È arrivata!


Altro giro altra corsa! L’uscita mattutina sentenzia che Sora Estate è all’uscio, partono i preparativi: lo zainetto riposto l’altr’anno con ancora rimasugli settembrini, granelli di lido inclusi, molto scocciato ritorna in auge, con i sigari dimenticati e trasformatisi in cubani stagionati; la depilazione della schiena, una tosatura in piena regola, il costume classico, il cuscino sempre più difficile da gonfiare causa paglie a gò gò, le ciabatte, i libri dimenticati e soprattutto il cambio stagionale, un rito innervosente un bonzo stagionato, con i commenti tipo “ma questi non te li sei mai messi!” - la riscoperta di abiti sconosciuti, la naftalina che saluta i maglioni destinati al letargo. Fuori al semaforo t’accorgi di loro: i centauri che si materializzano da ambo i lati e i ciclisti, cicaleggianti in coppia a centro careggiata, infondenti in te la voglia di possedere l’auto di Bond con quei tastini liberanti razzi terra aria. Insomma: cuori in alto, braghe al vento! È estate! (Anche se qui a Marinella sembra più autunno in Islanda, con stokkazzo di vento che alluperebbe quelli di Luna Rossa! Ma fa lo stesso!)

sabato 29 maggio 2021

Lettera quasi aperta

 


Bibitaro,
credo anch'io che mettere alla gogna dei presunti innocenti sia improvvido e merdace, termine questo che non esiste ma rende l'idea.
Occorre però distinguo: s'evince infatti la tua smania di boiardaggine, di quel conformismo tipico di chi spera, ansimando, di rimaner perennemente lassù, nell'habitat naturale di coloro che di politica han fatto mestiere e sperano nell'eternità del malloppo mensile, sottratto alla ragione e alla dignità.
Altro tema: non conosco la storia di questo Uggetti, sono a lui vicino nel caso fossero vere le ragioni della sua assoluzione. Leggo però su uno dei pochi quotidiani indipendenti, perché non proprietà di banchieri, faccendieri, plutocrati, raptotecnocrati, farmacisti, astronauti, linotipisti, ossia il Fatto Quotidiano, alcuni punti a firma Gianni Barbacetto alcune informazioni al proposito, che se risultassero non vere ovviamente darebbero il via a querele e quant'altro, che brevemente riporto:
- Ma i fatti, i nudi fatti, come si sono svolti, al di là delle qualificazioni giuridiche e delle altalenanti sentenze? L’arresto del sindaco, chiesto dal pubblico ministero in base a denunce e intercettazioni, fu concesso dal giudice perché Uggetti stava cercando di distruggere le prove e inquinare le indagini. Era accusato di aver truccato un bando d’appalto comunale per favorire un’azienda chiamata addirittura a partecipare alla stesura del bando: una gara self-service. Aveva poi fatto pressioni su una funzionaria del Comune, Caterina Uggè, che gli aveva detto che non se la sentiva di forzare le norme e poi era andata a denunciarlo. Quando poi lo avevano avvertito di essere sotto indagine, Uggetti si era presentato dal comandante locale della Guardia di finanza per chiedere un trattamento di favore. Non avendolo ottenuto, si era dato da fare per cancellare le prove dal suo pc e dal telefono: “Estrai tutti i documenti e formattali!”, ordina (intercettato). Non ci riesce e viene arrestato. Il gip scrive che il sindaco dimostra, nelle intercettazioni e nelle testimonianze, una “personalità negativa e abietta”, “proterva” e “spregiudicata”. Truccava appalti, intimidiva la funzionaria che non lo voleva assecondare, aveva a disposizione talpe che lo informavano sull’indagine, chiedeva un occhio di riguardo al comandante della polizia giudiziaria, provava a distruggere le prove. Dopo il suo arresto, i 5 Stelle chiedono che si dimetta da sindaco. E lui lo fa, anche perché ammette le sue colpe, confessa che sì, ha truccato la gara: ma solo per il bene della città, aggiunge a sua discolpa. - (Gianni Barbacetto - Fatto Quotiano)
Quindi Bibitaro, ti invito a non confondere, a non miscelare, a non apparire simbolo di un nuovo buonismo per la solita missione di inamovibilità.
Uggetti è stato assolto perché il fatto non sussiste. Bene! Giusto ammettere colpe per giustizialismo affrettato. Occorre però attendere le motivazioni della giuria e il terzo grado di giudizio. Ma soprattutto abbattere quella ritualità squallida che permette a tanti lorsignori di sfangarla sempre tra prescrizioni, ricoveri, avvocatoni, stampa amica, cavilli e azzeccagarbugli. Ci siamo infatti rotti le palle del perbenismo che probabilmente ti vedrà protagonista assoluto dei prossimi lustri, Bibitaro.

Amaca


Rivalutare il conformismo

di Michele Serra
Un paio di incontri ravvicinati con persone convinte che il Covid sia una truffa del potere e sorridevano della mia mascherina e della mia recente e sospirata prima vaccinazione - mi hanno fatto capire una cosa che non avevo capito prima. La molla che li agita non è affatto la grullaggine. È il suo contrario. È il culto della (loro) intelligenza, che li solleva di qualche palmo dalla (nostra) mediocrità. Ci considerano pecoroni, creduli sudditi della dittatura sanitaria, schiavi congeniti di qualunque gerarchia.
Loro invece non la bevono. Sanno leggere tra le righe, a differenza di noi minchioni che leggiamo solo le righe. Hanno fonti di informazione “indipendenti” che noi nemmeno ci sogniamo. Sono il pensiero acuto che si distacca dal pensiero ottuso.
Camminano parecchi metri sopra la linea del nostro encefalogramma piatto. In breve: ci disprezzano, nella migliore delle ipotesi ci compatiscono.
Non si ha idea di quanti siano. Certamente una minoranza, ma una minoranza corposa: qualche milione di persone. In una certa misura è necessario ringraziarli. Ci ricordano che l’anticonformismo (in sé, un valore) può diventare una condanna. Quando è ben speso libera la mente, quando è speso male la imprigiona, e riduce a macchiette presuntuose e spesso ridicole (c’è qualcosa di più ridicolo che negare l’esistenza del Covid?). C’è soprattutto una spaventosa mancanza di umiltà, nei negazionisti. Per il terrore di essere “come gli altri” accetterebbero qualunque panzana, purché “controcorrente”, purché li faccia sentire scaltri in mezzo a un mare di sciocchi. Parlare con loro fa rivalutare il conformismo.

Molto Coraggio!



