napolitano e i governi Letta, Renzi e Gentiloni, figli del premio di maggioranza (anzi di minoranza) del Porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Ma l’Ingegner Golpe, del diritto e della coerenza, se ne infischia. E sa benissimo di aver detto una somarata (una più, una meno). Ma l’ha detta lo stesso, consapevolmente, confessandone pure il movente (a una certa età, si è più portati a confessare): “In Parlamento ci sono più di 300 cinquestelle e saranno decisivi per scegliere il prossimo presidente della Repubblica”. In effetti, avendo preso il 33% dei voti, il M5S ha un terzo dei parlamentari: a pensarci prima si potevano abolire gli elettori, o sterminare quelli intenzionati a disobbedire a CdB, ma ormai è andata così. Purtroppo siamo in democrazia. Lui però è abituato a fare e disfare maggioranze e governi. A dettare liste dei ministri e leggi à la carte.

A creare partiti e leader o pseudotali in laboratorio (ultimi capolavori: l’Innominabile e Pisapia). A pagare mazzette per rifilare telescriventi obsolete alle Poste. A farsi anticipare i decreti per specularci e guadagnarci in Borsa. Dunque non può tollerare l’esistenza di un movimento che non prende ordini da lui, anzi non se lo fila proprio. Né tantomeno di un premier che non fa insider trading e, se gli mandi degli emissari per avvicinarlo, te li rispedisce al mittente. Infatti vuole B. al governo “pur di cacciare Conte”. E votare subito per far vincere Salvini&C. e far scegliere da loro, anziché dagli odiati “grillini”, il nuovo capo dello Stato. Da Tessera Numero Uno del Pd a leader della Sinistra per Salvini. Tanto, con la destra come con la sinistra, lui s’è sempre messo d’accordo. Franza o Spagna purché se magna. L’importante è levarsi dai piedi i 5Stelle perché “hanno truffato gli elettori e non han fatto niente”. Ma, se fosse vero, lui li appoggerebbe e forse li voterebbe pure. Il guaio è che hanno mantenuto un bel po’ di promesse (non con lui, però): hanno smontato un bel pezzo di Jobs Act (“A Renzi il Jobs Act l’ho suggerito io, lui mi è stato sempre molto grato”) col dl Dignità, dato un sacco di soldi ai poveri anziché a lui col Reddito di cittadinanza, varato la legge anticorruzione e antiprescrizione (lui per le sue tangenti fu per metà prescritto), imposto le manette agli evasori (e lui di indagini per elusione, evasione e falsi in bilancio se ne intende) e ora minacciano una legge contro i conflitti d’interessi fra imprese e giornali (un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato).
Non solo: non vogliono il Mes, il prestito europeo ipercondizionato per la sanità che l’accordo Ue sui 209 miliardi di Recovery Fund ha reso ancor più inutile di quanto già non fosse (infatti in Europa non l’ha preso nessuno, perché il primo che si alza confessa di essere in default). Tantopiù che il governo ha già stanziato 10 miliardi in un anno per la sanità, altri ne stanzierà col Recovery e per ora non ha problemi di cassa. Eppure CdB vuole a tutti i costi il Mes, non riesce a farne a meno, ne parla come il Papa del Paradiso. Qualche maligno potrebbe ricordare che la sua famiglia è padrona del gruppo Kos, titolare di 55 fra cliniche private e Rsa (alcune indagate per i contagi da Covid): vedi mai che qualche miliarduccio piova anche da quelle parti. Ma sarebbe un’ingiusta cattiveria. L’impressione che dava l’altra sera l’attempato prenditore, mentre smetteva di colpo la mutria malmostosa di chi sente dei cattivi odori per magnificare estasiato i balsamici effetti del Mes, era quella di un increscioso equivoco dovuto all’anagrafe. Che, cioè, avesse scambiato il Mes per un nuovo tipo di Viagra.

Poesiola

 


E tu, Elvetico minuzioso ed egoista
che imponi a noi custodi del sole una quarantena mai vista!
Ricorda che come ogni anno
le stagioni si alterneranno,
e quando le malghe e i covoni
t'incominceranno a star sui c...
e smanierai per sabbia e ombrellone,
non osare addentrarti col macchinone,
dentro le nostre assolate terre rare:
perché ti manderemo jodelmente a c....!

Birra Pollicino

 


C'è qualcosa di comico e di devastante nell'allontanamento del Cardinale Angelo Becciu dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dalla perdita del cardinalato, non potrà ad esempio entrare nel prossimo, e speriamo lontano, Conclave. Ad esempio la Birra Pollicina, già dal nome visto che Becciu è sardo e di piccola statura c'è da scompisciarsi, una birra che non si trova in commercio ma solo dietro richiesta e fornita dalla società Angel's di Mario Becciu, uno dei fratelli del porporato tra l'altro ordinario di psicologia posso l'Università salesiana di Roma - che cosa porti uno psicologo a fondare una società specializzata in food & beverage, in pratica quelle macchine infernali che dietro pagamento ti appioppano bevande e spuntini, molto di moda negli hotel, ops! le case di preghiera, pullulanti in Vaticano, che a udir bene sembra di sentire le velate sollecitudini dei proni ai Becciu "guardi installi queste nel suo albergo, sono della Angel's e il Cardinale sarebbe molto contento di ciò e sicuramente la ricorderà nelle sue preghiere." La Angel's del fratello Becciu psicologo forniva come detto anche la Birra Pollicino - "mi raccomando sorella metta come birra alla spina la Pollicino! Sa è del fratello del Cardinal Becciu che se mi fa una bella fornitura celebrerà una messa per lei!"
Ma Becciu appena rimosso dal grandissimo Francesco aveva anche altri fratelli, come Tonino, sempre tutto in stile minuto, titolare della Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, in provincia di Sassari. A lui e alla sua Spes il paonazzo fratello ha dirottato più volte soldi della Cei e dell'Obolo di San Pietro, si proprio dal fondo destinato al Papa per le opere di carità e che già in passato servì, ai tempi cupissimi del dott Bertone - tra l'altro pure cardinale ma solo per hobby - ora in pensione a restaurare l'enorme terrazzo del suo mastodontico appartamento vaticano, usando, pare, pure dei fondi destinati ai bimbi malati, destando scalpore e soprattuto infinita tristezza.
Tutti i soldi che Becciu arraffava pro fratelli, naturalmente venivano rinvestiti in holding, diaboliche finanziarie off shore, tra avvocati, faccendieri, pii banchieri al cui confronto Barabba risulta accostabile al Poverello d'Assisi.
Becciu è solo l'ennesima punta dell'iceberg vaticano dove carogne di ogni specie pullulano minando le fondamenta della fede millenaria. Per fortuna e soprattuto grazie alla Provvidenza è saldo in tolda un grande Papa e comprendiamo da questi eventi il perché ogni qualvolta si presenti ai fedeli, ricordi sempre e a tutti di pregare per lui, per la difficile opera risanante un ambiente sempre più squallido. E pericoloso.

giovedì 24 settembre 2020

Una firma per la libertà

Il Fatto Quotidiano lancia una petizione affinché nella prossima legge elettorale il cittadino scelga i candidati. Basta con i nomi imposti dai partiti! 

