Il settore del wedding
DI MICHELE SERRA
Prendete il leghista Furgiuele, primo firmatario di una proposta di legge, poi rimangiata, che perfino a Radio Mariasolleverebbe qualche sospetto di incostituzionalità: dare un bonus statale alle coppie che si sposano in chiesa. Di fronte al muro di critiche e pernacchie — anche dei suoi stessi compagni di governo — contro il quale si è infranta la proposta, la giustificazione del Furgiuele è stata la seguente: “io volevo solo incentivare il settore del wedding”.
Neanche Checco Zalone nella sua forma migliore avrebbe saputo concepire una battuta così esilarante. Il bigotto contemporaneo è prima di tutto contemporaneo, e dunque non ha la tempra politica per difendere la propria orgogliosa intolleranza. Non dice “tacete, miscredenti, e inchinatevi all’unico Dio e all’unica religione”.
Sicuramente lo pensa, ma non riesce a formulare neppure i propri pensieri.
Dunque si appiglia al tristo inglese degli impiegatini travestiti da manager, all’aziendalismo di risulta che fornisce una pezza d’appoggio onestamente laboriosa a qualunque scemenza e a qualunque nefandezza. Lui voleva solo incrementare il settore del wedding, ma vi rendete conto… Due note a margine. La prima: la Lega si conferma incomparabilmente più fascista dei neofascisti. La seconda: sarebbe ingiusto che il settore del wedding fosse grato al solo Furgiuele.
Meritano riconoscenza, e il dovuto lustro, anche gli altri firmatari della proposta di legge, tutti leghisti. Si chiamano Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Brisa e Erik Umberto Pretto.
Un bell’applauso.
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