In effetti ne servirà molto di Coraggio per votarvi! Dopo “Forza” e “Viva” la povera Italia deve trovare “Coraggio” per sopportare tali personaggetti! (cit.)

giovedì 27 maggio 2021

Ciao Carla!

 


Probabilmente per salutare una dea di sì tanta grazia, occorrono le stesse parole pronunciate al tempo da un critico per il commiato ad un altro top del ballo, di un altro genere ma pur sempre immortale, Fred Astaire: "Era nata dall'amore tra una rondine e il vento"

Buon viaggio, al solito leggiadro, Carla!  

Spunto per...


Prendo spunto dall'assoluzione definitiva della sindaca di Roma per ruminare attorno al vomitevole cicaleccio, ora silenzio, che ha caratterizzato questi ultimi mesi avvolti dalla tragedia pandemica: chi ricorda il periodo attorno alla fine dell'anno scorso, quando ancora in tolda vi era la Persona per Bene, al secolo Giuseppe Conte? Gli inauditi attacchi alla sua presunta dittatura - come non far riemergere la merdosa cagnara dei giornaloni attorno ai famigerati, per loro, DPCM? Quelle nenie mefitiche che scatenarono le accuse di protagonismo, assolutismo, azzeramento delle funzioni del Parlamento, con lui, come non ricordarlo, il Carlo Bonomi di Confindustria che trafiggeva continuamente ogni, a suo dire, malefatta del precedente governo, che non si voleva inchinare ai dettami dell'organizzazione industriale? 

Senza contare la campagna mediatica folle contro Virginia Raggi: incompetente, inaffidabile, si deve dimettere perché verrà condannata... etc etc 

A dirigere gli assalti c'erano i soliti noti: il Cazzaro, Bonomi e, soprattutto, il Bomba. 

Solo gli imbecilli non capivano che tutto, ma proprio tutto, ruotava attorno alla Tortona Europea di 200 miliardi. Sarebbero infatti finiti in mani sbagliate, per loro, con rischi per la tenuta del modus fagogitante da sempre marchio del Casato Onnivoro presente sul nostro suolo da tempo immemore. 

Ma tutto si è ovattato con l'arrivo del Dragone! Il Parlamento è ridotto ad una Villa Serena qualsiasi; le decisioni vengono prese dal Premier e pochi intimi, il consiglio dei ministri, minuscolo perché anch'esso ha ridotto di molto il proprio potere, ha un ruolo di passacarte. Tutto viene deciso con l'imprimatur del mefitico Bonomi e della sua congrega. 

Ed attorno regna il silenzio: scomparsi gli attacchi ai 5 Stelle, anch'essi ridotti ormai a turisti della domenica, tonni inscatolati nelle scatole che avrebbero voluto aprire. Il PD prova a dire qualcosa di sinistra, venendo deriso dal coro generale, capitanato dal Capitano Cazzaro di 'sta ceppa, e di tutti coloro che sognano un ritorno fulmineo al prepandemico, l'oramai noto sistema tecno-rapto-pluto-finanziario. 

I segnali ci sono tutti: via libera ai licenziamenti, ulteriori smussamenti al diritto al lavoro in sicurezza, il probabile sdoganamento dei subappalti che impoverirà il lavoro di quelle norme di sicurezza basilari per depontenziare le stragi di uomini e donne sottopagate e, in molti casi, stipendiate in "nero". Senza contare che la manovra occulta di impiegare poche persone nei controlli, siano essi di natura tecnica o fiscale, continuerà ad essere mantenuta, visto gli "ottimi" risultati raggiunti in tutti questi anni, vedasi i 120 miliardi annualmente evasi e gli assassinii di poveretti costretti a lavorare senza protezioni.   

Tutto tornerà come prima, forse peggio. La domanda che sgorga dal cuore è la seguente: cosa minchia ci stanno a fare nella coalizione PD e M5S? Perché non se ne vanno sbattendo la porta? 

E per ultimo: nessuno ricorda come era prima Roma, impregnata di mafia e di parentadi assunti per non fare una mazza. Nessuno ricorda il modus operandi di affidare lavori con contratti scritti sulla carta della focaccia che ha creato deficit spaventosi nella Capitale? Tutti impegnati a lanciare strali alla Raggi, che in questi cinque anni ha cercato, in parte riuscendovi, di riportare la legalità nel comune di Roma. 

Ora che è stata assolta, costituisce un pericolo serio per il ritorno alla "normalità." Come si potrebbe infatti tornare a far contratti all'ombra di una coda alla vaccinara se venisse rieletta? Bel quesito a cui nessuno, neppure i pentastellati in vacanza foraggiata, pare aver voglia di rispondere. 

Tutto questo accade in Alloccalia, terra tormentata e tornata in mano alle solite bande truffaldine, per il sollazzo di pochi.


Antò!

 

Massimo ribasso, minima sicurezza: sai che impresa…
di Antonio Padellaro
Nel leggere l’accusa per gli arresti di Stresa – avere manomesso i freni d’emergenza per non bloccare l’impianto, e avere dunque provocato la tragedia del Mottarone – insieme al disgusto mi è venuta in mente questa frase: l’Italia del massimo ribasso. Procedura che probabilmente non c’entra nulla con la criminale decisione d’inserire sulla funivia il letale “forchettone” (termine molto italiano), ma che molto invece ha a che fare con quella cultura, diciamo così, d’impresa, che pur di aggiudicarsi un appalto – o di garantirsi gli incassi di giornata – non bada a spese. Nel senso che riduce i costi all’inverosimile, comprimendo i salari e favorendo il lavoro in nero.
Ma è soprattutto sulla minima sicurezza che si rivale il massimo ribasso, come dimostrano i numeri assurdi degli infortuni sul lavoro: 554.340 denunciati all’Inail nel 2020, leggermente in calo nell’anno della pandemia, ma con 1.270 morti, più 16,6% rispetto al 2019. Senza contare il problema delle infiltrazioni mafiose che nella deregulation trovano sempre un terreno più che fertile. Principio quello di risparmiare su tutto il risparmiabile sul quale si preferisce non sottilizzare troppo nel momento in cui l’Italia riprende a camminare. Infatti, se qualcuno prova a obiettare che la giusta necessità di accelerare il processo produttivo, evitando le lungaggini burocratiche, non può avvenire a discapito dell’incolumità dei dipendenti e degli utenti, apriti cielo. Nel migliore dei casi le osservazioni prudenziali sulla indispensabile incolumità delle persone saranno catalogate come “ideologiche” (ovvero stataliste e dunque anti-industriali). Come se chiedendo verifiche più rigorose avessi parlato male di Garibaldi.
Speriamo che dopo le aspre critiche di sindacati, Pd e sinistra sulla bozza del decreto Semplificazioni – con costi abbattuti in eccesso, subappalti a volontà e controlli affidati ai controllati – non si debba un giorno parlare del governo Draghi come del governo del massimo ribasso. E che l’auspicata ripresa non debba mai più consentire che le vite umane siano giocate sulla ruota della fortuna. Fino a quando succede che un cavo si spezza.