Sei sei d'accordo qui sotto il link per firmare la petizione. 

(chi non firma è una Chirico e un Facci)

 Per firmare petizione scelta candidati

Estikazzi!

 


Carissimo compagno-voi-lavorate-io-magno! Ci vorrebbe almeno un pizzico di decenza, anche se conosco bene le problematiche che devi affrontare nella tua, oramai, Cortina dove, tra una contessa e l'altra, le difficoltà non mancano, così m'immagino.
Continuare a parlare, con un velo di alterigia, dall'alto di una fantomatica cattedra da sempre e misteriosamente da te mostrata, rende insalubre l'aria, nervoso il clima.
Sei stato Presidente della Camera, hai la tua doratissima pensione: bene, direi che non manchi nulla per entrare in quel salutare cono d'ombra evitante a noi, perdona il francesismo, di spedirti a fare in culo!
Di quale sinistra parli? Della tua? Se è quella, siamo tutti felicissimi che sia spirata, visto che era un ripieno di azzeccagarbugli stordenti molti, per il bene di pochi illuminati come te, sempre pronti a tagliare il capello in cento parti per dare apparenza di fermezza, di solidità, di certezze nel futuro, ahimè affogate oggi nelle innumerevoli verticali di Krug che ti vedono prezioso protagonista.
L'arte del cazzo&campana, di cui ti riconosco speciale profeta, ha permesso a molti di voi di avere vite agiate, al limite del sfarzoso, mentre contemporaneamente recitavate copioni insulsi di rivincite, di ribellioni, di protezioni del proletariato, vera vittima sacrificale della storia.
Sentirti parlare col porta occhiali sul petto era a volte pure coinvolgente, il frizzantino di quella vaga idea di socialismo (cit.) riusciva a penetrare nelle giunture piegate dalla fatica, corroborando ideali e facendo sognare molti ad occhi aperti.
Come in tutte le cose però, alle parole dovrebbero seguire i fatti, che mai realmente ci furono, a meno che non ci si riferisca ai soliti, ripetitivi e stancanti scioperi nazionali, o a quei riferimenti ai grandi del passato autoincensanti - perché come ce li dice il compagno Fausto, nessuno lo sa fare - viatico per quella cavalcata sui sentimenti che ti ha permesso di divenire oggi un riferimento della nobiltà.
Quella vecchia sinistra, saccente, fumosa, di casta, pensatrice, supercazzolara è un bene immenso che sia defunta! Qualcosa dalle sue ceneri dovrà pur rinascere, occorrono però uomini e donne capaci di elettrizzare, rianimando concetti attualmente ibernati. Da quella vecchia sinistra è nato uno schiavismo 2.0 e la colpa non è tutta dei "sior padron!" Tutt'altro!
Cin cin e salutami la nobiltà!

Chapeau!

 L’amaca

Il problema dei biondi
di Michele Serra
La gongolante volgarità con la quale Trump continua a chiamare "Chinavirus" il Covid fa il paio con la spocchia isolana di Boris Johnson quando attribuisce i molti morti britannici all’ "amore per la libertà", lasciando intendere che le restrizioni sanitarie vanno bene per popolini di tempra inferiore (noi italiani, per esempio).
Se fossi al bar direi che non esiste essere umano più razzista di un maschio bianco anglosassone, soprattutto se biondo, ma in questa sede sono tenuto a non dare il peggio di me stesso e dunque cerco di dirlo meglio.
L’imperialismo economico esiste ancora (la City maneggia una fetta enorme del capitale finanziario mondiale), ma l’imperialismo politico è morto, e ha lasciato degli orfani.
L’idea che esista un mondo non sottomesso, i cui destini non sono riconducibili all’esito del Superbowl o alla regina Elisabetta, la cui natura non corrisponde all’impronta imperialista prima inglese e poi americana, e neppure corrisponde all’impronta post-imperialista prima inglese e poi americana (c’era dell’altro prima e ci sarà dell’altro dopo) è qualcosa che nella sostanza ancora non è accettato da quelli come Trump e Johnson. L’anima della Brexit affonda anche in questo superiority complex anglosassone. E l’asse Londra-Washington, così anacronisticamente antieuropeo, è figlio della speranza (demente, se posso dire) che il mondo possa ancora obbedire, e per sempre, a un’isola dell’Europa settentrionale e alla sua ex colonia di oltreoceano. C’è un resto del mondo (circa il novanta per cento dell’umanità) che sfugge, anche per banali ragioni numeriche, a questo calcolo. Ma nessuno lo ha ancora spiegato ai maschi anglosassoni biondi.

mercoledì 23 settembre 2020

Come se fosse!



Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
– Prego?
– No, mi permetta, no io... Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio.

Ma sono solo voci


 Lei è Stefania Spina, professoressa all'Università di Perugia, al centro della vicenda Suarez e della comica dell'esame di italiano, passato senza conoscere la lingua. 

Molti ci vedono le mani della squadra che avrebbe voluto nel suo team l'uruguaiano, e stiamo parlando naturalmente della Juventus. Non ci sono prove al riguardo. Per ora. 

Mi è rimasto incollato al mouse anche un altro tweet della professoressa. Non so se c'entri qualcosa, ma lo posto lo stesso. Chissà... 




Pluto Molinari non demorde!

