mercoledì 21 giugno 2023

L'Amaca

 

La sopportazione degli altri
DI MICHELE SERRA
Leggendo le cronache della direzione del Pd, pare di capire che il solo punto rilevante di disaccordo sia sulla guerra in Ucraina.
Disaccordo tattico e non strategico, perché nel Pd sono tutti filo-ucraini, ma con differenti opinioni sulla soluzione militare come sola possibile. Sul resto, a occhio e croce, non risultano insormontabili differenze.
Tanto che i sette punti “per l’estate” proposti da Schlein sono stati approvati all’unanimità.
Non è dunque chiarissima la ragione per la quale si parla del Pd (e il Pd parla di se stesso) come se fosse sull’orlo di una crisi ferale, e forse di una scissione: a meno di voler accettare che l’insensata distinzione tra “riformisti” e “radicali” abbia un peso politico concreto; o che partecipare alla manifestazione contro il precariato di un altro partito politico sia un irreparabile strappo, e non una legittima scelta.
Ai dirigenti del Pd darei un compito estivo (l’ottavo, dopo i sette di Schlein). Esiste un solo partito di massa, nella storia delle democrazie parlamentari, che abbia avuto totale concordanza di priorità, di umori, di culture? Suggerisco la risposta giusta: no, non esiste, il solo concetto di “partito di massa” comporta una certa varietà di opinioni e di sensibilità. Perché dunque non arrendersi all’evidenza, stabilendo che non è il “tutto”, ma il “molto”, che tiene insieme un partito?
La domanda riguarda tanto i “riformisti” quanto i “radicali”: ma sul serio ognuno di voi crede sia possibile un partito a propria immagine e somiglianza? Un partito che rispecchia la propria immagine? Ma quanto narcisismo c’è, nel settarismo di ogni epoca e di ogni corrente? Non è più logico e più sano sopportare l’esistenza degli altri?

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