mercoledì 26 maggio 2021

Sinonimo

 


ZoffBurgnichFacchetti è da sempre il sinonimo di chiusura, di serrata, come dire "da qui non si passa!" Se ne è andato Tarcisio la Roccia, un baluardo calamitante garretti, perno di quella difesa che tanto piaceva in quegli anni favolosi, tanto belli e mai gracili, lontani anni luce da personaggetti fagocitanti risorse alla Raiola per intenderci. Fu lui a tentare di contrastare il Calcio nella Disfida Maxima Atzeca, allorché l'inviato degli dei col numero 10 stampato in schiena su sfondo giallo oro, staccò da terra al 19' per abbattere le normali leggi gravitazionali sospendendosi nel vuoto, in attesa della sfera, poi insaccata come la prima delle quattro pere che portarono i brasilierio ad agguantare per sempre la Rimet predecessora dell'attuale Coppa du Mundo. Fu lui che, pur essendo un ottimo saltatore, arrancò sino ad arrivare in zona collottola, col braccio disteso, del Re Do Nascimiento.

Era sì un coacervo di durezza, ma restò sempre leale, perseverante, serio. 

Tarcisio la Roccia non avrebbe potuto giocare nel calcio d'oggi, non tanto per la velocità, quanto perché non avrebbe oltremodo sopportato la becera recitazione in campo degli attuali sbilenchi attori, che appena toccati ululano e gemono come se venissero mannaiati. 

Probabilmente avrà riso di cotanta cristalleria, abituato com'era a ricevere ed assestare inauditi colpi mai privi però del rispetto per l'avversario. 

Riposa in pace Roccia!    

Lavoro Travagliato

 

Vi serve un disegnino?
di Marco Travaglio
C’è chi le cose le intuisce subito, chi dopo un po’ e chi mai. Eppure non era difficile capire perché Conte non doveva gestire i soldi del Recovery Fund che lui stesso (non la Von der Leyen o la Merkel, come raccontava l’altroieri a Ottoemezzo quel furbacchione di Bernabè, insieme a varie balle sui vaccini) aveva portato a casa il 21 luglio: perché il suo governo non obbediva a Confindustria e agli altri padroni del vapore, tutti puntualmente tornati a trafficare dopo la sua caduta, ben nascosti dietro il supercurriculum di SuperMario. Il bello è che molti continuano a non capirlo neppure ora che i Migliori hanno gettato la maschera. Non basta nemmeno che si parli di Paolo Scaroni – che nel ’96 patteggiò 16 mesi per le tangenti Techint al Psi in cambio di appalti Enel – alle Fs al posto dell’incensurato Battisti. Né che sia sufficiente un titolo del Sole 24 Ore contro il ministro Orlando – accusato di “inganno” per la proroga del blocco dei licenziamenti, annunciata in conferenza stampa con Draghi – per indurre il governo all’immediata retromarcia al fine di non contrariare troppo il padrone delle ferriere Carlo Bonomi, che si crede pure il padrone del governo e in effetti lo è.
Questo curioso esemplare di imprenditore senza impresa (non ne ha neppure una) si permette di accusare di “imboscata” il ministro del Lavoro senza che nessuno – tipo il premier – lo rimetta al posto suo. Silenzio di tomba, a parte la solidarietà a Orlando da un frammento del suo partito e da Patuanelli e le proteste dei tre leader sindacali (bentornati sulla terraferma: due mesi fa erano tutti a cena chez Brunetta, ora è arrivato il dessert). Cosa deve ancora accadere perché i giallorosa prendano atto di far parte non di un governo di unità nazionale, ma di centrodestra, dove comanda la minoranza Lega-Forza Italia Viva e la maggioranza M5S-Pd-Leu si limita a metterci i voti? Oggi, se tutto va bene, la Commissione di Indecenza del Senato, che ha già restituito il vitalizio ai ladri, lo ridarà anche agli ex senatori, per ribadire la prima legge della Restaurazione: la legge è uguale per gli altri. Nel 1993, per 4 autorizzazioni a procedere su 5 contro Craxi negate dalla Camera al pool di Milano, il Pds ritirò i suoi ministri dal neonato governo Ciampi. Non perché il voto della Camera fosse colpa del governo, ma perché Occhetto e persino Rutelli ritennero che allearsi con partiti che calpestavano il principio di eguaglianza fosse complicità. Ci pensino, 5Stelle, Pd e Leu, se oggi i loro alleati forzaleghisti compieranno l’ennesimo scempio sui vitalizi. Nel ’93 il governo Ciampi stava in piedi anche senza il Pds, mentre il governo Draghi senza i giallorosa va a casa: quando si ricorderanno di essere la maggioranza, sarà sempre troppo tardi.

martedì 25 maggio 2021

Si riparte!

 


Mentre il budinone con i soldi attorno alla propria immensa panza continua a dettar legge per i propri porci comodi, leggasi pure "Procuratore delle mie gonadi", quest'aria di festa multistellare per il ritorno alla casa della CoppaconleOrecchie è infastidita dall'inaudita ed improvvida gesta dirigenziale di far arrivare a scadenza di contratto il Portierone a volte Donna ed altre Paper Rumma, senza minimamente ricorrere a rinnovi lampo in grado di lenire la partenza col fresco contante.
Ma l'arrivo di Mike - che ho sempre preferito al Paper sia per continuità che per saracinesca abbassata - ridesta antichi bollori mai affievoliti dal tempo. L'appuntamento con la storia, caro Mike, ha già sede, San Pietroburgo, e data: 28 maggio 2022. Ventottomaggio... ventottomaggio... stesso giorno della Madre di tutte le imprese, anno 2003, il rigore di Sheva.... contro quei poveretti oggi osannanti coppette più innocue di un ragionamento della triade. Non disfare le valige Mike che San Pietroburgo è vicina!