 


Benché asfaltato referendariamente, il direttore di Repubblica Molinari, fautore del nuovo corso plutocratico del giornale di proprietà della Famigliola Sabauda, continua nella sua personalissima campagna infangante il Movimento, reo a suo dire di essere populista, ovvero, cito testualmente "Qualsiasi movimento politico diretto all'esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari", come se il male di tutto quanto stia accadendo sul nostro suolo sia ad esso riferibile, dimenticandosi ad hoc invece che molti elettori abbiano scelto, per fortuna, il voto disgiunto che ha agevolato la vittoria della sinistra in Puglia, bloccando il Cazzaro e la sua snaturata smania di accalappiarsi il Paese intero. 

Ma il plutocrate pennivendolo non si arresta nel suo livore, nella sua azione scellerata per agevolare, almeno lui lo spera, un ritorno alla tecno-pluto-rapto-finanzicrazia che tanto bene fece anni addietro, soprattutto per l'eclatante divario sociale fondato sull'evasione autorizzata ed impunita che ha permesso a pochi di veleggiare - uso questo termine perché ho ammirato recentemente il nuovo veliero del Trochetto di tutti noi, si proprio lui che nei tempi dorati entrò in Telecom riuscendo a vendere i gioielli di famiglia, palazzi e quant'altro, alla Pirelli sempre a lui vicina, per riempire sconsideratamente il proprio forziere - alla faccia dei tanti rimasti al palo a leccarsi ferite. 

Pluto Molinari gode nel vedere il disastro elettorale dei populisti, non tanto quelli del Cazzaro, ma gli altri che non sono mai stati beccati con le mani nella marmellata e vengono oramai all'unisono decritti come incapaci, inadatti, imbelli, forse perché non sottostanno alle regole di quel mercato che nel lucro e nell'arricchimento ripone i suoi dogmi. 

E allora che continui questo linciaggio pubblico verso chi, non ci sono controprove in merito, pare essere lì a servizio della collettività. Ma soprattutto Pluto Molinari soffia sul fuoco della derisione in vista, e per mandato dei suoi padroni, dell'arrivo della Torta Europea di oltre 200 miliardi che a Plutonia vorrebbero fosse ripartita in fette disuguali, come anche l'altro Pluto, Carlo Bonomi, agogna e spasima si realizzi, tralasciando naturalmente il particolare, il pulviscolo, del capire chi sia che annualmente si dimentichi di dichiarare un centinaio di miliardi di tasse.

Ma a questi Pluto ciò non interessa. Il problema sono sempre quegli scapestrati che tentano di livellare il vergognoso divario sociale. Una sconcezza per l'establishment dorato ed inchiodato al potere.       

Travaglio


Rosicate, gente, rosicate

di Marco Travaglio

Finora non ci avevano capito niente. Ma ora, compulsati i dati elettorali, i professionisti della politica e dell’informazione han capito tutto. E l’hanno presa bene.

Italia Morta. “Il dato di Italia Viva è straordinario: Iv c’è ed è ancora più attraente nel Paese e in Parlamento”. Lo dice l’ex Innominabile, ora Invotabile, dall’alto del trionfale 4,5% scarso nella sua Toscana (inutile perché Giani ha vinto di 8 punti, però “siamo stati determinanti non numericamente, ma politicamente per l’enorme mobilitazione”: quella contro se stesso), del prorompente 3,75 della Boschi a Laterina, del sontuoso 1,6 di Scalfarotto in Puglia (lì si univano alle esequie Calenda e Bonino per far perdere meglio Emiliano, che infatti ha vinto), del 2,4 in Liguria e dello 0,6% in Veneto (settimo posto su nove, dietro la lista No Vax). Non male per quello che doveva “svuotare il Pd come Macron coi socialisti francesi”. Nel 2016 aveva promesso di lasciare la politica dopo il referendum, ma non aveva precisato quale: era questo.

Brindisi a Sambuca. Maurizio Sambuca Molinari, direttore di Repubblica ma soprattutto ideologo e trascinatore del No, è tutto contento del 70% del Sì perché “cala il vento del populismo” e si “disegna un cambiamento di umore degli italiani nei confronti dei sovranisti e dei populisti”, nonché la disfatta di Lega e M5S. Strano: solo tre giorni fa Rep definiva il referendum “Un voto sui 5Stelle”: quindi il 70% è tutto loro? A noi però affascina vieppiù la questione del “populismo”, che è come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Al Sud vince Emiliano e stravince De Luca, molto più populisti dell’azzimato Di Maio: in che senso cala il vento? E il taglio dei parlamentari non era la quintessenza dell’“antipolitica populista”? Ora se ne dovrebbe dedurre che il 70% degl’italiani sono populisti, dunque il vento cresce. Però molti grillini con una mano (quella populista) han votato Sì e con l’altra (quella antipopulista) han votato Emiliano e Giani contro i populisti. E lo stesso han fatto la gran parte dei pidini. Quindi milioni di italiani sono contemporaneamente populisti e antipopulisti. È il famoso elettore disgiunto.

Il trionfo del No. Stefano Folli e Sebastiano Messina regalano altre soddisfazioni. Folli si consola: “Il plebiscito sognato da Di Maio non c’è stato” perché, pensate: “Cosa sarebbe successo se alcuni partiti storici, invece di affidarsi a un Sì opportunistico, avessero fatto campagna per il No? Si può immaginare che l’esito sarebbe stato diverso”. Se poi il 70% degli italiani, anziché votare Sì, avesse votato No, si può immaginare senza tema di smentita che il No avrebbe vinto col 100%.

E pazienza, è andata così. Anche Messina è tutto giulivo perché “non è il trionfo cantato da Di Maio” , anzi il 70 a 30 è un tripudio del No. Segue un acuto parallelo coi Sì negli altri referendum: purtroppo cita quelli abrogativi, mentre questo era costituzionale, il quarto dopo il Titolo V del 2001 (35% di votanti, Sì al 64%), la Devolution del 2006 (52% di votanti, Sì al 38%) e il ddl Renzi-Boschi del 2016 (65% di votanti, Sì al 40%). Dunque il taglio dei parlamentari (54% di votanti, Sì al 70%) è la riforma costituzionale più votata della storia repubblicana. Cioè il trionfo cantato da Di Maio. A proposito: neanche Zaia, col suo misero 77%, ha avuto un plebiscito: ben il 23 dei veneti gli han votato contro.

