Separate i bicchieri
DI MARCO TRAVAGLIO
Per incastrare un politico non c’è più bisogno di intercettarlo: basta intervistarlo. Matteo Ricci, per liberarsi dai guai combinati a Pesaro con gli affidamenti diretti a due società create ad hoc che poi pagavano il suo factotum, assicura che lui non si è “mai occupato di appalti”. Oh bella, ma se fosse vero sarebbe un’aggravante: di che altro dovrebbe occuparsi un sindaco se non di gestire opere ed eventi pubblici, cioè gli appalti, e assicurarne la massima legalità e trasparenza? Debora Serracchiani scopre che Nordio nei primi anni 90 firmava appelli dell’Anm contro la separazione delle carriere che ora ha tradotto in legge costituzionale. E gli rinfaccia l’incoerenza: mossa geniale, se la Serracchiani nel 2019 (sei anni fa, non trenta) non avesse firmato una mozione parlamentare del Pd per la “separazione delle carriere dei magistrati, ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale”. Le stesse fesserie che oggi sostiene Nordio. Il quale dice di non ricordare di aver firmato appelli contrari, poi l’Anm ne diffonde uno del 1994 e Carletto Mezzolitro ritrova la memoria: “Prima auspicavo una magistratura compatta in tempi di stragi e Tangentopoli. Poi ci fu il suicidio di Gino Mazzolaio, indagato in una mia inchiesta. Capii che si stava esagerando con la custodia cautelare e nel 1995 cambiai idea”.
Mazzolaio era l’ex tesoriere della Dc di Rovigo: arrestato per concussione con altri 27 coindagati il 16 marzo 1993 dal gip di Venezia su richiesta del pm Nordio che indagava su tangenti per appalti ospedalieri, 25 giorni dopo ottenne i domiciliari, fece perdere le sue tracce e fu ripescato nell’Adige il 30 aprile. Cioè un anno prima che Nordio, il 3 maggio 1994, firmasse l’appello anti-separazione. Quindi il suicidio non gli fece cambiare idea: semmai la rafforzò. Ma soprattutto: che diavolo c’entra il suicidio di un indagato con la separazione delle carriere? Nordio ha saputo che il povero Mazzolaio si gettò nel fiume perché inorridito dalla scoperta che in Italia pm e giudici appartengono da oltre un secolo alla stessa carriera? Oppure ha le prove che il gip aveva arrestato su sua richiesta Mazzolaio e gli altri 27 perché apparteneva alla sua carriera e non per i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari richiesti dal Codice? E il pm Nordio “esagerava con la custodia cautelare”, cioè chiedeva arresti a casaccio, senza prove, sapendo che il collega gip glieli avrebbe firmati senza leggere un rigo? Se così fosse, ora non dovrebbe fare il ministro della Giustizia. E allora, anziché battersi (a scoppio ritardato) per separare le carriere, avrebbe dovuto chiedere di assolvere tutti i suoi indagati, risarcirli di tasca sua per ingiusta detenzione e autodenunciarsi per il reato di abuso d’ufficio. Invece l’ha abolito.
Nessun commento:
Posta un commento