L'Unico Travagliato

 

C’è un’aria
di Marco Travaglio
In quest’arietta da regimetto, non nuova peraltro nel Paese con l’intellighenzia più serva del mondo, sta passando l’idea che i partiti debbano stare a cuccia e lasciar fare tutto a Draghi, il nostro Ronaldo (che peraltro ha appena trascinato la Juve al minimo storico del decennio). Ogni proposta è bollata come un fastidioso disturbo al Manovratore, ogni protesta come un sabotaggio delle magnifiche sorti e progressive dei Migliori e dai giornaloni si levano moniti contro i partiti che “piantano bandierine”. Prima che la sindrome di Stoccolma renda le forze politiche ancor più paralizzate e afasiche di quanto già non siano, è il caso di ricordare a lorsignori alcuni fondamentali della democrazia parlamentare: Draghi e i suoi tre o quattro “tecnici” non hanno mai preso un voto, diversamente dai partiti. E alle prossime elezioni, verosimilmente, Draghi siederà sul Colle o su qualche altra poltrona oppure a casa, mentre a chiedere i voti agli elettori saranno i partiti. Il governo esiste in quanto e finché il Parlamento gli dà la fiducia. Ciascun partito è liberissimo di votarla o di negarla in base a quello che il governo fa. E non c’è “Europa”, o suo improvvisato portavoce, che possa dire ai rappresentanti del popolo cosa devono fare.
Semmai è Draghi che dovrebbe pensarci mille volte prima di mettere le mani sulla Rai e sulle altre partecipate di Stato senza consultarli. Quanto ai miliardi del Recovery, peraltro procacciati dal governo precedente, arriveranno in base al Piano presentato alla Ue (per il 95% copiato da quello di Conte e per il 5% modificato in peggio) e alle riforme promesse su giustizia, lavoro, ambiente, burocrazia. Ma non le decide l’Europa e nemmeno il governo: le decide il Parlamento, libero di votarle o bocciarle o modificarle in base ai programmi e alle aspettative degli elettori dei vari partiti. Se i 5Stelle vogliono il salario minimo e il sorteggio dei togati del Csm e non vogliono la prescrizione, la separazione delle carriere, l’azione penale discrezionale, l’abolizione del codice degli appalti e altre deregulation foriere di stragi tipo Morandi e Mottarone, nessuno può obbligarli a votare l’opposto in nome di presunte urgenze europee o esigenze di unità nazionale. Lo stesso vale per Pd e Lega&FI sulla tassa di successione. I partiti non solo possono, ma devono “piantare bandierine”, cioè combattere le battaglie promesse agli elettori, anche a costo di disturbare i manovratori senza elettori. Se troveranno buoni compromessi per le famose “riforme”, bene. Sennò si saluteranno, manderanno Draghi al Quirinale o dove vuole lui, e torneremo a votare per chi pare a noi. Non alla fantomatica “Europa”, che fra l’altro non ha fra i suoi compiti quello di insegnarci a votare.

Amacamara

 

L’amaca
L’uomo delle bottiglie di plastica
di Michele Serra
Se non altro, la storia del migrante africano che approda a Gibilterra aggrappato alle bottiglie di plastica, senza scomodare la compassione e la solidarietà (per carità, tutte stronzate buoniste!) potrebbe emozionarci dal punto di vista dell’avventura e della performance: c’è fior di fatturato, sapete, attorno a queste cose.
Dunque sei o sette bottiglie di plastica vuote, legate insieme non si sa bene come. La più povera delle zattere, il più nullo dei navigli, e via in mezzo alle onde. Abbiamo già il rafting, il canoing, il river bugging, vogliamo aggiungerci, per piacere, anche il sea bottling?
È il massimo dell’avventura! Il freddo, l’acqua salata che vi entra in bocca e nel naso, la paura di annegare, le mani che scivolano sulla plastica, e all’arrivo sulla spiaggia, felici dell’approdo, un picchetto di gendarmi europei che vi sloggiano.
Sono esperienze che andrebbero vissute.
Tanto per sapere quali straordinari rischi ancora ci riserva, il mondo, quanto ingannevoli siano il tepore dei letti e la pancia piena. Potete scegliere tra varie discipline sportive: c’è “a piedi nudi nella neve in Bosnia con un bambino al collo” ( snow walking). C’è “in cento su un gommone bucato che potrebbe reggerne dieci” ( boat testing). Oltre, ovviamente, all’audace percorso indicato dall’uomo delle bottiglie di plastica, che meriterebbe, da solo, una serie sui canali dedicati alla sopravvivenza nella natura selvaggia.
Possibile che non ci sia qualche start-up, qualche giovane manager brillante, che non sappia cogliere, nella migrazione, le ricadute positive sul business? Così che il fenomeno, che tanto ci impiccia, diventi infine perfettamente sintonico con i nostri gusti e i nostri consumi?

Montappone chi era costui?

 


Ferma tutto! Ci dev'essere sicuramente un equivoco! Montappone? Dai non scherziamo! Ho giocato bovinamente la mia schedina per mesi, che dico mesi: lustri! Ho stretto accordi personalmente col Fato, ovvero che non avrei totalmente goduto della vincita ma avrei provveduto a distribuirla come dev'essere. Ho sognato, pure ad occhi aperti, il giorno della rivincita, lo sfanculamento necessario di molte castrazioni subdole provate quotidianamente nei vari ambiti che la ritualità impone in questa società sì confatta per un allocchismo generalizzato. 

Caro amico di Montappone! Ci deve essere sicuramente un errore. Rivendico la vincita in base agli accordi presi con gli avamposti della dea, che da quando ho iniziato a leggere la Divina non ho più martoriato con le mie richieste e, soprattutto, con gli strali a lei inviati in tempi oscuri, quando la ritenevo responsabile delle molte ed irritanti situazioni in cui, a volte ci ricasco pure, sono certo di essere ripreso per un futuro programma d'intrattenimento su Discovery incentrato sulle mie disavventure. 

D'altronde il Poeta è chiaro al riguardo: 

Vostro saver non ha contasto a lei: 

questa provede, giudica, e persegue 

suo regno come il loro li altri dèi. 



Le sue permutazion non hanno triegue; 


necessità la fa esser veloce; 


sì spesso vien chi vicenda consegue.         


Quest’è colei ch’è tanto posta in croce 


pur da color che le dovrien dar lode, 


dandole biasmo a torto e mala voce;  


ma ella s’è beata e ciò non ode: 


con l’altre prime creature lieta 


volve sua spera e beata si gode."

Capito ora? Non ascolta la Fortuna e pertanto io cessai di innervosirla con le mie inusitate richieste. E non la disturbai più di tanto, convinto com'ero che avrei avuto gratitudine in cambio, a me e non a Montappone! Mi dovete quindi quei 156 milioni che mi avrebbero portato a Cuba a lenire l'arsura nella mitica Bodeguita del Medio, per poi spingermi in ogni angolo della sfera a portare felicità e benessere, tranne che a casa Cazzaro, naturalmente! Attendo quindi il relativo bonifico e, ringraziando saluto cordialmente.    