Voce del verbo violare. Anche Luciano Violante, alfiere del No, è tutto giulivo perché col Sì “ha prevalso un argomento serio e democratico, la necessità di fare altre riforme”. Ed è “merito della campagna del No”. Lui, potendo scegliere, partirebbe da un “nuovo bicameralismo”, molto simile a quello renziano bocciato dal 60% degl’italiani, quindi i sinceri democratici devono riprovarci: gli elettori vanno puniti.

I poveri, pussa via. “Nelle periferie il taglio del numero dei parlamentari diventa un mezzo plebiscito, nel sofisticato e colto (e ricco) centro storico non passa”. L’illuminata analisi la si deve al Corriere della Sera: i poveri delle periferie sono burini e ignoranti, mentre i ricchi sono colti e sofisticati. Ecco: il 70% del Sì vale meno: diciamo il 35. Ergo ha quasi perso.

I tre Feltri. Vittorio, su Libero, chiede a Mattarella di “sciogliere le Camere, non più costituzionali”: hic! Stefano, sul Domani, titola su “Il declino dei populisti. Vincono il referendum ma perdono il Paese”: vedi Sambuca. Mattia, sull’Huffington Post, vede uno straripante “popolo del No che nessuno sa rappresentare” (a parte tutti i giornali, tranne uno). E ricorda Woody Allen in Provaci ancora, Sam, che rincasa tutto pesto da una rissa e racconta: “Ho dato una lezione a dei tipi che davano noia a Julie: a uno ho dato una botta col mento sul pugno, a quell’altro una nasata sul ginocchio”.

Di Battutista. Dibba comincia a capire e critica la linea 5Stelle di correre da soli. Peccato che fosse la sua. Si sarà accorto che le alleanze servono (vedi le Comunali, molto meglio delle Regionali) e comunque, se non le fanno i vertici, le fanno gli elettori contro i vertici. Avvertire Laricchia, Lezzi&C.

Le Sordine. Più comico dell’Invotabile c’è solo Mattia Santori. Sorvola sulla tranvata referendaria e dice che il Pd ha vinto grazie a lui: “Il Pd festeggia le vittorie in Toscana e Puglia, ma lo spumante nei calici viene dalla cantina delle Sardine”. Le sardine in carpione.

Sedimentando

 



Ho lasciato sedimentare la gioia per l'avvenuto scioglimento di quell'idea malsana di coniugare i diritti dei deboli con i soprusi dei forti, bignamicamente parlando trattasi, meglio si trattò di tutto ciò che di inverecondo fu fatto durante la malsana Era del Ballismo, che seguì quella ancora più nefasta del Puttanesimo. E allora proprio per questo, avendo scritturato dei mariachi per assistere, assaporare, degustare quelle percentuali un tempo destinate ai minuscoli partitelli animalisti, devo ammettere di aver goduto oltremodo nel vivere la fine, la scomparsa di tutto quanto un tempo faceva spettacolo e che oggi, ahimè, è soltanto triste epilogo politico di un uomo che avrebbe potuto far cose egregie ma che purtroppo ha dovuto sottostare al suo ego fagocitante, al ballismo imperante che a scadenza dovette rinnovare con balle sempre più fantasmagoriche, arrivando ad essere sbeffeggiato dalla quasi totalità degli italiani, allocchi compresi.
Quante lotte, sofferenze, grida lanciai nel tentativo di risvegliare coscienze assopite attorno a questo rigonfio di sé stesso! Guardate che ci sta prendendo per il culo, sta facendo gli interessi di coloro che solo sulla carta dice di combattere per il bene comune!
Ed invece nulla, conquistò praticamente tutto il panorama politico, fu salutato con palme e ulivi, te lo ritrovavi in ogni anfratto ora serioso, ora sfacciato, poi triste, fino a travestirsi da promettente rapide soluzioni anche per eventi catastrofici (dovrebbe recarsi ad Amatrice per vedere l'effetto che fa ciarlare ad minchiam); il tutto condito da quel "signori miei" oramai irritante padiglioni e coclee.
Ma ora siamo finalmente ai saluti finali! Annasperà, racconterà le solite fregnacce tipo quella di ieri in cui ci ha informati di come Italia Vivaancoraperpoco sia stata fondamentale in Toscana anche se non numericamente, e qui il Conte Mascetti e Company hanno fatto la "ola" per salutare la regina delle Supercazzole!
Non ci mancherà per nulla, probabilmente lo rivedremo in qualche programma comico, in quello è insuperabile, oppure a raccontare progetti futuri a qualche altro Decio Cavallo, testardamente ancora in attesa di pifferai come lui. 

Un'ottima Amaca

 

L’amaca
Troppo mediocri per Di Battista
di Michele Serra
Di Battista è molto arrabbiato perché l’elettorato grillino è dimezzato, e la metà mancante è proprio la sua: quella anti-sistema (di destra) che dopo un breve ma clamoroso equivoco è ritornata a votare Salvini e Meloni, come è suo pieno diritto, oppure a non votare, nelle migliori tradizioni del qualunquismo italiano, che è la più immortale di tutte le tendenze politiche.
Perché non faccia altrettanto, Di Battista, tornando in seno alla robusta tradizione populista della destra italiana, non si capisce bene.
Forse sogna una specie di chavismo o peronismo in chiave europea, formalmente parecchio "de sinistra" eppure così oligarchico, nella prassi, da fondarsi su piccoli clan o famiglie regnanti, ma è appunto solo un sogno, ci sono troppi fusi orari e troppa storia politica a fare la differenza, capita che dalle nostre parti la democrazia indiretta, fondata sulla rappresentanza, abbia messo radici quante ne bastano per resistere alla piazza e alle piazzate.
Lo spazio politico che quel movimento voleva occupare in origine era così smisurato (sostituirsi ai partiti! Tutti!) che si capisce abbia potuto attirare, in mezzo a tante persone volonterose, anche i mitomani. Ma adesso quel momento, come perfino il più mediocre dei politologi aveva ampiamente previsto, è finito, destra e sinistra, ciascuna con le sue magagne, sono però sopravvissute all’idea di essere rimpiazzate da un algoritmo così come da un vaffanculo, e quelli come Di Battista devono arrendersi all’evidenza. Si fa politica anche tenendo conto delle zavorre, delle lentezze, delle consolidate abitudini. Siamo troppo mediocri per i Savonarola e troppo scafati per delirare per una Evita Peron, per giunta neanche bionda.

martedì 22 settembre 2020

Così facevano quasi tutti!

