Palermo: patto di FI col boss “Potente io, potenti pure voi”
GLI ARRESTI - In cella Pietro Polizzi, in lizza al Comune, e il ras Agostino Sansone I pm: “Voto di scambio”
DI SAUL CAIA
Un macigno piomba sulla coalizione di centrodestra di Roberto Lagalla a quattro giorni dalle elezioni comunali di Palermo, con Forza Italia che già grida vittoria (“Il professor Lagalla è il più preparato e farà il botto, vedrete”, ha detto Marcello Dell’Utri). Eppure ieri un candidato azzurro, Pietro Polizzi, è stato arrestato con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo la Dda di Palermo coordinata da Paolo Guido, Polizzi avrebbe chiesto l’aiuto elettorale di Agostino Sansone, già condannato in via definitiva per mafia nel 2003, e sorvegliato speciale all’obbligo di soggiorno per tre anni. A mediare sarebbe stato Gaetano Manlio Porretto, anche lui arrestato, che avrebbe organizzato un incontro tra il mafioso e il politico lo scorso 10 maggio nel quartiere di Passo di Rigano.
Sansone appartiene a una famiglia di costruttori, ritenuta da diversi collaboratori di giustizia e da sentenze passate in giudicato, una delle “più fedeli e fidate sodali di Totò Riina”, il Capo dei Capi.
Dall’incontro emerge l’interesse di Sansone a fissare, con l’intermediazione di Polizzi, “un appuntamento con un terzo” soggetto. Un individuo “non meglio specificato” negli atti. Ma per farlo serve tempo, perché in mezzo ci sono le elezioni. “Il 2 giugno non mi devi domandare niente perché non ti ci accompagno – dice Polizzi –, il 12 dobbiamo aspettare, bordello c’è!” “Me lo immagino!”, risponde Sansone. “Il 14, 15 ci andiamo, che problema abbiamo!”, spiega il candidato. L’oggetto della conversazione è un personaggio, di cui gli indagati non fanno il nome e sul quale gli inquirenti stanno già lavorando, che secondo Polizzi sarebbe “fortissimo” su “tutta Palermo”. A quel punto, il candidato “abbassa il tono della voce e scandendo lentamente le parole” rivolge a Sansone “una espressione – scrive il gip Alfredo Montalto – che icasticamente sintetizza l’essenza del vero e proprio patto di scambio politico-mafioso: ‘Se sono potente io siete potenti voi altri!’”. Polizzi, aggiunge il gip, sarebbe stato “ben consapevole dello spessore mafioso” di Sansone, e con fiducia lo informava che avrebbero raggiunto un “successo elettorale”. “Nel senso che ce la facciamo! Perché con mio zio Eusebio ho fatto un sacco di cose ‘duoco’ (lì, ndr) all’Ast, quando hai bisogno all’Ast… la moglie è candidata di Miccichè”, dice Polizzi. “All’Uditore forse…”, domanda Porretto. “Tutta Palermo, a lei devi votare!”, risponde Polizzi.
Il riferimento è a Eusebio Dalì, vicedirettore dell’Azienda Sicilia Trasporti (Ast), e alla moglie Adelaide Mazzarino, candidata con Forza Italia in tandem con Polizzi (né Dalì né Mazzarino sono indagati). Nel corso del loro incontro, i tre fanno riferimenti ai trascorsi della famiglia Sansone, più volte coinvolta in inchieste giudiziarie, che però, parafrasando un tipico proverbio siciliano, si sarebbe inabissata per poi riemergere (“siamo stati iunco… ci siamo calati alla china!”). “Un cristiano solo non vale neanche una lira!”, dice il boss a suggellare l’unità di intenti. Polizzi si sarebbe interessato anche della cognata di Sansone, compagna del fratello Giuseppe Sansone, condannato per mafia a 11 anni e 8 mesi di reclusione.
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