Che Fiaba!

 


Quando le Langhe divennero Macondo Il viaggio segreto di Gabo
di Maurizio Crosetti
MONFORTE D’ALBA
Molti anni dopo, di fronte al portone del suo albergo, il ristoratore Nino Rocca si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere Gabo. Era quasi sera, veramente, ed era luglio. Salì dal fondovalle verso la collina un macchinone verde con una targa probabilmente tedesca, N NP 900, una decappottabile. Si fermò tra la chiesa e l’insegna di “Felicìn”, ristorante con camere, e ne discese un ometto con i baffi, né alto né basso ma più basso che alto, sorridente. Rosina Clerico, 78 anni, mamma di Nino e moglie di Giorgio che allora gestiva l’albergo, ricorda benissimo quel momento. «Avevamo di fronte Gabriel García Márquez, ma né io né mio marito lo avevamo riconosciuto. Quel signore era molto gentile, non potevamo mandarlo via. Così Giorgio telefonò al parroco, don Carlo Ocole, e gli chiese se gli andava di accogliere per una notte quell’ospite inatteso di cui non disse il nome. Il prete rispose che non c’erano problemi. Portammo lenzuola pulite e asciugamani, e García Márquez occupò la stanza della perpetua che ovviamente non c’era. Il mattino dopo si liberò una camera qui da noi, e cominciò un’amicizia ».
Il più grande scrittore del mondo arrivò in un angolo magnifico e sperduto delle Langhe, chissà come.
Era sbucato dal nulla. Quella sera il parroco e lo scrittore parlarono a lungo e don Carlo, che era un lettore forte, scoprì con enorme stupore chi aveva di fronte.
«Quando la mattina dopo ce lo disse, strabuzzammo gli occhi. Poteva essere il 1980 o il 1981». Una manciata di mesi più tardi, Gabo avrebbe vinto il Nobel per la letteratura. A quel tempo Nino Rocca era solo un ragazzo, ma anche lui conserva del García Márquez langarolo una memoria vivissima: «Io e papà ci facemmo scattare delle fotografie davanti all’automobile dello scrittore, che viceversa non amava essere ripreso: era qui per stare in pace.
Noi eravamo un poco in soggezione, non volevamo rompergli le scatole, e anche dei suoi grandi romanzi non osavamo chiedere. Lui e papà parlavano di politica, mio padre era un liberale. Si mettevano sotto la pergola, vicino al pozzo, e poi andavano a fare “il giro dell’ombra” nelle cantine. Mi pare che a Gabo piacesse il Dolcetto e amava tantissimo camminare. La mattina si alzava tardi, faceva colazione, leggeva molto, a volte scriveva, per lo più a mano. Noi però gli prestammo la nostra Olivetti Lettera 22 che conserviamo come una reliquia. Poi faceva una bella camminata e naturalmente a tavola non si tirava indietro: carne cruda, tajarin, plìn e brasato al Barolo».
Così l’inedito Gabo piemontese si innamorò delle colline di Pavese e Fenoglio, e tornò a Monforte in vacanza per altri cinque o sei anni, sempre da solo, sempre al volante di quella specie di portaerei scoperta. «Chiedeva la stessa camera - ricorda Rosina - quella con la vista sul colle di Novello e sul Monviso. Lui e mio marito parlavano in inglese e si prendevano sempre in giro, due tipi molto scherzosi. Si piacquero subito. Si figuri che Giorgio chiamava “García Lorca” il suo amico, il quale stava al gioco e una volta si presentò con una copia di Cronaca di una morte annunciata , prima edizione italiana, copertina rossa. Prese una penna e scrisse la dedica». La signora ci porge il libro, ecco l’elegante grafia di Gabo. Leggiamo: «Giorgio, lo prometido es deuda. I hope you will enjoy it». Firmato “García Lorca”. La promessa è debito. E quel nome fittizio che tra loro era ormai un tormentone, uno sketch. «Giorgio e Gabriel morirono tutti e due nel 2014, a un mese di distanza», dice la donna. .
La presenza del leggendario scrittore, praticamente in incognito, mosse Giorgio Rocca a curiosità. Quando aveva finito di cucinare, si spingeva fino ad Alba per cercare i libri dell’amico. «Una volta papà mi prese da parte e mi fece: “Nino, ma chiel lì a l’è famos!”, quello lì è famoso. “Vado a caté ij soj lìber”, vado a comprare i suoi libri. Non che García Márquez si desse delle arie, proprio per niente. E negli anni che seguirono, credo che papà abbia letto tutti i formidabili romanzi di Gabo o quasi. Anch’io in verità, nonostante fossi un ragazzino. Però mi ricordo che Cent’anni di solitudine l’ho quasi odiato per quell’impossibilità di cambiare il destino: a me sembrava che parlasse del nostro mondo contadino, dove tutto gira sempre in tondo. Oppure, chissà, quella saga familiare mi faceva pensare alla nostra, di famiglia».
Forse a Felicìn Rocca, il nonno, volendo una sorta di Aureliano Buendìa tra i fornelli, poi al padre Giorgio e infine a se stesso, «perché anch’io mi chiamo Felice come l’antenato, Felicino e da lì Nino, vede bene che nei nostri cent’anni senza solitudine finiamo col chiamarci tutti con lo stesso nome». Per qualche anno, il libro con la preziosa dedica non saltò più fuori. «Era sparito, ma per fortuna l’abbiamo ritrovato» racconta Rosina mentre cerca vecchie fotografie in una scatola di latta. «Mi chiamava il mio angelo» conferma Silvia, la moglie di Nino, il quale rivede tra i molti ospiti del padre un signore con gli occhi azzurri e lo sguardo da attore del cinema: «Quand’era qui, arrivava sempre a pranzo alle tre del pomeriggio da Dogliani, papà ogni volta gli diceva “ma Giulio, perché non vieni un po’ prima?”, e quell’altro rispondeva che gli garbava così perché voleva starsene da solo e tranquillo. Poi si metteva a mangiare. Si chiamava Giulio Einaudi».

sabato 22 maggio 2021

Travaglio!