 Billyno Costacurta, Casini, Formigoni, Giannini, Giorgetti, Molinari, Mortadella: sembra un appello scolastico mentre invece è un parziale elenco di coloro che han tentato di convincerci a votare NO, fallendo miseramente, visto che il Popolo Sovrano ha testé deciso di levarsi 345 tra deputati e senatori, dalle ciap! 

Bene, benissimo, perfetto! Potremo finalmente adeguarci, snellendoci, agli altri paesi europei, avremo meno possibilità che si formino malefiche lobby, potremo controllare meglio l'operato dei nostri rappresentanti, diminuiranno pure le forcate ignobili, il menefreghismo galoppante, l'inverecondo arzigogolamento per supercazzole stordenti il comune senso del pudore. 

Saranno meno e, speriamo, migliori, più indaffarati, accorti nelle scelte e negli atti pubblici. Non vi sarà nessuna difficoltà, come i tradizionalisti hanno paventato, non ci sarà nessun inceppamento. Tutto filerà liscio, fluido e molti si accomoderanno finalmente sul divano di casa. Perché il parlamentare non è una carica eterna e, guarda un po' a volte com'è il destino, dovrebbe essere un servizio.     

Checcèdinuovo!

 Mentre aspetto i risultati delle elezioni, Mentana è allupato per la diretta più che un circestense che avesse ricevuto la notifica di un incontro con l'Arcangelo Gabriele per una verifica globale della Buona Novella, mi aggrotto nel comprendere fulmineamente che alla fin fine il nocciolo della pace interiore scaturisce dalla consapevolezza di non essere destinato a vivere per sempre quaggiù e questo, lungi da me da essere male interpretato, determina una speciale forza sparigliante il desueto trascinamento giornaliero pregno di ripetitività, a guardar bene la mia giornata infatti, degli ultimi dieci anni, ma potrei andare a ritroso per molti altri, è tutto un inanellarsi di sonnacchiosi episodi - li ricapitolo così: sveglia, caffè, lettura giornali, paglia, lavoro, rientro e scanalatura improvvida della tv, recalcitrante diniego della lettura al grido mentale "no oggi sono stanco leggerò domani", cena, nuovamente tv con glaciale sonnecchiamento sull'esausto divano, resurrezione verso le due con meta letto - che non portano me stesso da nessuna parte se non verso una conclusione passiva della mia storia - spero tra una ventina d'anni almeno. 

Ma ne voglio parlare, ecco la novità! Ho scalato quindi una vetta, riesco a guardarmi intorno, noto l'insoddisfazione latente, m'atterrisce la smania di sparigliare la mia vita, lo scampolo che ne rimane, per quella soddisfazione essenziale per accettarne la complessa finitezza. 

Al di là di ogni personale credenza, di supporti atti ad ammorbidire la discesa dal treno. Aver centrato questo essenziale obbiettivo, mi rallegra oltremodo, spronandomi a dare il meglio di me, non per scopi commerciali. No! Solo per poter vivere ancora col timone in mano, che ora e non prima, purtroppo, scopro essere avvolto da pesanti ragnatele, non essendo stato mai usato seriamente dallo scellerato che è in me.    

domenica 20 settembre 2020

Pensiero



Sono entrato nella cabina pensando a te e ad una data, il 12 luglio 1983, giorno in cui iniziò la prima legislatura che ti accolse in parlamento. Da quel giorno sei rimasto lì, ondeggiando, spostandoti a seconda delle necessità, per ben 37 anni. Tutto qui, solo semplici pensieri. Il resto l’ha fatto la matita!

sabato 19 settembre 2020

Rinforzino


Una volta li chiamavano i rinforzini, ma erano tutt’altra cosa rispetto a questa poesia recitata da Lucy nel capolavoro di Charlie Kaufam “Sto pensando di finirla qui”


Ossa di cane. 

Tornare a casa è terribile, che i cani ti lecchino la faccia o no, che tu abbia una moglie o solo una solitudine a forma di moglie che è lì che ti aspetta. 

Tornare a casa ti fa sentire solo, tanto da farti pensare all'opprimente pressione barometrica del luogo da cui sei appena venuto, con tenerezza, perché tutto è peggio quando sei a casa. 

Pensi agli insetti che si arrampicano sui fili d'erba, alle lunghe ore sulla strada, al carro attrezzi, ai gelati, alle forme particolari di certe nuvole e ai silenzi, con nostalgia, perché non volevi tornare. 
Il ritorno a casa è orribile. 

E le nuvole e i silenzi della casa contribuiscono solo al malessere generale. 
Le nuvole di casa sono in effetti sospette e fatte con materiale differente di quelle che hai lasciato dietro di te. 

Tu stesso sei stato tagliato da un diverso tessuto nebuloso, restituito, una rimanenza. Un incontro triste al chiaro di luna. Infelice di essere tornato, allentato in tutti i punti sbagliati. Un abito malfatto, uno strofinaccio consumato e logoro. 

Torni a casa, un extraterrestre, straniero. La forza di gravità della terra è uno sforzo ora raddoppiato, trascini i lacci bisunti delle scarpe e le tue spalle. La linea della preoccupazione sulla tua fronte più scavata. 

Torni a casa incupito, un pozzo inaridito, legato al domani con un fragile filo di... Comunque, ti rattristi nell'attacco dei giorni tutti uguali, tanto uno vale come l'altro. Be', comunque, sei tornato. Il sole va su e giù, come una puttana stanca. Il tempo è immobile come un arto spezzato e tu diventi vecchio. 

Nulla si muove, eccetto le correnti mutevoli del sale del tuo corpo. La tua vista s'indebolisce. Porti il tuo tempo con te. La grande balena azzurra, un'oscurità scheletrica. 

La tua vista è a raggi X, i tuoi occhi sono diventati fame. Torni a casa tua con i tuoi mutanti doni, in una casa di ossa. Tutto quello che vedi adesso sono ossa, solo ossa.

