venerdì 16 settembre 2022

L'Amaca

 

Le apocalissi normali
DI MICHELE SERRA
Il Covid, mediaticamente parlando, si è inabissato, fanno più notizia, per meriti difformi, Laura Pausini e Chiara Ferragni.
Ancora ci si ammala e ancora si muore, ma sono paure e lutti socialmente metabolizzati, endemici, come l’infarto, l’emorragia cerebrale, il cancro. Mali quotidiani, non più emergenze spettrali, minacce aliene.
Discutendo con amici ci si chiedeva se sia un bene oppure un male, questa retrocessione del Covid nella affollata hit parade delle disgrazie in corso. Se sia una pericolosa sottovalutazione o una benvenuta riduzione alla normalità.
Diciamo che è, prima di tutto, una inevitabile reazione a due anni e mezzo di sirene che suonano, governi che tuonano, telegiornali e giornali quasi monotematici. Così come è stato necessario e utile l’allarme mondiale, è stato necessario e utile trovare stabili forme di convivenza con un virus che ci ha levato il fiato e la libertà, e grazie alla scienza medica, alla ricerca, ai vaccini, alle cure ora meglio calibrate, alla pazienza e alla disciplina della maggioranza degli umani e perfino degli italiani, è stato ridotto, da male assoluto, a un male tra i tanti.
Nei supermercati si vedono ancora parecchie mascherine (compresa la mia) ma non si fa più tanto caso a chi la porta e chi no. Non è più una faida furente, come fino a pochi mesi fa. Dei No Vax, anche in campagna elettorale, proprio non si parla: sono folklore del passato. Il Covid, a conti fatti, è un’apocalisse sventata, neutralizzata, ridotta a routine. Che sia di buon auspicio anche per le numerose apocalissi in calendario nei prossimi mesi.

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