 

(Non) lasciateli lavorare
di Marco Travaglio
Ormai non passa giorno senza un nuovo, vergognoso segnale di restaurazione. Ieri il cosiddetto ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, premio Attila ad honorem, ha dato il via libera a nuove trivellazioni nel mare Adriatico. E martedì la “Commissione di garanzia” del Senato – quella che ha appena restituito il vitalizio al corrotto Formigoni – si appresta a violare un’altra volta le regole ridando il bottino agli ex. I giornali, tutti tranne il Fatto, continuano a ignorare questo scandalo. L’andazzo generale è “tutto va ben madama la marchesa” e guai a disturbare il manovratore. Il peggio della cultura autoritaria, un tempo esclusiva della stampa berlusconiana (“Lasciatelo lavorare”, “Ghe pensa lü”), ha ora traslocato sugli house organ draghiani tipo Repubblica, dove si leggono titoli ai confini della realtà. Due mesi fa: “Draghi il Recovery se lo riscrive da solo”. E ieri: “Tasse, la strategia di Draghi. Non saranno i partiti a ridisegnare il fisco”. E chi dovrebbe ridisegnarlo, di grazia, se non le forze politiche rappresentate in Parlamento in base ai voti ottenuti alle elezioni? Cosa c’è di più politico e di meno tecnico del fisco del futuro, cioè della scelta su chi debba pagare più tasse e chi meno?
Il condono di marzo sulle cartelle esattoriali del 2000-’10 (con la scusa del Covid-19), ha già detto molto, sull’orientamento di questo governo. Il resto l’ha chiarito l’altroieri il premier, con una voce dal sen fuggita. Alla timida proposta di equità lanciata da Letta per una tassa di successione sui grandi patrimoni che finanzi le politiche per i giovani, ha risposto glaciale: “Non è il momento di prendere soldi ai cittadini, ma di darli”. E quale sarebbe il momento di dare una tosatina alle rendite e alle diseguaglianze, ingigantite dai governi B. con l’abolizione della tassa sulle eredità e dai governi Letta e Renzi con l’abrogazione dell’Imu sulle case dei ricchi, se non questo della crisi post-Covid? Per “dare soldi”, da qualche parte bisogna prenderli: e siccome si riparla di riforma delle pensioni, non vorremmo che fossero i pensionati a pagare il conto. Insieme al milione (almeno) di licenziati prossimi venturi grazie alla sciagurata revoca del blocco. E ai precari dei subappalti, che col dl Semplificazioni anticipato ieri dal Fatto diventeranno carne da cannone con una deregulation sui salari e la sicurezza che fa impallidire quelle berlusco-renziane. Alcuni buontemponi auspicano che questo governo di centrodestra in un Parlamento a maggioranza di centrosinistra duri fino al 2023. Davvero 5Stelle, Pd e Leu intendono inghiottire (e farci inghiottire) vagonate di rospi per altri due anni? E sono sicuri, a fine corsa, di trovare ancora qualche elettore disposto a votarli?

Qualcosa di perverso

 

C'è qualcosa di perverso nel leggere le dichiarazioni dei "grandi" - termine mai più inidoneo di questo riferito ai signori del vapore - attorno alla possibilità di vaccinare tutto il pianeta, e - bada ben bada ben - questo traguardo in un universo popolato da altre civiltà, ammesso che ve ne siano, credo - ed espongo una tesi che difficilmente qualcuno potrà verificare  - sarebbe di uno scontato lapalissiano - quale invero altra civiltà oltre alla nostra, impegnata pedissequamente  in continui conflitti anche, e soprattutto, nell'attuale tempo pandemico - oserebbe anteporre obbrobriosi interessi economici difronte ad un virus che sta facendo tribolare, uccidendo milioni di nostri simili, se non la nostra?

E allora andiamo a sentirli questi cosiddetti "grandi"! 

Iniziamo dal francesino capo di quella nazione che in passato della soppressione delle libertà dei paesi, a loro detta, satelliti ne ha fatto una ragione di vita - chiedere al proposito ad Algeria, Congo ed altri paesi africani - 


  In questo dire c'è molto di prestampato, di desiderio di sciacqui alla bocca, di pulizia generale primaverile. Se io sono consapevole che il progetto non partirà mai, bloccato dalle esigenze economiche dei potentati farmacologici, che mi costa sparar fregnacce, garantendomi l'ammirazione di molti? 

Veniamo alla teutonica: 


Supercazzola bavarese per Angela oramai alla frutta! Il G20, ovvero quella allegra rimpatriata di inutili simboli di un potere oramai traslocato totalmente nelle mani degli artefici dell'attuale sistema mondiale - dai non dite che non ve l'ho mai detto! Il famigerato sistema tecno-rapto-pluto-finanziario! - ha iniziato l'era del Bradipo, ossia un inutile coacervo di rappresentanza al servizio dei veri padroni della Sfera, tra l'altro sempre intenti a produrre armi per soddisfare le liti, preconfezionate ad hoc, tra stupidi dittatorelli della domenica, sfanculanti ragione e rispetto di quelle regole che un'umanità seria dovrebbe non solo riverire, ma perseguire come obiettivo comune ed intoccabile. Il contributo importante alla lotta al Covid l'ha dato solo un unico dogma: la possibilità chiara ed eclatante di far moneta! E che moneta! 

E finiamo con lui, il più falso: 

Mi scompiscio nel leggere questa dichiarazione! Uno dei massimi negatori di libertà attualmente vivente sul nostro pianeta, uno che in nome del lucro e del potere sarebbe capace - tra l'altro l'ha già fatto - di schiavizzare milioni di suoi simili, si permette - con un coraggio inusitato - di reclamizzare la dittatura di cui è artefice! 

Tutto torna, cari amici: ci stanno continuando a prendere per i fondelli. 

E a noi, vista la paciosa e soporifera reazione, mi sa tanto che ci piaccia molto! 

venerdì 21 maggio 2021

BiTrenta!



Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli amici per gli auguri inviatimi in occasione del mio BiTrentesimo compleanno, trascorso serenamente a Firenze grazie ad un’ottima “zingarata” in solitario, nel corso della quale mi sono immerso nella pace della magnificenza artistica della città, prima che la Ingravescentem Aetatem mi depotenzi in cervice. Ancora grazie a tutti e Besos en la nuca!