Pensierino


Quella matita in mano domani potrebbe avere conseguenze catastrofiche nell’immediato futuro ma siccome ci hanno insegnato che siamo in democrazia, sarebbe meglio chiamarla plutocrazia ma va bene lo stesso, ogni risultato andrà accettato anche se in certe terre, da sempre univoche, il possibile cambiamento potrebbe far rivoltare nelle tombe gli antichi padri; quello che stona è la corbelleria pro no referendario: dopo le classiche e costituzionali votazioni, alcune col 97% dei consensi, per mano di 71 pseudo politici pro Puttaniere e pro Cazzaro si è deciso di affidare al popolo sovrano ciò che la stragrande maggioranza dei parlamentari aveva votato. Bene da quel giorno non troppo lontano ad oggi sono fiorite le compagnie delle supercazzole, una grande arte italica, invocanti distingui, dogmi, sottigliezze atte a sconfessare ciò che si era politicamente deciso. E sentire soloni specializzati nel sopravvivere negli agii dorati, nella fabbrica di aria fritta sfornate brioche per allocchi, ha reso l’aria oltremodo irrespirabile. Non sapendosi a che attaccarsi l’hanno buttata in caciara alludendo che in caso di vittoria del Si, si alimenterebbe la ciurma d’incompetenti deturpanti la sagacia, la bellezza del nostro amato sistema politico, si proprio loro quelli che non rubano, gl’incapaci che non conoscono la parola tornaconto, quelli che hanno messo quella sciatta ragazza all’istruzione e che per colpa sua mancano i cancellini e i gessi, mentre prima quando c’erano quelli bravi, in dieci anni hanno tolto oltre cinque miliardi alla pubblica istruzione, ma loro appunto sono quelli capaci e soprattutto onesti. Se da un lato accetterò ogni risultato, dall’altro non riesco però a trattenere il mio personale vaffanculo a chi, maldestramente o perché baciato dal galoppante allocchismo, la pensi così!

Amaca di Serra

 

L’amaca
Fratelli Bianchi può bastare

di Michele Serra

Urge una moratoria delle foto dei fratelli Bianchi, quotidianamente e ovunque seminudi, con il muscolo turgido e l’occhio torvo a bordo di oneste piscine di provincia vissute come il set di American Crime , ma la metropoli più vicina è Frosinone, insomma… La loro sit-com non è la nostra, è stata concepita e girata per stupire la cerchia degli amiconi e le fidanzate (povere fidanzate, chissà se si sono rese conto…) ed è a loro e solo a loro che era destinata, ce ne sono a milioni su Facebook di fratelli e sorelle Bianchi, variamente pittati e variamente in posa per modesti pubblici di supporter, ognuno si iscrive al club che preferisce e poi liberi tutti. Ma sembra quasi che questi due abbiano vinto un premio, ammazzando un povero figlio innocente, il Premio Visibilità, venghino signori a vedere quanto siamo tosti, quanto siamo tatuati, quanto siamo cattivi, si veda come guizza il bicipite, come intimorisce il tatuaggio, come brilla la lente nera, come è imperioso il dito inanellato.
Avendone il tempo e la voglia si potrebbe anche spendere un poco di tempo a compatirli, ridotti come sono ridotti, purché non diventi un compatimento obbligatorio, di ogni giorno e di ogni pagina aperta, ed ecco a voi i terribili assassini di Colleferro, metà uomo metà pitbull, nemmeno al Circo Barnum si era osato tanto. Girare la testa dall’altra parte, almeno ogni tanto, sarebbe un segno di libertà, non tutti hanno voglia di essere il pubblico dei fratelli Bianchi e il fatto che i fratelli Bianchi, un pubblico così vasto, lo sognano da sempre, è un ottimo motivo per negarglielo.

venerdì 18 settembre 2020

Supplica



Dai votatelo vi prego! Dai che voglio assaporare il bene che farà! Poi lo voglio anche presidente del consiglio! Si non vedo l’ora! È l’uomo giusto! Votatelo vi prego! (Io purtroppo non ci riesco. Mi verrebbe un eczema allo scroto di proporzioni epiche!)


Ah bene, dunque!



Sicuramente sarà inadeguata, i banchi con le rotelle sono delle cazzate conclamate, ma dovessi scegliere... inoltre mi fa scompisciare la povera Gelmini che riesce ad avere la faccia come il culo, o viceversa, attaccando l’attuale ministra e dimenticandosi dei vergognosi, vomitevoli, tagli che lei e la confraternita pro Puttaniere misero in atto ai tempi della mefitica Era del Puttanesimo. In qualsiasi altro paese, una con una faccia da kulo come la sua sarebbe oggetto di intensi studi sociologici. Da noi invece parla agli allocchi!

Merabilia



“Quell’elemento che non possiamo inventare, che non è il compendio delle bellezze passate, quel dono veramente divino, l’unico che non possiamo ricevere da noi stessi, davanti al quale svanisce ogni creazione logica della nostra intelligenza, e che solo alla realtà possiamo chiedere: è un fascino individuale.”
Marcel Proust
#avederestemeravigliegodocomeunriccioerotomane;

Civiltà


Anni fa uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra.
Ma non fu così.
Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale se ti rompi una gamba muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca.
Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.
Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia.
(Ira Byock)

mercoledì 16 settembre 2020

Chiudendo gli occhi

 


   Esattamente cinquant'anni fa, il 16 settembre 1970, in questo locale il Ronnie Scott's Jazz Club di Londra, un uomo, anzi, sarà meglio chiamarlo subito con il suo nome: un genio assoluto, il profeta del Rock, l'incarnazione dell'Arte trasposta nelle sue affusolate dita animate dal nettare dell'Olimpo, al secolo Jimi Hendrix, tenne il suo ultimo concerto, essendosi lì recato per salutare Eric Burdon, ex cantante degli Animals, e a quel tempo impegnato nel nuovo progetto con i War. Il Fato dunque decise quella sera di elargirci l'ultimo cammeo, andato perduto ed introvabile assieme al relativo bootleg. Chi ebbe la fortuna di ascoltarlo narra del visibilio dei presenti, difronte al più grande chitarrista rock della storia di questo pianeta (perché sono certo che se vi fossero altri mondi abitati il rock regnerebbe pure lì)

Stasera quindi con un buon sigaro in mano ed un rum nell’altra, chiuderò gli occhi ricordando Jimi corroborato da uno dei suoi brani, a caso, tanto son tutti eccezionali.

