Follie. “Diplomazia zero, armi e basta”: la strategia occidentale è fallimentare
di Alessandro Orsini
La strategia del blocco occidentale guidato da Biden per salvare l’Ucraina dalla Russia si basa su tre comandamenti: 1) invio di armi indefinito senza alcuna idea di come uscire dalla guerra; 2) rifiuto totale di qualunque mediazione diplomatica con la Russia; 3) demonizzazione dei pacifisti falsamente rappresentati come amici della Russia. L’osservazione empirica della realtà rivela che questa strategia è stata un fallimento totale. Il suo fine dichiarato era di portare la Russia al tavolo della pace in poco tempo. Tuttavia, gli eventi hanno preso una direzione opposta a quella sperata. L’Ucraina, lungi dall’essere salvata dalla strategia del blocco occidentale, è stata devastata.
Procediamo con ordine. Dal 24 febbraio a oggi, la guerra non si è mai attenuata. Le infrastrutture energetiche sono al collasso, i profughi sono milioni, i bambini uccisi sono centinaia, le persone senza corrente elettrica sono più di dieci milioni, mentre i soldati ucraini morti o feriti sono circa centomila, una cifra spaventosa, rivelata dal capo di Stato maggiore americano Mark Milley. Inoltre, la strategia occidentale “diplomazia zero; armi e basta” ha accresciuto il pericolo del ricorso all’arma nucleare tattica da parte della Russia. Siccome Biden è consapevole che la Russia ha trasferito quei mostruosi mezzi di distruzione al confine con l’Ucraina, e siccome alti funzionari della Casa Bianca hanno fatto trapelare, via New York Times, che i generali di Putin parlano di “dove e quando” utilizzarli, il presidente americano è diventato iper-attivo, perché iper-spaventato, nel condannare l’ordigno nucleare russo. È iper-attivo anche nel chiedere ai capi di Stato stranieri lo stesso tipo di condanna. Pochi giorni fa, il capo dei servizi segreti americani ha incontrato il suo omologo russo ad Ankara, un incontro che sarebbe dovuto rimanere segreto proprio per accordarsi sul modo in cui evitare l’uso dell’atomica da parte della Russia. Evidentemente, il rischio è grande proprio come il fallimento della strategia di Biden. Il fallimento della strategia di Biden e di Ursula vor der Leyen diventerà innegabile quando le parti tratteranno. Oggi Stoltenberg dichiara che questa guerra può finire soltanto per via diplomatica: ha avuto bisogno di nove mesi per capire ciò che diciamo sin dal primo giorno? Se l’Occidente avesse accettato il dialogo con la Russia a partire dall’inizio della guerra, l’Ucraina non si troverebbe a dover riconquistare quattro regioni. Quando le trattative avranno inizio, sarà lecito domandare al blocco occidentale: “Perché avete atteso tutto questo tempo e tutti questi morti?”. La risposta è nota. Biden, cui la Commissione europea è asservita, persegue almeno tre obiettivi: 1) impedire l’alleanza tra la Russia e la Germania attraverso il mercato energetico comune: un’alleanza che metterebbe a repentaglio il predominio americano sull’Europa; 2) dissanguare la Russia con una guerra costosa che isoli il Cremlino dall’Europa costringendolo a spendere miliardi; 3) impoverire la Russia per favorire un cambio di regime che provochi il caos interno e la dissoluzione della Federazione russa. Tutto questo non è nell’interesse dell’Europa, men che meno dell’Italia. Ed è qui che interviene il terzo comandamento della strategia dei gruppi pro-guerra: demonizzare chi propone il dialogo con la Russia per risolvere la crisi pacificamente. Il terzo comandamento prevede che chiunque, ricorrendo all’evidenza empirica, metta a nudo il fallimento di Biden e l’inanità politica di Von der Leyen, diventi oggetto di una campagna d’odio come “mostro putiniano”.
Ps: Kherson è sotto le bombe.
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