L'Amaca

 

Il peccato e il peccatore
di Michele Serra
Se mi sequestrano la patente per una grave infrazione stradale, devo smettere di scrivere l’Amaca ? Se un calciatore ha lo sfratto perché non ha pagato l’affitto, deve essere espulso dall’arbitro e messo fuori squadra? Me lo sono chiesto dopo avere letto la storia di Roberto Angelini, musicista a Propaganda Live . Multato per non avere messo in regola una sua dipendente (multa salata, e dovuta) in un suo ristorante, ha scelto di interrompere il suo lavoro televisivo perché non reggeva più le furibonde polemiche social. Qualcosa non quadra, davvero non quadra, nel rapporto tra il peccato e il peccatore.
Le multe, le sanzioni, nei casi più gravi le reclusioni, sono state inventate apposta perché il concetto di colpa abbia una sua equa misurazione. Lo smisurato stigma social che si abbatte sui colpevoli, anche se rei confessi, e dispiaciuti di esserlo, non ha invece confine, né ambito, né scadenze: segno inequivocabile che a quelle turbe nevrasteniche non interessa sanare il peccato, interessa linciare il peccatore. È una caccia all’uomo costante e quotidiana, in un fiorire di "vergogna!"
e "sparisci!" che non ha parentela alcuna con il bisogno di giustizia, e ha molto a che fare con la voglia di forca. Angelini ha detto di avere sbagliato, pagherà la multa: che accidenti c’entra, con tutto questo, il suo lavoro in televisione? Forse che il solo spettacolo che si confà al nuovo puritanesimo da tastiera è una processione di immacolati?
Io ve lo dico fin da ora: guido piano, e dunque è difficile che mi sequestrino la patente.
Ma se me la sequestrano, l’Amaca la scrivo lo stesso. Forza Angelini, paga la multa, non leggere i social e torna a suonare.

mercoledì 19 maggio 2021

E' tempo di resocontare

 Sarà la volta buona? Speriamo, speriamo davvero: i contagi calano, sgommano quasi tutti per ritornare a come eravamo, già qui la prima dabbenaggine. Tra non molto, se il fato c'assiste, potremmo anche iniziare a guardarci indietro, piangendo anzitutto chi è scomparso per mano pandemica. Secondariamente dovremmo farci forza, andando a scavare tra le moltitudini di nefandezze che ampliarono l'ecatombe. 

Iniziando da qui: 


Dal sito TPI, molto ben fatto che consiglio, ecco emergere la lettera del direttore medico di Alzano Lombardo, Giuseppe Marzulli. 

Stazionavano pazienti contagiati ad Alzano. Il Pronto Soccorso fu chiuso e riaperto dopo tre ore, qualcuno remava contro, la decisione di chiudere tutto fu terribilmente rimandata, il personale medico s'infettò in gran parte, un'infermiera dichiarò che fu costretta a rimanere nel turno con un medico contagiato per tutta la notte. E poi infermieri, medici, pazienti, parenti tornarono a casa, sparsero il virus ovunque e il focolaio divampò come da nessun altro luogo in Europa. 

Ci furono quindi ribaldi che in nome della produzione misero i bastoni tra le ruote alla ragione, alla scienza, agevolando la strage che ancora scorre negli occhi di molti di noi. 

La regione Lombardia aspettava il Governo. Il Governo ricordò che se avesse voluto la Regione avrebbe potuto chiudere Alzano. Ma nulla si fece. Molti se ne andarono. Ed oggi, inebriati dalla ripartenza s'avverte un'insana voglia di scordare il passato. 

Ma non sarà così. Lo dobbiamo a tutti coloro che se ne andarono senza neppure un saluto dei loro cari. Lasciarono questo mondo nel freddo della solitudine, nel silenzio criminale di gentaglia senza scrupoli, ancora intenta a godere del proprio potere. 

Vigliacchi!   

Oggi più di ieri



E si che avevano un nome, erano piccoli, probabilmente se ne sono andati senza conoscere nell’ampiezza a loro riservata, il significato di “felicità”
Hanno sbagliato a nascere in quel posto maledetto, dove le ragioni, in verità pazzie, hanno da sempre il sopravvento sulla vita, sulla fratellanza, sull’amore. L’arzillo vegliardo, sostituto del pazzo biondastro, ha appena venduto altre armi al già potentissimo esercito israeliano, quasi ad ammonirci che la strada tracciata da decenni è la via maestra per continuare a sopprimere un popolo, i loro bimbi, le loro speranze. Una tragedia della collettività, un vomitevole esempio di quanto l’uomo sia in grado di compiere, riponendo in soffitta la ragione. E la misericordia. 

Tristezze invereconde

 


In Alloccalia accade anche questo, purtroppo! Piena solidarietà ad Ornella 

“Denunciai la casta sarda, me la fanno pagare ancora oggi”
di Andrea Sparaciari
Grazie a lei l’Italia nel 2005 ha scoperto centinaia di consiglieri regionali che depredavano le pubbliche casse, pescando a piene mani nei rimborsi dei gruppi consiliari. Un fiume di denaro che per anni, da nord a sud, defluiva sistematicamente nelle tasche degli eletti senza che nessuno avesse mai detto “beh”. Poi è arrivata lei, Ornella Piredda, all’epoca funzionario del Consiglio regionale della Sardegna, che “beh”, invece, l’ha detto. E ha scoperchiato il vaso di Pandora. Ha portato alla luce quanto accadeva alla Regione Sardegna, dove i consiglieri, non solo non rendicontavano alcuna spesa, ma ricevevano anche 2.700 euro mensili a testa a copertura delle spese extra. Una sorta di secondo stipendio che andava ad affiancarsi ai 15 mila euro mensili che già percepivano. Una prassi che Ornella ha denunciato, facendo partire le indagini della Procura di Cagliari, prima, e di quelle di mezza Italia, poi. Vennero così alla luce sottrazioni per centinaia di milioni in tutto il Paese. Solo in Sardegna sono 120 i consiglieri finiti sotto indagine. Alcuni sono già stati condannati, altri sono impantanati tra i vari gradi di giudizio di un iter che non è andato certo spedito, considerando che i fatti risalgono alla 13ª legislatura (2004- 2008) e alla 14ª (2009- 2014) della Sardegna. La prima tranche dell’inchiesta ha comunque portato alla recente condanna di una ventina di ex-consiglieri, con pene tra i due e i sei anni. Un processo il cui cardine è stata la testimonianza di Ornella.
Un atto di coraggio civile che la funzionaria ha pagato carissimo: prima il mobbing, poi il demansionamento, infine l’ostracismo. “Le istituzioni mi hanno dimenticato, come la magistratura dopo il processo. Le forze politiche invece non mi hanno mai appoggiato”, racconta al Fatto. Oggi vive grazie a una pensione strappata con un prepensionamento per inabilità totale e permanente – la maculopatia l’ha resa quasi completamente cieca –, ottenuta mentre Regione Sardegna tentava di licenziarla per le troppe malattie inanellate e “grazie all’aiuto di cittadini, amici e sconosciuti, che mi sostengono”.
Ornella, alla luce della sua condizione attuale, rifarebbe quelle denunce?
Sì, ma non perché sia convinta che qualcosa possa cambiare. Ma per la mia indole e la mia educazione. Se vedi un bambino che annega, ti tuffi. Anche se i prezzi pagati sono stati tanti e mi sento logorata.
Cosa l’ha ferita di più?
Vedere la persona che più mi ha vessato quando ero in Regione, che mi ha maltrattato e che poi è stata giudicata colpevole di peculato nei tre gradi di giudizio, che gira libera per strada. E che non ha mai pagato per quanto ha fatto.
A un certo punto è stata una bandiera del M5S, la whistleblower per antonomasia, poi?
Sono stata masticata e sputata dal M5S. Un movimento al quale credevo e che avevo abbracciato dal 2009. Alcuni parlamentari hanno deciso che facevo loro ombra, hanno temuto la mia involontaria visibilità.
Recentemente è stata anche condannata per diffamazione nei confronti di una ex europarlamentare M5S, Giulia Goi. Una condanna in sede civile piuttosto pesante.
Sì, per un post su Facebook sono stata condannata a risarcirle 6 mila euro (8 mila con le spese) per danno d’immagine… È la sesta causa che perdo in Sardegna, diciamo che con la magistratura non ho un buon rapporto, adesso. La prima sentenza penale ha portato alle condanne per il peculato, ma non ha riconosciuto i maltrattamenti nei miei confronti. Ora il “mostro” me la sta facendo pagare, tanto che ho dovuto vendere la casa perché non riuscivo a pagare il mutuo.
E oggi come vive?
Con una pensione contributiva e con l’aiuto di amici e sconosciuti indignati che mi dicono: ‘non è giusto che tu debba vivere in queste condizioni’.
Ma nel “palazzo” non l’ha appoggiata nessuno?
Nessuno. Anzi, prima che esplodesse l’inchiesta penale, quando chiedevo spiegazioni sul posto di lavoro ai miei capi – perché sono una gran rompicoglioni –, mi hanno prima tolto lo stipendio, poi demansionata, quindi mobbizzata. Mi hanno messa la scrivania in uno sgabuzzino, senza telefono… Poi mi hanno trasferita. Infine, hanno tentato di licenziarmi per i troppi giorni di malattia accumulati. Per fortuna sono riuscita ad andare in pensione.