In suo nome


Non era rubicondo, né paonazzo e neppure “talarato” come tanti colleghi impegnati più o meno in intrugli mnemonici pregni di latinorum. Don Roberto Malgesini era secco come un’acciuga, fuori dai tanti schemi pulsanti di turiboli ed incenso, lui era conscio della promessa e per niente turbato dal misterioso fuoco che inspiegabilmente non lo consumava pur ardendogli nel petto, e per questo sfidava il pensiero comune, che di comune non ha più nulla se non la totale desertificazione degli animi e della socialità, perseguendo la sua missione in virtù ed in vista del Premio. 
Quali sconvolgimenti delle abitudini consolidate come il corrersi dietro circolarmente senza un perché, può provocare la notizia che oggi su queste terre una volta frenetiche ed inusuali, possiamo toccare, vedere, avvicinarci ad un martire? Che sconquasso provocherà l'assassinio di don Roberto nelle placide distese zuccherose che abbiamo lasciato ci preparassero per "amacare" il tempo, oziosamente, in attesa di una fine naturale che idealmente procrastiniamo sempre più, tra lifting e quant'altro? 
La corona dei martiri, il sacrificio finale, totale, per il Regno. Che succede? Non vorrete mica credere ancora a queste panzane? Certo, era un brav'uomo, ma se invece di girare se ne fosse stato in canonica sai quanto ancora avrebbe campato? 
C'è qualcosa di stordente in questa storia, quasi non si riesce neppure a prendersela con il suo assassino, tanto è la percezione del soave, dello stordente, dell'incredibile, della concretizzazione di quelle parole mandate al catechismo giù a memoria come le pilloline con lo zucchero "Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà" Lc 9, 22-25. Perdere la propria vita? Ma stiamo scherzando? E per cosa poi, per salvarla? Ma di che cosa stiamo parlando? 
Il martirio di Don Roberto risveglia molti cuori, tra cui il mio. Un gesto, un episodio di violenza ribaltante, sminuzzante le concezioni filosofiche attuali, un rombo nel silenzio degli smartphone, un grido alzante migliaia di volatili, un'immersione nel mistero che molti di noi cercano invano di allontanare. 
Esempi, stordimenti, annunci, concetti inauditi, premi, regno. 
Fai buon viaggio don Roberto! E grazie!         

Urliamo il nostro SI!!


mercoledì 16/09/2020
Arresti referendari

di Marco Travaglio

Tetragono sul Sì fino all’altroieri, confesso che inizio a titubare. Più passano i giorni e più il fronte del No si popola di personaggi di preclara moralità che mi inducono a ripensarci. Come si fa a votare Sì quando Silvio B. (4 anni definitivi per frode fiscale, senza contare il resto), Roberto Formigoni (5 anni e 10 mesi per associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito), Paolo Cirino Pomicino (1 anno e 10 mesi per finanziamento illecito e corruzione) e Vittorio Sgarbi (6 mesi e 10 giorni per truffa allo Stato e falso) tifano No? Vabbè, faccio finta di niente. Poi però mi imbatto, sul “Riformatorio”, in uno straziante appello dei “socialisti per il No” contro “questo taglio reazionario” e “illiberale che ha in sé l’indebolimento dello Stato di diritto”. Tra i firmatari, i migliori ragazzi dello Zoo di Bettino. Nel ramo incensurati, spiccano Acquaviva, Boniver, Cazzola, Cicchitto (la tessera P2 numero 2232 che combatte i “tagli reazionari” è sempre uno spasso), Covatta, Bobo Craxi & C. Segue la sezione pregiudicati (per tacere dei prescritti e dei miracolati): Carlo Tognoli (3 anni e 3 mesi per ricettazione), Paolo Pillitteri (4 anni per corruzione), Stefania Tucci vedova De Michelis (3 anni definitivi per la maxitangente Enimont), Beppe Garesio (8 mesi per corruzione e finanziamento illecito), Luigi Crespi (6 anni 9 mesi in appello per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, annullati dalla Cassazione per ridurre la pena dopo la controriforma Renzi), a cui Bobo ha voluto aggiungere la buonanima di papà Bettino che “se fosse vivo voterebbe No” (10 anni definitivi per corruzione e finanziamento illecito). Più che un appello, un’ora d’aria.

Sempre sul Riformatorio, un altro giovane virgulto garofanato, Claudio Martelli (8 mesi per finanziamento illecito, più una condanna prescritta per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano), annuncia coram populo il suo No e subito i Circoli de l’Avanti! (da lui stesso diretto) lo candidano a presidente della Repubblica. Totale: 52 anni e 10 mesi di reclusione. Come non essere della partita? Mentre pencolo fra il Sì e il No, un altro giureconsulto di chiara fame s’aggiunge a nobilitare il fronte del No: Attilio Fontana, sgovernatore di Lombardia, per ora solo indagato e dunque incompatibile con gli appelli di cui sopra: “La nostra Costituzione è equilibrata e ha una serie di pesi e contrappesi” (purtroppo insufficienti a metterci al riparo da lui), “per cambiarla è necessario farlo in maniera assolutamente serio (sic, ndr)”. Quindi mi sa che è meglio rinviare il referendum in attesa che la Costituzione la riformi lui in maniera assolutamente serio: a quattro mani con Gallera. O con suo cognato, alle Bahamas.

martedì 15 settembre 2020

Alle armi della ragione!

 Daiiii, guardiamoci intorno, daiii che oramai non ci fa più effetto, ammettiamolo dai, ci stiamo emancipando, stiamo arrivando alla maturità, non entrano in noi le sirene babbane!

Prendiamo ieri: l'inizio della scuola! Dio mio che tragedia, che disorganizzazione, oggi Repubblica, ops! - il GiornaledellaFamigliaAgnellichepagaletasseinOlanda - spara il titolone, si il solito attacco a Conte, a questa maggioranza, alla ciofeca per ciufoli che è diventato questo ammasso di carta un tempo faro delle libertà! 

