Gli speculatori di guerra
di Michele Serra
Se le parole hanno un peso, le dichiarazioni del ministro Cingolani sull’aumento “ingiustificato del prezzo dei carburanti, spirale speculativa su cui guadagnano in pochi, senza alcuna motivazione tecnica”, sono di una precisione e insieme di una gravità inaudita. Non sono i rumors dei social, è il governo, per bocca di un suo ministro, che attribuisce a pochi speculatori il fortissimo rincaro dei carburanti e delle bollette.
Non ho alcuna competenza giuridica, so solo che speculare sulle difficoltà prodotte dalla guerra, e sulla condizione di vulnerabilità in cui la guerra scaraventa la gente comune, è il classico atto odioso, benché sia, da secoli, consustanziale alla guerra stessa: di molte fortune economiche si mormora siano nate da uno sconquasso bellico. A meno che si dia per scontato che così debba accadere, la domanda è se qualche Procura voglia ascoltare il ministro, e magari aprire un fascicolo, a partire dalla sua esplicita denuncia. Le cronache sono piene di sindaci finiti in galera (non inquisiti: in galera) per avere firmato carte sbagliate, e seguito procedure sbagliate, senza mettersi un solo quattrino in tasca. Vogliamo dunque dire che gonfiarsi le tasche approfittando della peggiore delle disgrazie – la guerra – meriterebbe il bene di un’inchiesta giudiziaria, magari di un processo? Anche se finisse nel nulla, per via delle evidenti difficoltà di esplorare il mondo occulto del potere economico, sapere che la magistratura, leggendo le parole di Cingolani, ha avuto un sussulto, ci farebbe sentire rassicurati. La vecchia vox populi “chi ruba una gallina va in galera, chi ruba un miliardo no”, cerca disperatamente una smentita.
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