lunedì 17 maggio 2021

L’ora della minaccia



Eccola! Mentre i silenziati pentastellati vanno alla ricerca di fuochi fatui; il leader di quello che una volta fu un partito di sinistra, impelagato in clamorose supercazzole offuscanti il nocciolo del problema al suo interno, ovvero la cacciata dei tanti, troppi fabulatori di mestiere, arzigogolatisi attorno alle problematiche della middle class e nel contempo sfanculanti le necessità della classe operaia e di chi vive, veramente e non ristoramente, nella necessità; mentre accade tutto questo “Io sono Giorgia” raggiunge, secondo il sondaggio della 7, il posto d’onore del gradimento, ad un solo punto e mezzo dal Cazzaro! Lasciata da sola all’opposizione, Giorgia de tutti loro è riuscita a cavalcare l’onda della protesta meglio del suo alleato rivale, a risvegliare focolai che molti allocchi credevano spenti per sempre. Invece di cascare nel tranello tesogli dai soliti troppo pieni di sé, rimanendo invischiati in quella accozzaglia governativa che porta acqua solo al mulino di destra, tutti coloro che hanno, o avevano, a cuore il bene della nazione, dovrebbero svincolarsi immediatamente per affrontare la minaccia sempre più seria e reale, che personalmente riterrei catastrofica: il ritorno dei fascisti al potere!

Post Mancata Vittoria

 


Dopo lo 03-07 torinese le speranze per la musichetta Coppa con le Orecchie si erano fatte quasi reali, d'altronde il Cagliari già salvo preannunciava la festa per il ritorno nella casa europea dei Settevolte Campioni d'Europa.
La dea Eupalla invece aveva altri progetti, le prestazione encomiabile dei sardi, tra l'altro infarciti di ex dell'altra squadra, come Scolounaltrogotto Nainggolan e Simpatia Godin, a cui aggiungerei l’iratico Pavoletti a cui nessuno aveva probabilmente comunicato la raggiunta salvezza, sono a testimoniare quanto affermato, visto il livore, la durezza, la sportiva lotta emanata per non si sa qualecaxxodiragione!
Ed ora che il cammino si è fatto maledettamente difficile come non entrare nel mondo del "Se" soffermandoci sulla disfida di sabato scorso con quel rigore inesistente dato quasi come una mancetta dal simbolo dei fischianti amici del sabaudo?
Se i simpatici, più di Godin, assetati di trofei importanti mai conquistati con onore, ideatori tra l'altro di quella super lega al servizio dei ricconi scivolanti verso il fallimento, non avessero, come dire, bandabassottimente acchiappato due punti in più, probabilmente la partecipazione alla prossima Champions sarebbe già decisa. Ma lor signori, si sa, sono sempre in agguato, pronti ad agguantare indegnamente, spudoratamente oltre le regole, punti non loro spettanti, grazie al permesso di schierare in formazione, maniacali oltraggiatori delle regole essenziali del gioco, come il Chiello testimonia da oltre vent’anni.
Altro "Se": il pareggio al 95 del Crotone a Benevento ha permesso al Cagliari di essere salvo senza giocare, permeando i validi rimasugli sportivi di quella leggerezza, di quella paciosa tranquillità, capace di far apparire campioni anche bidoni in attesa dell'ineludibile smaltimento - mi candido a portare personalmente Godin al cassonetto dell'umido!
Ma veniamo all’amata compagine: scelgo costui come testimonial del decadimento neuronale aggredente chi crede che il professionismo sia essenzialmente uno svago: il rincoglionito che è in lui, l’ha fatto scendere in campo senza alcuna parvenza di impegno, di vigore, di smania per la vittoria; un inutile idiota girovagante tra l’erbetta col sorriso sempre stampato in volto, sgombrante il campo da evanescenti dubbi in merito al fatto di essere un epico ed irraggiungibile imbecille. E a seguire il Turco, con quella faccia un po’ così che hanno quelli come lui, con la testa al prossimo barbecue. E perché dimenticare il croato punta, probabilmente colpito da una sindrome rara che l’ha trasformato in un giocatore di badminton?
Quel che resta è la disfida all’apparenza quasi impossibile con quella dea capace di giocare sempre, in modo meraviglioso, al Calcio.
Speriamo che possa esporre il trofeo della coppa italica, in modo da depotenziarsi tra bagordi e brindisi!
Ma la speranza più godereccia resta sempre una: vedersi sfuggire la qualificazione, subire sfottò e pernacchie, e riacquistarla per l’estromissione degli Sconfitti Seriali da parte del saggio, sempre sia lodato, ed illuminato Presidente Uefa Ceferin.
Per un finale così garantirei un corteo solitario notturno sfanculante pure il coprifuoco!