E' stato un disastro ci dicono: mancano banchi, mancano professori, bidelli, gessi. Ma non dicono le percentuali dei siti ove tutto è filato liscio come l'olio. Non ci dicono che questa situazione mai e poi mai si era verificata nei secoli scorsi. In pratica stiamo, dovremmo insieme, affrontare l'emergenza. Ma non è così: ci sono i golosi della torta da 200 miliardi prossima a venire, capitanati da quell'illuminato di Carlo Bonomi  - Confindustria - che vorrebbe pure i contratti non contenenti aumenti salariali e, forse, anche un po' di culo e una fiaschetta d'olio. E poi a seguire tutti coloro che sognano di affossare Zingaretti per abbattere Conte ed avere un nuovo segretario occhieggiante la destra, la tanto amata destra. Come ai tempi del Bischero che tra l'altro, visto il 2% di share vorrebbe pure rientrare, con la sua truppa!!!

Daiiii, non molliamo la presa! Oramai ci fanno tutti un baffo! 

Besos!

Aggrotto incredulo!

 


Giuro che se non fosse il presidente degli Stati Uniti provvederei a tutelarlo in qualche zoo per far comprendere alle generazioni future quali danni provochino la totale assenza di sinapsi in un essere umano! 

Ma siccome è e, probabilmente, sarà per altri quattro anni il burattino al servizio della corporazione più potente al mondo, l'industria bellica americana, ne consegue che il suo popolo sia in maggioranza formato da asintomatici babbani! 

Daniela e il reflusso


martedì 15/09/2020
Bonaccini, così insensato da poterci pure riuscire

di Daniela Ranieri

Apòta, dal greco ápotos, “che non (se la) beve”. Allora: c’è questo presidente di Regione, chiamato come tutti i suoi colleghi spiritosamente “governatore” (una di quelle parole, insieme a “premier”, usate per designare figure che non esistono nel nostro ordinamento e a cui pian piano ti abitui, così quando introducono di soppiatto la norma che istituisce il referente di quella parola nessuno se ne accorge), Stefano Bonaccini, che va alla festa dell’Unità di Modena e fa un intervento il cui passaggio più notevole è questo: “Renzi e Bersani rientrino pure! Il Pd non può restare al 20% se vuole vincere le elezioni e battere le destre”. Seguono analisi, calcoli, proiezioni, vaticini, pareri pro e contro, tutti delibati e assaporati con gusto sui principali quotidiani, per i quali Bonaccini, per aver battuto la Borgonzoni in Emilia Romagna (grazie anche a un gran lavoro d’immagine, al sostegno della Lista Coraggiosa e persino alle Sardine) è una specie di Obama sotto steroidi che scalpita dietro al palcoscenico della politica nazionale. E qui entrano in gioco gli apòti, tra i quali rispettosamente ci annoveriamo.

A prenderla sul serio, la “proposta” di Bonaccini, che sarebbe rimasta una boutade se non fosse stata prontamente e orgogliosamente respinta dai renziani di prima linea come Rosato, mira a far crescere il Pd dall’attuale 20% mediante il reinnesto di uno che l’aveva portato al 18, ne era uscito convinto di avere da solo il 40, e adesso è dato intorno al 2. Non solo: dovrebbero rientrare pure quelli che, come Bersani, Speranza e altri, ne erano fuggiti – insieme a qualche milione di elettori - proprio perché c’era Renzi, cioè per evitare di assistere alla devastazione del partito perpetrata quasi scientificamente da quella compagine e in definitiva per dissociarsi da qualsiasi pensiero, parola, opera o omissione riconducibile all’era renziana.

L’idea è talmente insensata che potrebbe avere qualche chance di essere realizzata, anche perché i giornali anti-governativi se ne sono subito innamorati, e tra le righe ne parlano come di un’astuta strategia di ritorno alla vocazione maggioritaria del centrosinistra al nobile scopo di battere i populismi, mentre su tutto aleggia la figura aspirazionale di Bonaccini, pseudo-candidato non si sa da chi a subentrare a Zingaretti in qualità di neo-Renzi della Bassa (è proprio vero, la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa), nuovo salvatore della patria nel caso dovessero andare male sia il referendum che le Regionali (“Dietro le quinte” scrive il Corriere “si continua a ipotizzare il nome di Bonaccini per avviare una rifondazione”).

Non fa una piega: se le Regionali andranno male, Zingaretti andrà abbattuto e sostituito con un “governatore” che farà rientrare nel Pd colui che avrà contribuito a farle andar male, correndo platealmente contro il Pd, candidando proprie pedine in Liguria, Veneto e Puglia (dove candida Scalfarotto senza alcuna speranza, giusto per il gusto di togliere un po’ di voti a Emiliano). Mentre ad Articolo1, che dappertutto sostiene il Pd, con cui è al governo, verrebbe concesso di portare i suoi voti in dote in questo bislacco matrimonio d’interesse che a breve riporterebbe il Pd al 18% o peggio.

Tutto va bene, si dirà, per impedire a Salvini e Meloni di andare al governo. Certo, come no. E però il rifiuto di bersela impone l’obbligo di considerare che questo della destituzione di Zingaretti, con un bel congresso finto e il corollario della fine dell’alleanza di governo, è il sogno proibito dell’establishment, lo stesso che fa campagna per il No al referendum con indifferenza per il merito dello stesso, piuttosto con la deliberata intenzione di far cadere il governo, al momento l’unica alternativa reale al governo Salvini, dato che l’uomo dei sogni più sfrenati, Draghi, risulta indisponibile. Pure l’ossessiva pretesa di ricorrere al Mes (unici insieme alla florida Cipro) da parte di giornali, di “alleati” e apertis verbis dello stesso Bonaccini, che per esso si dice “disposto anche a mettere in discussione l’alleanza coi 5Stelle”, pare un modo per logorare il governo o magari rimpastarlo espellendo i grillini, ostili al Mes, e mettendoci dentro gente di Forza Italia e/o Italia Viva, tanto fa lo stesso, e spedendo a casa l’odiato e però popolarissimo Conte. Così l’operazione Bonaccini avrebbe un senso, non come vogliono farcela bere. È indicativa una frase dello stesso

Bonaccini: “Il Pd deve costruire intorno a sé un nuovo centrosinistra, per batterli devi fare un programma per qualcosa”. Già, ma cosa? A parte questo Tetris coi pezzi di scarto della politica italiana (che non entrerebbero in Parlamento con uno sbarramento al 3%) e i selfie motivazionali da mental coach, che cosa farebbe questa rifondazione?